Abitare il tempo all’Oasi Zegna
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Biella - Dal 9 al 16 luglio è andato in scena “Expanded Body #2 – Inhabiting Time”: l’ultimo modulo di UNIDEE, organizzato in collaborazione con la Fondazione Zegna, si è tenuto nell’omonima Oasi e a Cittadellarte. Come si evince dal nome della residenza artistica, durante la settimana è stato sviscerato e approfondito il concetto di tempo in tutte le sue sfumature. Cosa è il tempo? In che modo percepiamo lo scorrere del tempo e quale il nostro rapporto con esso? Quale è il tempo di una pianta? Come possiamo approcciarci al tempo profondo delle rocce? Quale il rapporto tra il tempo delle macchine, quello umano e i cicli naturali? Cosa è il tempo libero? Cosa è il tempo per la fisica contemporanea?
Sullo sfondo di queste domande si è sviluppato il modulo, curato da Andrea Caretto e Raffaella Spagna.
La continuità con il modulo dello scorso anno
I due mentori, già lo scorso anno, svolsero le attività nell’area naturalistica piemontese: dal 26 giugno al 3 luglio 2017 si tenne il workshop “Expanded Body. An immersive exploration of the Oasi Zegna”. Una continuità con il modulo della scorsa edizione annunciata anche dagli stessi mentori durante la restituzione finale: “È la prima volta che ci capita di bissare e portare avanti un’esperienza di questo tipo per un secondo anno. La residenza – ha spiegato Caretto – è stata un’occasione per affrontare questioni inesplorate l’anno passato”. Uno dei momenti chiave della residenza è stata proprio la restituzione, dove i mentori hanno illustrato le peculiarità dell’esperienza e gli artisti hanno messo in luce le loro opere e racconti personali frutto del lavoro settimanale.
I partecipanti e gli ospiti
Sono stati sei gli artisti internazionali che hanno preso parte al modulo e, come per la scorsa edizione, anche quest’anno sono stati selezionati con una open call. Si tratta di: Ludwig Berger (1986, Germania/Svizzera), Laura Harrington (1980, Regno Unito), Marit Mihklepp (1985, Estonia/Olanda), Enrico Partengo (1985, Italia), Meredith Root-Bernstein (1982, USA/Francia) ed Elisa Storelli (1986, Svizzera/Germania). Come di consueto per i moduli UNIDEE, due ospiti hanno arricchito l’esperienza dei partecipanti: José D. Edelstein, fisico teorico e professore presso il Dipartimento di Fisica delle Particelle dell’Università di Santiago de Compostela, e Marco Giardino, docente di Geografia fisica e geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino. Il modulo ha visto anche la partecipazione dell’artista Sara Cattin, selezionata come mediatrice tra gli artisti e il settore attività educative dell’Oasi Zegna, che avrà il delicato compito di rilettura e interpretazione dei contenuti elaborati dai partecipanti durante la settimana di residenza al fine di formulare alcune proposte di attività laboratoriali da proporre in futuro al pubblico dell’Oasi Zegna.
Lo svolgimento della settimana
Il modulo, come detto, è stato suddiviso in due parti. La prima ha avuto come quartier generale il rifugio montano Alpe Moncerchio (Bielmonte, BI), situato all’interno dell’Oasi Zegna. Questa location è stata culla e cuore dell’esperienza, ed è dove i partecipanti, tra attività ed escursioni, hanno sperimentato diversi aspetti percettivi legati al tempo. Lavorando a stretto contatto con i diversi ambienti dell’Oasi, i residenti, guidati dai mentori, sono stati protagonisti di azioni individuali e collettive, osservazioni e raccolte dei materiali utili per elaborare i loro progetti. Nella seconda fase del modulo, svoltasi a Cittadellarte, gli artisti hanno svolto un lavoro di ricerca individuale rielaborando quanto vissuto all’Oasi Zegna e presentando, infine, una restituzione al pubblico dell’esperienza tramite video, documenti e piccole installazioni.
