4 Lug 2018

Un viaggio in Nuova Zelanda aiuterà i bambini malati oncologici

Scritto da: Alessandra Profilio

Un lungo viaggio a piedi in Nuova Zelanda per esaudire un desiderio personale di ricerca e conoscenza dell'altro e, allo stesso tempo, contribuire alla realizzazione di una Casa a Colori per ospitare i bambini malati oncologici in cura a Roma e le loro famiglie. Abbiamo intervistato Giulio Testa, insegnante romano che ci ha parlato del suo particolare “Te Araroa”.

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Letteralmente “Il Lungo Viaggio”, il Te Araroa Trail è un cammino spettacolare che si snoda per 3000km lungo le due isole che compongono la Nuova Zelanda. Oceano, vulcani, catene montuose, laghi, fiumi, vallate, foreste e paesini caratteristici. La varietà di scenari in cui gli escursionisti si trovano immersi seguendo il tracciato rendono questo itinerario una delle mete più ambite dagli amanti dei viaggi e dell’avventura. Tra questi vi è Giulio Testa – “esploratore dell’animo umano”, come si definisce – che da qualche settimana sta progettando il suo cammino dall’altra parte del mondo.

 

Se il Te Araroa rappresenta di per sé un’esperienza unica, quello che compirà il giovane insegnante romano sarà un cammino speciale per un ulteriore motivo: grazie ad una campagna di crowdfunding  appena lanciata, il viaggio di Giulio contribuirà alla costruzione di una Casa a Colori per i bambini malati oncologici. Il progetto, voluto da “A.G.O.P.” Onlus (Associazione Genitori Oncologia Pediatrica), prevede la realizzazione di una struttura residenziale che ospiterà gratuitamente i bambini malati di tumore e i loro familiari che scelgono Roma come luogo di cura e sarà un posto in cui trovare assistenza infermieristica, riabilitativa e psico-oncologica.

 

I fondi raccolti saranno destinati interamente alla realizzazione della Casa a Colori e non copriranno le spese del viaggio. Per queste ultime Giulio spera di poter contare sul sostegno di uno o più sponsor che vorranno affiancarlo in questo suo progetto. E adesso lasciamo a lui la parola!

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Puoi dirci qualcosa su di te?

Sono una persona, mi chiamo Giulio e seguo soltanto la mia natura. Sinceramente, di più non saprei dire.

 

Qual è la tua natura?
Questa è una bella domanda. Non lo so. Ho solo due punti fermi: ho l’avventura e l’adrenalina nel sangue e inoltre tendo ad evitare la zona di comfort poiché sono convinto che la magia della vita avvenga soprattutto al di fuori delle nostre sicurezze e delle nostre strade “spianate”. Quando mi immergo in queste avventure, le possibilità che tutto diventi “magico” aumentano esponenzialmente. E questo io lo amo!

 

E credi anche ci sia una natura ben definita per l’essere umano?
Assolutamente sì. Io credo che non dobbiamo mai dimenticarci da dove veniamo. Bisognerebbe auspicare per ogni essere umano un ricongiungimento con la natura, seppur breve e saltuario. Abbandonarla definitivamente, può portare a serissime conseguenze, soprattutto psicologiche.  E il brutto è che a volte neanche ci rendiamo conto che uno dei motivi potrebbe essere l’allontanamento dalle nostre radici.

 

Nuova Zelanda

Nuova Zelanda

Puoi dirci qualcosa in merito alla tua prossima avventura?
Sì, si chiama “Te Araroa”. Letteralmente significa “il lungo percorso”. E in effetti di questo si tratta. Sarà appunto il mio ricongiungimento con madre natura. Io sono abituato a farla semplice. Non enfatizzo mai le situazioni. Si tratta di percorrere 3000 km a piedi partendo dall’estremo Nord della Nuova Zelanda e cercando di arrivare all’estremo Sud. Ci vogliono circa 5-6 mesi e lo farò in totale autonomia, portando cioè solo il mio zaino con tenda, sacco a pelo e fornelletto per cucinare, dormendo dove capita. Nessuna impresa. Nessuna fuga dalla quotidianità, nessuna sfida con me stesso. Solo vita. Pura vita!

 

Partirai da solo?
Sì, dall’Italia sì. In due o più persone, viene inibito l’approccio verso il prossimo sconosciuto.
Da solo invece, sento sempre molto forte il desiderio di comunicare con qualcuno.

