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Il DNA è un alfabeto specifico per ogni persona ma le parole con cui si scrive il libro della propria vita vengono scritte man mano che si interagisce con l’ambiente. L’epigenetica studia come i geni del DNA vengano attivati o silenziati in funzione delle informazioni provenienti dalla cellula stessa, dalle interazioni con le altre cellule e con l’intero organismo.
In un organismo adulto, l’attività di modulazione dell’espressione genetica condiziona le attività delle cellule cioè la struttura e il metabolismo ma anche la capacità delle cellule di ricevere informazioni dalle altre cellule e dai sistemi di gestione del corpo (dei nutrienti, degli ormoni, dell’attività neurologica e immunitaria complessiva). Insomma, modula e incide su tutto il sistema. Un cambio di prospettiva enorme rispetto alla visione del DNA come l’elemento supremo predittivo della nostra salute.
L’epigenoma si forma nelle prime fasi della vita, soprattutto nel feto, incide sullo sviluppo embrionale e sulla differenziazione cellulare (cioè sulla trasformazione delle cellule staminali indifferenziate in quelle specializzate, ad esempio, in cellule nervose, cutanee, muscolari, ecc.) in relazione alle informazioni che provengono dall’ambiente attraverso la madre. L’ambiente per il feto è la placenta materna che veicola dieta, stile di vita, farmaci, esposizione a campi elettromagnetici, radiazioni ionizzanti e molto altro. L’individuo cresce sovrapponendo le informazioni che vengono dall’ambiente al proprio codice genetico (DNA).
Le informazioni epigenetiche, e le possibili alterazioni, si manifestano anche nelle generazioni successive. Noi stessi portiamo, nel nostro pattern epigenomico, le informazioni dei nostri nonni e soprattutto delle nonne. La cellula uovo fecondata, da cui ci siamo formati, nasce da nostra nonna nel momento in cui genera nostra madre. Le donne infatti nascono con già tutti gli ovociti che maturano, poi mensilmente, uno per volta, al contrario degli uomini che producono gli spermatozoi durante la vita. Quindi il nostro stile di vita condizionerà la vita dei nostri nipoti. Le abitudini, l’alimentazione, la modalità reattiva allo stress si tramanda per generazioni e determina la salute a lungo termine.
Negli ultimi 100 anni è aumentata molto l’aspettativa di vita, di circa di 30 anni, ma stanno aumentando vertiginosamente le malattie croniche (cancro, cardio-vascolari, ipertensione, diabete, obesità,) soprattutto tra i giovani. Quindi è previsto che l’aspettativa di vita calerà nel prossimo futuro.
L’incremento di obesità, diabete tipo II, allergie, patologie autoimmuni, disturbo del neuro-sviluppo e cancro dipendono in minima parte da mutazioni della sequenza del DNA ma sono le variazioni adattatorie e difensive che l’organismo attiva perché percepisce l’ambiente costantemente ostile. I meccanismi difensivi protratti nel tempo portano ad uno stress e infiammazione cronica che sono alla base di ogni patologia cronica.
La dieta è uno dei fattori che incide di più sulla variabilità dell’espressione genetica poiché, oltre ad un’azione diretta biochimica dei nutrienti, determina la composizione del microbiota (l’insieme dei microrganismi che popolano le nostre mucose, soprattutto quella intestinale). Il microbiota porta con sé un’enorme varietà di DNA che amplifica la nostra capacità adattativa poiché risponde, modificandosi velocemente in relazione all’ambiente, riducendo o aumentando microbi e operando mutazioni genetiche orizzontali. Insomma ci protegge dai cambiamenti ambientali come un cuscinetto.
Altre scoperte scientifiche che evidenziano sempre più quanto noi stessi siamo in grado di incidere sul nostro organismo vengono dalle neuroscienze. La plasticità del cervello cioè la variabilità della struttura fisica e funzionale cerebrale è proporzionale all’uso che se ne fa: ogni informazione positiva (successo, affetto, positività, nuova esperienza) forma circuiti plastici, dinamici e interconnessi; ogni informazione negativa (stress psico-emotivi, atteggiamenti negativi ripetuti, tossine, citochine infiammatorie) determina le alterazioni di questi circuiti.
Anche l’aumento di patologie legate al neuro-sviluppo, come quelle dello spettro autistico, e quelle neuro-psichiatriche maggiori (schizofrenia e depressione), risultano dovute a disturbi del software cerebrale, quindi dell’epigenoma e delle reti neurali più che del data base cerebrale cioè del DNA.
La trasmissione della suscettibilità a sviluppare patologie è trans-generazionale e questo pone il tema della responsabilità che abbiamo verso la nostra stirpe, quella umana. Ma le scoperte legate all’epigenetica ci mostrano la grande possibilità che abbiamo di plasmare il nostro organismo per l’alta reversibilità dei processi. Gli esseri umani sperimentano l’ambiente e, attraverso tale esperienza, elaborano la propria evoluzione.
Sempre più studi confermano le potenzialità verso la salutogenesi (pro salute) di attività come la meditazione, l’esercizio fisico opportuno, quelle artistiche, il contatto con la natura e il buon umore fino alla risata e al gioco. Possiamo riprogrammare le nostre cellule potenziando i processi biologici di guarigione, l’intelligenza adattativa innata e scegliere molto più di quanto avessimo mai pensato di poter fare qualche anno fa.
Il prof. Burgio, a cui abbiamo chiesto quali fossero le misure più urgenti da prendere, ci spiega come sia fondamentale mettere in sicurezza la gravidanza e i primi 1000 giorni di vita, proteggere al massimo il periodo di formazione; bisogna attuare una prevenzione primaria da pesticidi, nanoparticelle, metalli pesanti, interferenti endocrini, quindi anche dal cibo industriale dall’inquinamento in generale di acqua, aria, terra.
Sempre più emerge quanto la salute sia condizionata dalle scelte personali e di indirizzo politico, economico e sociale e da quanto la società sia in grado di proteggere l’unità madre-figlio prima di tutto. Saremo in grado di cogliere la potenzialità delle nostre scelte, l’ampio ventaglio di possibilità a nostra disposizione, sulla salute a lungo termine, alla luce delle nuove scoperte?
Questo articolo è stato scritto grazie al contributo del prof. Ernesto Burgio (European Cancer and Environment Research Institute) e del prof. Francesco Salvatore (Direttore scientifico del Centro di Eccellenza di Biomedicina e Biotecnologie, presidente e direttore scientifico del CEINGE biotecnologie, Professore e membro SEMM, etc) al convegno Genetica ed Epigenetica tenuto dall’Ordine Nazionale dei Biologi il 15 giugno 2018.
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