Il quaderno di lavoro
I mentori e i residenti hanno realizzato a mano 13 copie di un quaderno di lavoro. Raffaella Spagna ha illustrato le caratteristiche di questo speciale diario: “È stato la nostra guida spazio-temporale per viaggiare nell’Oasi Zegna. Aver già lavorato nella stessa area ci ha agevolato molto, ci spostavamo, infatti, senza l’ausilio di mappe. Nel quaderno, che si divide in più sezioni, abbiamo inserito testi, immagini e pagine bianche per poter prendere appunti. Alcuni esempi dei contenuti? Il corpo ‘fisico’ e il ritmo circadiano; un’introduzione alla relazione tra ora del giorno, organi e Meridiani nella medicina naturale cinese; una selezione di esercizi di attivazione dei Meridiani; un inserto che riprende il tema della cronobiologia, affrontato da Ernst Zürcher (ingegnere forestale dell’Università di Berna) nell’intervento che fece come ospite durante il modulo dello scorso anno. Il notebook è stato il compagno di viaggio e lo strumento di lavoro degli artisti durante il percorso artistico-emozionale nell’Oasi Zegna attraverso le diverse temporalità del luogo”.
Le tematiche e il commento dei mentori durante la restituzione finale a Cittadellarte
I mentori, durante la restituzione finale, hanno messo in luce le peculiarità del modulo: “Ringraziamo – ha esordito Caretto – Cittadellarte, Anna Zegna e Matteo Ferrario per il supporto. Il tema del modulo era il Tempo, un argomento estremamente ampio che abbiamo affrontato da prospettive diverse. Siamo partiti da una riflessione sulla cosiddetta ‘Accelerazione Sociale’, uno dei fenomeni che più caratterizzano la nostra epoca, e sulle forme di alienazione che ne derivano e abbiamo, di conseguenza, impostato l’esperienza nell’Oasi Zegna organizzando le attività secondo una temporalità diversa, più rispettosa dei ritmi del nostro corpo, e proponendo pratiche di attenzione e presenza. Attraverso diverse attività ‘sul campo’ abbiamo indagato il nostro tempo biologico, il ritmo delle 24 ore che scandiscono le nostre giornate, la percezione che abbiamo del tempo, il tempo profondo della geologia. Alle classiche lezioni o riflessioni su cosa sia il Tempo, abbiamo privilegiato l’esperienza fisica diretta dell’ambiente naturale, e ciò ha permesso un maggiore coinvolgimento fra gli artisti”.
Uno dei concetti cardine del modulo è stato proprio quello della perdita dei riferimenti temporali abituali: “Nei primi giorni abbiamo provato a concentrarci sui ritmi naturali di ognuno di noi – hanno continuato i mentori – senza ‘sincronizzarli’ con orologi o altri dispositivi tecnologici. Abbiamo suggerito ai residenti, infatti, di non far uso di alcun tipo di strumento tecnologico, nemmeno quelli normalmente utilizzati per la propria pratica artistica. In questo modo, ogni fase della giornata si sviluppava in maniera naturale: si mangiava quando si aveva fame e ci si riposava quando si era stanchi; tutto senza essere ‘comandati’ dall’orologio o da altri fattori. I partecipanti hanno accolto la proposta, vivendo quei i giorni senza intermediazioni, se non con l’ambiente e gli altri residenti. Si è così creata una comunità educativa temporanea in cui c’è stata grande apertura verso l’altro e verso il contesto, una disponibilità alla condivisione di conoscenze ed esperienze all’interno del gruppo che noi abbiamo cercato di stimolare e favorire. In conclusione, questa temporalità che rispettava i ritmi di ognuno ha dato i suoi frutti: nonostante le numerose attività, si è arrivati alla fine dell’esperienza in modo naturale e rilassato, un ritmo armonico che è continuato anche al rientro a Cittadellarte”.
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