 

Grazie ad una campagna di crowdfunding il tuo viaggio contribuirà alla costruzione di una Casa a Colori a Roma destinata ai bambini malati oncologici e alle loro famiglie. Come mai hai scelto di sostenere la A.G.O.P. Onlus in questo progetto?
È una cosa cui tengo molto. Quando casualmente conobbi questa Onlus, ricordo che rimasi senza parole e in lacrime. Persone commoventi (a partire dalla presidente e le sue splendide ragazze). Si chiama AGOP, Associazione Genitori Oncologia Pediatrica. Queste parole dicono tutto. Operano al Gemelli di Roma. La raccolta fondi si chiama “Un euro a chilometro”, e quindi il nostro intento è quello di raccogliere almeno 3000 euro.

 

In due parole: la casa a colori è appunto una casa dove vengono accolte (con volontari, infermiere e altre figure) le famiglie che hanno bambini oncologici e che decidono di curarsi a Roma. A queste famiglie si offrono molti servizi (ludoteche, videoteche, spazi ricreativi e altro del genere compreso il trasporto da e per l’ospedale per le doverose cure). Voi di Italia che cambia state credendo insieme a me in questa cosa e spero che il vostro contributo sia determinante. Spero che i vostri lettori possano contribuire! Avrei compiuto comunque questa avventura, ma l’idea di sostenere attraverso il mio viaggio questo progetto mi dà più forza e mi rende ancora più felice di partire.

 

 

Lavori?
Sì, sono un insegnante. Ho un debole per la pedagogia e per l’educazione e durante il viaggio sarò felice di andare a conoscere le realtà scolastiche e anche universitarie.

 

Mi dicevi che hai in mente anche di scrivere un libro
L’intenzione è quella e sono in contatto con una affermata casa editrice qui a Roma. Per il momento però penso a godermi il viaggio, poi si vedrà! L’intento è anche quello di condividere importanti suggerimenti per chi volesse cimentarsi nella stessa esperienza.

 

Quando sarai in viaggio in che modo potremo seguirti?
Ho aperto un blog e aprirò una pagina facebook, per diversi motivi. Prima di tutto, dal momento che ho deciso di farla, è un mio dovere anche pubblicizzare questa raccolta fondi. Secondariamente sto cercando una sponsorizzazione per coprire le spese del viaggio, che saranno superiori rispetto a quel che avevo previsto.

 

Hai parlato di sponsor. Perché dovrebbero sponsorizzarti?
Ripeto, io non ci giro attorno, la faccio semplice: dovrebbero sponsorizzarmi perché ci guadagniamo reciprocamente. Ad oggi ho disponibilità da parte degli autori del programma nazionale “Alle falde del kilimangiaro” per raccontare la mia esperienza una volta tornato. C’è poi il libro. C’è la pagina Facebook e il blog. Inoltre, ci i siete voi di “Italia che cambia”. E io potrei nominare questo sponsor ogni qual volta mi si presenti la situazione. Se quindi tu che stai leggendo sei interessato, io sono qui! Scrivimi.

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Torniamo un attimino, per concludere, al lungo percorso. Perché hai deciso di compiere questo viaggio? Per amore per la natura?
No. La rispetto con tutto me stesso (come rispetto qualsiasi forma di vita e non) ma non ho questa sensibilità. Ho visto paesaggi magnifici e hanno influito veramente poco sul mio stato d’animo. Non ho mai fatto un’escursione in vita mia. Per me il camminare sarà solo un espediente per entrare in comunione con il prossimo poiché sono convinto che le persone, al di fuori delle regolari dinamiche sociali che le spingono a scalciare, siano straordinariamente buone.

 

Sono un esploratore dell’animo umano. Ho condotto intensi studi umanistici. Mi ci sono addentrato con tutto me stesso e sto iniziando a capire le prerogative fondamentali dell’essere umano (almeno dal mio punto di vista). Studiarle, scrutarle, cercare di afferrarle, mi consente di vivere in libertà. Mi consente di mettermi l’animo in pace. Secondo me la libertà è accettazione. Accetto tutto, tutto ciò che è umano…proprio perché umano!

 

Dalle tue parole si evince un certo ottimismo. Confermi?
Senza dubbio. Questione di natura!

 

Cosa ti auguri?
Mi auguro di raggiungere l’obiettivo della raccolta fondi e che qualcuno/a mi sponsorizzi. Perché mentire? Questo, al momento, è il mio augurio.

 

Segui i racconti di Giulio Testa sul suo blog “Viaggiare in solitaria”

 

 

 

 

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