Orti nelle scuole, sociali e condivisi: tornare alla terra fa bene!
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A Termini Imerese, in provincia di Palermo, c’è un’associazione che porta gli orti nelle scuole. Si tratta della Banca del Tempo Himerense, che oltre a promuovere scambio di tempo e di professionalità, ha lanciato numerosi progetti legati all’agricoltura. Fra i tanti, c’è quello dedicato agli orti didattici, che si propone di creare orti direttamente nelle scuole, con la partecipazione attiva di bambini e ragazzi che così riscoprono il contatto con la natura e il piacere di coltivare una pianta.
“Siamo riusciti a mandare in porto il progetto dal 1° ottobre scorso ed è stato subito un successo”, racconta Liborio Galbo, fondatore e portavoce della Banda del Tempo Himerense e Agente del Cambiamento. “Il progetto consiste nell’andare nelle scuole e far conoscere ai bambini e ai ragazzi tutte le fasi della coltivazione di un orto: insegniamo loro come si prepara il terreno, poi come lo si semina e infine a salvaguardare la pianta durante la crescita”.
Ma non si tratta solamente di ricreare gli orti nelle scuole. I bambini, infatti, partecipano attivamente e in alcuni casi hanno a disposizione anche una propria cassetta personalizzata, di cui sono responsabili e che devono controllare durante tutte le fasi sperimentate nella coltivazione dell’orto scolastico. “Ogni bambino ha avuto la propria cassetta personalizzata e ha scelto cosa coltivarci”, racconta ancora Liborio. “Ora, dopo tre mesi, i ragazzi hanno visto le proprie piante crescere e sono rimasti entusiasti. Questa cosa ha dato poi vita ad una nuova iniziativa: permettere ai ragazzi di mangiare i prodotti da loro stessi coltivati. Così abbiamo raccolto il tutto e le maestre hanno cucinato nella mensa della scuola. I ragazzi sono stati contentissimi”.
Il ritorno alla terra e all’agricoltura è un concetto chiave che viene portato avanti dalla Banca del Tempo Himerense anche attraverso altri progetti. Ad esempio, c’è il progetto dell’orto sociale, con cui si cerca di curare alcuni ragazzi tossicodipendenti attraverso la cura della terra. O ancora la stessa associazione ha promosso l’orto urbano condiviso: si coltivano assieme alcuni lotti di terra predisposti dal comune e se ne condivide poi il raccolto.
Tutto nasce dalla personale esperienza di vita di Liborio, il fondatore dell’associazione: “Quando avevo dieci anni abitavo con la famiglia in una zona collinare di campagna, dove i miei avevano una fattoria e gestivano un allevamento e i campi. Avevamo tutto. A quell’epoca esisteva un sistema di scambio tra i vicini di aziende e così ci scambiavamo competenze e aiuti. Una volta cresciuti, io e i miei fratelli, abbiamo detto ai nostri genitori di mettere da parte quell’attività faticosa, potendoli ora mantenere, ma è stato il più grande errore che potessimo fare. Per questo ho pensato di fondare questa Banca del Tempo. L’ho concepita come una vera e propria missione umanitaria da dedicare agli altri”.
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