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Da ormai qualche anno sta prendendo piede in Italia una nuova idea di cammino. È un’idea che non nasce dalla teoria, ma dai piedi, dai passi e soprattutto dagli incontri. Molte persone, a volte interi gruppi e movimenti, si dedicano a camminare in luoghi anche non turistici, per incontrare a passo lento le realtà virtuose che abitano determinati territori. È un camminare che riscopre e sogna una realtà diversa dal soffocante racconto mediatico, un’Italia dei borghi e delle comunità, delle avventure sociali e culturali che come “lucine” presidiano territori spesso abbandonati e spopolati.
È un camminare che scommette sul ricucire una realtà individualista, frammentaria e rassegnata, non tanto con grandi discorsi quanto con i corpi e le menti. Ed è infine un camminare che nasce dal desiderio di chi, fuori dalle metropoli, va in cerca di altri stili di vita possibili. Questo modo antico e nuovo ha come risultato di incoraggiare (moralmente ma anche economicamente) le persone che una scelta diversa l’hanno compiuta, ma spesso arrancano in territori dove far ripartire economie circolari e sostenibili non è affatto scontato.
Per tratteggiare le caratteristiche del “camminare sociale” e dei movimenti che lo hanno sviluppato, mi sono rivolto ad alcuni significativi personaggi che ho avuto modo di conoscere. Primo fra tutti il camminatore e fotografo Riccardo Carnovalini, che ha condotto alcuni dei più intriganti percorsi a piedi e reportage in 40 anni di attività (CamminAmare, CamminaItalia, GeMiTo, Appia Antica…). L’ultima avventura, PassParTout, è stata un cammino di 9 mesi per l’Italia in cui chiedeva ad ogni persona ospitante di trovargli l’ospitalità del giorno dopo. Un patrimonio inedito e imprevedibile di incontri vissuto e raccontato insieme ad Anna Rastello, camminatrice molto attenta al tema delle disabilità e dell’inclusione, promotrice di cammini sociali urbani di 24 ore e del Cammino di Marcella.
Dal 2011 si è lentamente coagulato Repubblica Nomade, un movimento unico nel suo genere, promotore di cammini dal forte impatto civile, in Italia e in Europa. I suoi ispiratori, lo scrittore Antonio Moresco e la redazione de Il Primo Amore, insieme a decine di volontari da tutto il Paese, hanno contribuito molto a sintetizzare i principi di una nuova, profetica funzione del “camminare” come atto politico, sovversivo e prefigurante nuovi orizzonti di specie. Tra le imprese più significative l’esordio Milano-Napoli sulla via Francigena e il cammino Stella d’Italia per convergere su L’Aquila, “da terremotati a terremotanti”. Ma anche inediti itinerari in Sicilia e in Sardegna, pionieri di una socialità tutta da scoprire.
Altro gruppo di riferimento è la Compagnia dei Cammini animata da Luca Gianotti, una trentina di guide che di professione organizzano 140 viaggi a piedi ogni anno, dai più conosciuti ai più sperimentali, puntando sull’educare il viandante a una reciprocità col territorio che lo accoglie, e creando occasioni di incontro con chi vive la memoria e l’essenza dei luoghi. Da questa esperienza è nato di recente il Cammino dei Briganti sull’appennino tra Lazio e Abruzzo, modello esemplare di trekking sociale che risuscita un’area rurale data per morente. Di proposte in Italia e all’estero è esperto parimenti il tour operator Walden – Viaggi a Piedi animato tra gli altri da Alessandro Vergari, autore dei “social trekking” urbani svolti ormai in diverse città italiane, e di un libro che ne condensa i principi.
Allo sviluppo tecnologico e istituzionale degli itinerari di cammino in Italia ha dato poi forte impulso e competenza le realtà del Movimento Lento e di ItinerAria / SloWays fondate da Alberto Conte, uno dei fautori del rilancio della Via Francigena italiana. Alberto si è dedicato negli anni alla creazione di percorsi integrati, stabili e attrezzati, riadattando le nuove tecnologie al servizio dei camminatori e di una migliore accessibilità dei territori di transito.
Oltre a questi “iniziatori” fioriscono numerose altre realtà, associazioni, gruppi, siti nati negli anni e di recente sempre più valorizzati da una crescita della domanda di esperienze alternative, più autentiche, più vissute. Il camminare sociale riesce oggi a sintetizzare meglio di tante parole quel trend magari poco visibile ma diffuso e pregnante che descrive realmente una Italia in cambiamento. Chi esce dalla sua vita ordinaria per mettersi in cammino manifesta un desiderio di “altro”, un bisogno di essenziale, una insofferenza civile e spirituale. Chi entra nel mondo dei sentieri, delle campagne, dei borghi, delle fattorie ospitali, delle comunità attive, si espone alla contaminazione e incoraggia una rete sociale che il cambiamento lo sta già applicando, non lo limita alla retorica intellettuale.
Questo avviene camminando sui nostri appennini, sulle vie francigene, sui cammini di Francesco e dei vari santi, nelle terre del Sud e delle isole con i loro entroterra ignorati, negli itinerari coast to coast, nei gran tour alpini. Ma avviene in particolare se il semplice camminare viene arricchito della dimensione sociale, ossia dell’intenzione (a volte spontanea, a volte guidata) di incontrare quelle realtà virtuose, quelle memorie vive, quelle esperienze “altre” che costellano un’altra Italia, e confermano che si può cambiare, si può cercare, si può Vivere.
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