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Domenica 16 settembre in tutte le regioni si è aperta ufficialmente la stagione venatoria, che, in realtà, grazie al “regalo” di amministrazioni compiacenti e legate alla vecchia politica, è iniziata con le preaperture del 1° settembre. Preaperture che sono già state segnate da numerosi “incidenti” di caccia con vittime umane e dalla morte di migliaia di animali selvatici. Anche quelli che il mondo scientifico internazionale ha classificato in declino.
“La stagione venatoria 2018/2019 – commenta Andrea Brutti dell’ufficio Fauna Selvatica di Enpa – vede un generale peggioramento della situazione poiché le Regioni continuano ad emanare calendari palesemente illegittimi, che violano consapevolmente sentenze di Tar e di Consiglio di Stato, che ignorano i pareri dell’ISPRA e che concedono sempre più possibilità di sparo. Persino alle specie il cui stato di conservazione è negativo. Eppure, le amministrazioni regionali hanno il dovere di tutelare la biodiversità, e non hanno certo la libertà di disporne a piacimento, svendendo gli animali selvatici in cambio di una manciata di voti”.
Come se ciò non bastasse, continuano le inutili discussioni sulla possibilità di dare il via libera alla cattura di uccelli come richiami vivi e di autorizzare, tramite legge, deroghe permanenti che autorizzino un regime di caccia a specie vietate. “L’arroganza di questi amministratori, che tentano per motivi elettoralistici di riempire i carnieri dei cacciatori, sfida le nostre leggi nazionali, le sentenze della Corte Costituzionale, persino quelle della Corte di Giustizia Europea che – prosegue Brutti – ha già condannato il nostro Paese per gli abusi commessi con le deroghe. La Lombardia, ad esempio, sta riproponendo una legge sul tema delle deroghe sapendo perfettamente che tale strada è già dichiarata illegittima. In caso di sanzioni, siano gli amministratori pubblici a pagare di tasca propria”.
Intanto, i ricorsi presentati ai TAR da Enpa e dalle associazioni animaliste e ambientaliste stanno facendo il loro corso e stanno ottenendo già alcune sospensive; ciononostante, il mondo politico locale continua a voler tornare indietro nel tempo, ad un mondo preistorico e barbaro – nemico degli animali – profondamente ignorante e spesso in malafede. Fortunatamente, ci sono speranze: il Ministero dell’Ambiente, anzitutto, che è custode della Biodiversità, ma anche la tanto bistrattata Europa con le sue Direttive, che impongono regole senza le quali si assisterebbe alla totale distruzione del nostro patrimonio faunistico.
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