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Torino - Toctocdoor non è l’ennesimo social network creato per farci stare incollati con gli occhi ad uno smartphone, anzi. Quello che Toctocdoor prova a fare è proprio il contrario: creare una comunità che partendo dal virtuale possa poi spostarsi sul piano delle relazioni reali. Può essere definito un social network di quartiere: ogni utente che si iscrive si ritroverà “virtualmente immerso” nel proprio quartiere e più facilmente a contatto con le persone che lo abitano. Oltre al semplice dialogo, in questo modo sarà più facile relazionarsi, aiutarsi e chiedere aiuto.
È nato come società nel marzo 2016 e in questi due anni i tre cofounder – Lorenzo Triggiani (CEO), Antonio Triggiani (CTO) e Viviana Tiso (COO) – hanno lavorato allo sviluppo della piattaforma, ispirandosi a modelli già presenti all’estero e individuando come città target Torino, che per ora è l’unica dove è possibile utilizzare il social. “Noi stiamo cercando attraverso la dinamica del learn by doing di capire come la piattaforma possa essere uno strumento utile e non l’ennesima realtà virtuale di relazione”, ci racconta Viviana, “Vogliamo spostarla nel mondo reale questa relazione”. Al momento Toctocdoor non ha ancora un’applicazione per gli smartphone, ma “ci stiamo lavorando”, assicura Viviana.
“L’idea è di creare un social network che attraverso una dinamica di dialogo all’interno del quartiere possa generare delle buone prassi di comunità, partendo dal soddisfacimento di bisogni individuali per poi raggiungere obiettivi di collettività”, spiega Viviana. In effetti, soprattutto nelle grandi città, i vicini di casa sono spesso degli sconosciuti e anche piccole esigenze possono diventare dei problemi quando non si è inseriti all’interno di una comunità su cui fare affidamento. Basti pensare al ritiro di un pacco quando non si è in casa o al trovare un idraulico competente o una baby sitter affidabile. Piccole necessità che invece all’interno di un quartiere che si conosce e si aiuta si risolvono facilmente.
“Il nostro sogno è che la piattaforma possa essere utile per lanciare delle idee e dei progetti che abbiano a che fare con la comunità e con il territorio di riferimento”. Un obiettivo ambizioso quello di Toctocdoor, che mira quindi alla collettività e al recupero del territorio da parte della stessa. Ma che già in parte è concreto nella città di Torino, dove c’è stato un caso esempio di quel “fare comunità”: un condominio di un palazzo si è trovato costretto a tagliare degli alberi, così uno dei condomini ha condiviso questa notizia su Toctocdoor, chiedendo se a qualcuno potesse servire quella legna. Ed è venuto fuori che a due isolati di distanza c’era un laboratorio di falegnameria sociale, a cui la legna è stata data.
Ma con tutte queste relazioni virtuali non esiste il rischio che anche Toctocdoor diventi l’ennesimo social network in cui intrattenere rapporti superficiali? Anche a questo hanno pensato Lorenzo, Antonio e Viviana, ponendosi una domanda: come facciamo ad evitare la deriva di quello che effettivamente nasce come un luogo di relazioni virtuali? “Stiamo lavorando sui meccanismi di gamification, ossia logiche di gioco che vengono applicate in contesti estranei a quelli del gioco ma che servono ad indirizzare meglio le azioni. Bisogna indirizzare meglio le azioni degli utenti, fargli capire che all’inizio ha una serie di azioni a disposizione e nel momento in cui utilizza questi strumenti ‘passa di livello’ e accede a delle funzioni ulteriori che valorizzano il suo impegno all’interno della comunità”. In questo modo, è il funzionamento stesso del social network a spingere l’utente ad uscire dal piano delle relazioni virtuali, se vuole far parte di Toctocdoor.
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