20 Lug 2018

Perché siamo tutti carenti di vitamina D?

Scritto da: Giulia Napolitano

Per fare il pieno di vitamina D, essenziale per il nostro benessere, è sufficiente una corretta esposizione al sole. Ma se è così facile produrla, perché oggi si parla così spesso di carenza di questa vitamina fino a consigliarla come integrazione a partire dalla nascita? Perché le nostre abitudini sono cambiate radicalmente, allontanandoci sempre di più dal sole!

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Ultimamente si sente molto parlare di vitamina D soprattutto in caso di osteoporosi e nello sviluppo infantile. Quello che non tutti sanno è che la vitamina D non è solo questo! La sua presenza nel nostro organismo è essenziale per permettere moltissime funzioni, soprattutto il tono dell’umore e le difese immunitarie.

 

Nella mia pratica professionale è un esame che ormai consiglio di routine e posso assicurarvi che il 90% delle persone che seguo come pazienti è ufficialmente carente di questa vitamina e presenta sintomi quali: stanchezza, depressione, scarse difese immunitarie. È una triade di sintomi che sicuramente suona familiare a molti di noi, quindi andiamo ad approfondire meglio il tema.

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Cos’è e a cosa serve?
La vitamina D è una vitamina essenziale per il nostro organismo poiché serve per il fissaggio osseo del calcio e per l’ossificazione, specialmente nel bambino, andando a prevenire problemi quali il rachitismo. È spesso consigliata in caso di osteoporosi perché in grado di permettere il riassorbimento renale di calcio (impedendo quindi di eliminarlo con le urine).
Inoltre ha diverse funzioni stimolanti le difese immunitarie e collabora nella produzione di serotonina.

 

In natura si distinguono in base alla loro forma chimica due tipi di vitamina D:
– la vitamina D2: ergosterolo che si trova negli alimenti di origine vegetale (generalmente nei funghi)
– la vitamina D3: riscontrabile nei prodotti di origine animale, generalmente molto grassi visto che questa molecola, detta anche colecalciferolo, deriva dal colesterolo (olio di fegato di merluzzo, burro, frattaglie, fegato…) ed è la stessa che produciamo a livello cutaneo.

 

Nella nostra pelle, a partire dal colesterolo per irraggiamento UV, si forma il colecalciferolo (Vit D3) che dovrà essere convertito nella sua forma attiva. L’attivazione avviene attraverso delle reazioni che avvengono nel rene. Una seconda forma attiva deriva invece dall’ergosterolo (di origine vegetale) che attraverso le reazioni di irraggiamento UV che avvengono a livello della cute durante l’esposizione solare si trasforma in ergocalciferolo. Essendo la vitamina D una vitamina liposolubile è molto facile che si accumuli nel tessuto adiposo e nel fegato fornendo una riserva invernale grazie all’iperproduzione estiva.

 

Circa il 90% della Vitamina D viene prodotta a seguito dell’esposizione solare a partire dal colesterolo endogeno. Questo processo garantisce tutto il fabbisogno se l’esposizione solare è adeguata. Solo il 10% è la quota di vitamina assimilabile attraverso la dieta. Non esiste alimento animale o vegetale in grado di coprire il fabbisogno di vitamina D: l’unico “alimento” è il sole.

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Evitare e curare la carenza di vitamina D

Anni fa, parlare di carenza di vitamina D in un paese come l’Italia era fuori ogni concezione.  Il nostro paese gode di un’esposizione ottimale ai raggi UVB che consentono la produzione di questa sostanza direttamente dalla nostra pelle! Recentemente invece ovunque vado trovo persone carenti. L’esposizione di avambracci e viso al sole per almeno una ventina di minuti previene osteoporosi, rachitismo e svariati problemi di salute quali depressione e deficit immunitari. Se il sole è la nostra unica fonte di vitamina D capite bene che dobbiamo esporci il più possibile senza nessun filtro solare che, ovviamente, ostacolerebbe la produzione cutanea di vitamina D bloccando i raggi UVB:

 

  • Esporsi al sole dai 10 ai 30 minuti al giorno
    – In estate bastano 10 minuti (quindi non temete per melanomi o scottature)
    – Anche di inverno, scoprite almeno per mezz’ora al giorno le braccia ed esponetele al sole all’aria aperta (i vetri delle finestre schermano gli UVB).

 

Ma se è così facile produrla, perché oggi si parla così spesso di carenza di questa vitamina fino a consigliarla come integrazione a partire dalla nascita? Perché le nostre abitudini sono cambiate radicalmente, allontanandoci sempre di più dal sole!

 

Viviamo affrontando orari lavorativi “avversi”: spesso si entra in ufficio alle 8:00 e se ne esce alle 17:00 orario in cui il sole non è sufficientemente forte. Inoltre, per scongiurare il rischio di danni alla pelle, facciamo un uso eccessivo di filtri solari anti UVB: ripeto che i filtri solari che proteggono la nostra pelle impediscono anche la produzione di vitamina D. Molti medici poi consigliano ancora di prendere il sole anche dietro i vetri che non fanno filtrare i raggi UVB necessari alla sintesi di vitamina D.

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Dulcis in fundo, le nostre attività all’aperto sono spesso ridotte all’osso. Se siamo onesti e osserviamo le nostre abitudini ci rendiamo conto che ben pochi di noi riescono a stare all’aria aperta, al sole, esponendo braccia e gambe, per almeno 15 minuti al giorno. Spesso i neonati e i bambini piccoli vengono schermati completamente dal sole impedendo la penetrazione dei raggi solari e ancora più spesso i ragazzi, gli adulti e gli adolescenti non escono di casa e rimangono al buio delle loro abitazioni, magari davanti alla TV. Se, coscienziosamente riconoscete di non stare esponendovi alla luce come dovreste, allora assolutamente è necessaria l’integrazione di questa preziosa vitamina.

 

Se avete dei dubbi, fatevi le analisi. In caso di carenza è essenziale andare ad integrare questa vitamina per un giusto lasso di tempo con dosaggi adeguati in base al tipo di carenza riscontrata. Inoltre, in inverno, come fanno quasi tutti i paesi europei, andrebbe integrata la vitamina D in modo da evitare le carenze invernali: in questo modo saremo più forti anche per fronteggiare le influenze stagionali.

 

 

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