Le tartarughe marine tornano a nidificare sulle spiagge italiane
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Dall’isola di Lampedusa a Montalto di Castro (Vt), da Pisticci (Mt) a Piombino (Li), passando per Pollica (Sa), Lecce e Brancaleone (RC), sono già numerosi i nidi di tartaruga marina segnalati e messi sotto osservazione sul litorale italiano. L’estate 2018 si preannuncia quindi piena di lieti eventi se saremo in grado di tutelare gli arenili promuovendo comportamenti responsabili da parte di turisti e bagnanti e qualche attenzione da parte dei gestori degli stabilimenti e delle amministrazioni balneari.
Come testimonia la nidificazione di Lampedusa, dove la stessa tartaruga che aveva scelto nell’estate 2016 la baia di Cala Croce, è tornata ora per scavare il proprio nido nella sabbia della Guitgia, le tartarughe marine sembrano scegliere spiagge tranquille e pulite, poco antropizzate e il più possibile naturali, proprio come la maggior parte dei turisti, spesso attratti dalla natura e dal paesaggio per poter passare le vacanze in relax e contornati dalla bellezza.
“Preservare i lidi di deposizione e stimolare la collaborazione dei pescatori sono i due elementi chiave per la salvaguardia della tartaruga marina – ha dichiarato Alessandro Lucchetti, CNR-ISMAR, capofila del progetto TartaLife –. Per fortuna da inizio progetto abbiamo osservato un netto cambio di direzione da parte dei pescatori, che ora collaborano sempre più attivamente. L’ultimo esemplare affidatoci in custodia, un giovane di appena 2 kg, è di qualche giorno fa, da parte del motopesca Tirpitz della marineria di Ancona, segno evidente che le azioni di formazione avviate con TartaLife stanno dando buoni frutti”.
“Un ambiente salubre per le tartarughe marine è anche un luogo ideale per il turista – ha dichiarato il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. Per questo è importante sensibilizzare i turisti ma anche amministratori e gestori delle spiagge affinché possano contribuire a mantenere l’ambiente costiero il più possibile integro e pulito, senza immettere nulla di estraneo, che siano piante non autoctone e magari invasive o sostanze chimiche inquinanti, oltre a non alterare la forma dell’arenile. La conservazione dei sistemi dunali e costieri infatti, favorisce anche quei processi di autodifesa naturale che contrastano l’erosione costiera e la perdita di macchia mediterranea, favorendo la conservazione della biodiversità”.
Il progetto TartaLife, che si pone l’obiettivo di tutelare le tartarughe marine nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare e di ridurne la mortalità nelle attività di pesca professionale, sta portando avanti anche l’attività di monitoraggio in molte località, tra cui le isole di Lampedusa e Linosa dove proseguono anche le azioni di divulgazione e formazione dei turisti. Inoltre per promuovere “i lidi amici delle tartarughe”, ha stilato una serie di consigli per amministratori e gestori di stabilimenti. Durante la deposizione la presenza delle persone, con rumori o luci fastidiose, può infatti spaventare la tartaruga e impedirle le operazioni di nidificazione che avvengono prevalentemente in ore notturne, come pure la schiusa, per diminuire i rischi di predazione.
Le attività di monitoraggio e tutela dei nidi da parte dei partner di progetto prevede la protezione dai predatori, la pulizia dei litorali dai rifiuti e dalle plastiche che possono intrappolare o essere ingerite dalle tartarughe marine, il controllo del rischio mareggiate e ondate di calore, la corretta informazione dei bagnanti.
Il lido “amico delle tartarughe” invece, segue regole di rispetto dell’ambiente e buon senso, quindi:
– Evita l’occupazione degli arenili con strutture fisse
– Proibisce l’accensione di fuochi e il campeggio
– Di notte evita le emissioni luminose e sonore per evitare di disorientare i piccoli
– Evita l’abbandono dei rifiuti e predispone cestini per la raccolta differenziata in spiaggia
– Effettua un sopralluogo attento della spiaggia prima di procedere alla pulizia
– Predilige la pulizia manuale rispetto a quella meccanica
– Non permette l’introduzione di specie animali e vegetali estranee alle specie locali
– Non utilizza sostanze erbicide per eliminare la vegetazione infestante
– Non asporta, taglia o falcia la vegetazione autoctona
– Non asporta alghe, piante marine o altri detriti marini spiaggiati
– Evita di alterare il profilo dell’arenile tramite livellamenti, movimenti terra, escavazioni ecc.
– Evita l’accesso non regolamentato nei siti sensibili nella fascia notturna fino alle ore 6,00 del mattino
– Evita l’apertura di vie di accesso carrabili e la circolazione di mezzi a motore, prediligendo percorsi pedonali su passarelle in legno.
Il progetto Tartalife è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma LIFE ed è cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – Direzione Generale Pesca e dalla Regione Marche, con lo scopo di tutelare le tartarughe marine nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare; il capofila del progetto è il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Istituto di Scienze del Mare di Ancona che coordina le azioni degli altri partner coinvolti: Consorzio UNIMAR: Provincia di Agrigento, Ente Parco Nazionale dell’Asinara, Fondazione Cetacea, Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente, Area Marina Protetta Isole Pelagie.
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