Io faccio così #214 – I terreni abbandonati tornano in vita con lo zafferano
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Nuoro - L’Ogliastra è una subregione della Sardegna: situata nella parte centro-orientale dell’isola, è un territorio ricco di storia e caratterizzato da una natura di una bellezza crudele: nella sua conformazione forma un vero e proprio anfiteatro naturale che si estende dalle vette del Monte Gennargentu fino a tuffarsi nel mare. Viaggio da Nuoro, attraversando i pendii della Barbagia e sfiorando il Supramonte citato da Fabrizio De Andrè, per arrivare in un piccolo comune di poco più di mille anime (in inverno) sul mare.
Si chiama Girasole e qui vivono quattro ragazzi, i classici “amici di una vita”, che hanno deciso di partire dal recupero della coltivazione dello zafferano per sviluppare un progetto agricolo e sociale più articolato, chiamato Terra e Abba (acqua in sardo).
La problematica alla quale i ragazzi hanno dovuto dare risposta è comune a molti giovani sardi: “Ce ne andiamo da questa terra o rimaniamo?”. La maggior parte sono andati via, mentre Salvatore, Nicola, Maurizio e Pierpaolo hanno deciso di rimanere e di impegnarsi nella realizzazione di un progetto con un forte impatto sociale.
“Una volta sono stato invitato da alcuni signori anziani della zona in casa loro – spiega Salvatore Marongiu – la signora ha voluto mostrarmi un mobile che era appartenuto a sua nonna: era ancora fortemente impregnato dell’odore dello zafferano, così come tutti gli utensili della cucina. Ho scoperto così, con i miei sensi, che anni fa qui lo zafferano era coltivato e utilizzato, al contrario di oggi”.
La conferma delle radici storiche della coltivazione dello zafferano in questi luoghi spinge così i quattro ragazzi a sviluppare, partendo da questa coltura, un progetto che potesse permettere loro di restare nella loro terra. Il primo passo? Ottenere un pezzo di terra dove riprendere a coltivare la spezia.
Incoraggiati dalle persone del luogo, viaggiano anche fuori dalla Sardegna per chiedere consigli e visionare i terreni delle aziende coltivano lo zafferano. “Sono arrivato fino in Toscana per vedere come si coltiva lo zafferano – ci racconta Pierpaolo Gaudenti – e lì, nonostante il mio scetticismo iniziale, ho ricevuto la conferma che anche il nostro terreno, con i dovuti accorgimenti, era idoneo alla coltivazione”. Ottenuto il terreno in comodato d’uso, i ragazzi hanno cominciato a coltivare lo zafferano con importanti risultati: riescono a commerciare il prodotto anche fuori dalla Sardegna. Considerato che circa il settanta per cento di questa spezia in Italia viene importata, questo appare già un ottimo punto di partenza.
Il progetto Terra e Abba
Il sogno dei soci e amici di Terra e Abba non si ferma però allo zafferano. “Dopo aver ottenuto il terreno, il nostro sogno è creare qui una fattoria didattica – ci racconta Nicola Angioi – un vero e proprio parco dove coinvolgere le persone in attività eterogenee che spaziano dall’orto sinergico all’organizzazione di presentazioni di libri ed eventi musicali. Il nostro obiettivo non è quello di avere un solo appezzamento, ma alcuni piccoli terreni dove poter coltivare materie prime di qualità”.
Uno degli effetti del lavoro sul territorio dei ragazzi di Terra e Abba è stato che alcuni proprietari di terreni, venuti a conoscenza delle loro intenzioni, li hanno contattati per proporre loro di coltivare e utilizzare il proprio appezzamento di terreno abbandonato. “Qui in Ogliastra è caratteristico – spiega Pierpaolo Gaudenti – ci sono tanti piccoli appezzamenti lasciati a se stessi, la proprietà dei terreni è molto frammentata”.
Queste proposte riescono così a rispondere ad uno degli obiettivi di Terra e Abba, che “è quello di aiutare le persone a coltivare il proprio cibo, magari in cambio di un piccolo finanziamento per il nostro progetto”.
All’interno del terreno che hanno in concessione i ragazzi di Terra e Abba non si sono limitati al solo zafferano: coltivano anche delle leguminose e alcune varietà di grani antichi, alcuni di questi su suggerimento di Giuseppe Li Rosi.
“Potremmo diventare, nel parco che andiamo a costruire, il punto di appoggio dove poter conferire le materie prime coltivate – conclude Salvatore – e nel tempo organizzarci, per poter realizzare al delle trasformazioni che valorizzino la materia prima, coinvolgendo le persone nella trasformazione del prodotto e di conseguenza incentivandole alla coltivazione. La spinta che vogliamo dare a questo territorio è infatti quella di gestire e coltivare questi piccoli appezzamenti abbandonati e collaborare, perché se ci uniamo riusciamo a realizzare progetti che ci sembrano irrealizzabili.
Ci piacerebbe tantissimo diventare un piccolo centro di formazione per i giovani interessati ad un percorso simile. Per questo stiamo pensando di creare un’associazione per permettere a tante persone di partecipare nel modo che preferiscono a questa attività, magari adottando anche una porzione del campo di zafferano. Il punto più importante rimane comunque il coinvolgimento dei bambini: insegnando sin da piccoli la collaborazione e lo stare insieme, possiamo davvero sperare di piantare semi di futuro rigogliosi”.
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