Lascia il call center e viaggia tra ecovillaggi e fattorie
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“Di un’estate infinita (e di altre stagioni più o meno belle della mia vita)” è il romanzo d’esordio di Andrea Malagola, 35 anni, nato a Cernusco sul Naviglio (Milano) e laureato in scienze politiche. Il protagonista del romanzo – pubblicato a marzo di quest’anno – è un trentenne di nome Andrea che, proprio come lo stesso autore, si laurea in scienze politiche e trova lavoro a tempo indeterminato come operatore di call center nella grigia periferia milanese.
Nella ripetitività del call center Andrea diventa, suo malgrado, “uno di quelli che vede il cliente che sta dall’altra parte del telefono come un numero. O, peggio ancora, come un nemico. … Non che non l’avessi messo in conto, intendiamoci. Avevo scelto una facoltà come scienze politiche non certo per gli sbocchi lavorativi che offriva…”. Malgrado la relativa tranquillità che deriva dal posto fisso, ad Andrea quella routine frenetica e alienante e l’assenza di autentici rapporti umani – “senza contare i capi che alitano addosso, i loro abusi e gli altri simpatici omaggi della casa…” – cominciano ad andare sempre più stretti.
I giorni del call center scorrono prevedibili fino al giorno in cui, complice la fine di una storia d’amore, Andrea decide di chiedere un’aspettativa non retribuita dal lavoro di sei mesi e allontanarsi per un po’ da Milano. Peccato, però, che a quel punto non sapesse esattamente “dove e cosa cazzo fare concretamente in quei sei mesi”. Andrea aveva le idee molto confuse, mentre la vita le aveva chiarissime: come sempre succede in questi casi, è la vita stessa che, attraverso singolari “coincidenze”, lo conduce esattamente dove avrebbe dovuto essere.
Ha inizio così la vera e propria cronaca di quell’estate sabbatica e infinita scandita dalle esperienze di woofing in giro per l’Italia (da “WWOOF”: “World Wide Opportunities on Organic Farms”, movimento internazionale che mette in contatto volontari e progetti rurali). La vita guida Andrea dagli ecovillaggi alle fattorie biologiche a conduzione familiare fino alle cascine che ospitano ragazzi con disagio, attraversando di volta in volta corsi di scollocamento, cerchi di condivisione, giornate di volontariato ai raduni di RIVE (la “Rete Italiana Villaggi Ecologici”) ed esperienze a tratti surreali.
Il romanzo di Andrea Malagola è un lungo viaggio alla scoperta di un’Italia che vive già un diverso paradigma socio-economico, che sperimenta un modo più autentico di dare vita a comunità e relazioni interpersonali e un modo di lavorare più lento e più vicino ai ritmi della natura. Un’Italia che attua scelte quotidiane a misura d’uomo: più sostenibili, più armoniose e decisamente più appaganti. Ma il libro è, al tempo stesso, un viaggio interiore di scoperta, conoscenza e accettazione di se stessi: è un incessante percorso di crescita durante il quale il protagonista impara ad ascoltarsi e ad ascoltare gli altri, a non giudicarsi e a non giudicare, e a riconoscere le proprie emozioni e passioni, comprese quelle meno positive.
Il viaggio di Andrea è lo strumento attraverso il quale si realizza la sua nuova presa di posizione nei confronti della vita e del presente, quel cambiamento interiore che permette di reggere un vitale cambio di rotta. Aver scoperto e sperimentato in prima persona un altro modo di vivere permette al protagonista del romanzo di affrontare e gestire il ritorno a casa in un modo impensabile fino a sei mesi prima, non solo a livello economico, ma anche a livello emotivo e mentale: “è come se dentro di me io abbia acceso un fuoco che non sono più in grado di contenere. Un fuoco che forse aspettava solo di poter divampare…”.
“Oggi abbiamo vissuto!” è la scritta che campeggia sulla copertina del romanzo e, come sottolinea lo stesso autore, ne riassume tutto il senso. “Nelle interviste”, mi spiega Andrea Malagola, “tendo spesso a cercare di non svelare troppo del finale. Ma spero e credo che ci possa essere un seguito, nella misura in cui un nuovo libro possa essere espressione di nuove esperienze analoghe e, perché no, diverse. Il solo pensiero mi appassiona e mi rende curioso”. Il cambiamento interiore si riflette, inevitabilmente, anche all’esterno e dona la lucidità di prendere decisioni importanti e il coraggio di “vivere il presente, prima che il futuro se lo mangi, facendolo diventare in un attimo passato”, perché la vita (parafrasando una frase del romanzo, non me ne voglia l’autore) è – sempre e comunque – più veloce di noi e dei nostri tentativi di indirizzarla e arginarla.
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