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Italia che Cambia cambia il suo presidente, ma non temete: nessuna crisi “istituzionale” è in corso… perlomeno all’interno del nostro gruppo! Con questo articolo vogliamo comunicarvi che la presidenza di Italia che Cambia passa da Andrea Degl’Innocenti a Paolo Cignini, entrambi da sempre pilastri e tra i soci fondatori di questo progetto. Abbiamo deciso di annunciare questo passaggio di consegne con una intervista doppia ai nostri “pregiatissimi” e, soprattutto, preziosissimi presidenti, quello uscente e l’altro appena eletto dalla nostra assemblea.
Intervista ad Andrea Degl’Innocenti, presidente di Italia che Cambia da maggio 2015 a marzo 2018
Perché hai deciso di lasciare il tuo ruolo di presidente?
Sai, ero un po’ stanco di dover andare in giro con la scorta ed essere fermato dalla gente per strada, avevo voglia di normalità! Battute a parte, dopo aver ricoperto questo ruolo per quasi tre anni ho iniziato a sentire il bisogno di cambiare, di passare il testimone. L’ho fatto innanzitutto per me, per ritagliarmi del tempo per fare cose nuove, sperimentare, ma anche per il progetto stesso, per poterlo guardare da un punto di vista diverso e permettergli di attingere a nuove energie.
Continuerai a far parte del gruppo di Italia che Cambia e che ruolo avrai a partire da adesso?
Certamente continuerò a far parte del gruppo, non vi libererete di me così facilmente! Scriverò, mi auguro, di più di quanto sia riuscito a fare nell’ultimo periodo, continuerò a partecipare alle riunioni ed assemblee e spero di poter dare un buon contributo anche all’evoluzione del progetto stesso, mettendoci la testa in maniera più libera dagli impegni quotidiani.
Puoi farci un bilancio di questi anni di presidenza?
Il bilancio non può che essere molto positivo. Se ripercorro, a memoria, le varie tappe che ci hanno portato fino ad oggi mi sembrano incredibili i risultati che siamo riusciti a raggiungere. Penso che Italia che Cambia sia un progetto raro nel suo saper coniugare organizzazione orizzontale e longevità, visione e pragmatismo. Tutto perfettibile, ovviamente, ma penso che ne possiamo essere davvero soddisfatti. Ecco, più che un bilancio della mia presidenza, ti ho fatto un bilancio dell’evoluzione del progetto in questi anni. Ma questo perché non penso che la mia presenza in quel ruolo sia stata determinante, lo dico senza falsa modestia. O meglio, penso che il contributo che ciascuno di noi dà a questo progetto vada ben aldilà del ruolo ufficiale che ricopre.
Cosa significa per te lavorare a questo progetto?
Tante cose. Significa lavorare con un gruppo di persone che stimo sia professionalmente che umanamente, di amici oltre che colleghi. Significa scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, che fa evolvere il tuo pensiero e la tua visione. Significa fare qualcosa di utile.
Che ne pensi del nuovo presidente?
Paolo è una persona che stimo tantissimo. Lo so che sembra anche in questo caso una frase fatta, ma è vero. È un amico ed è cresciuto tantissimo in questi anni, sia professionalmente che come presenza all’interno del progetto, diventandone un pilastro. È uno che entra in punta di piedi, pensando quasi di disturbare, e poi si svela piano piano, lasciandoti di stucco per le sue qualità umane e professionali. A pensarci bene è un bel simbolo dell’Italia che raccontiamo, un po’ nascosta e ancora in parte inconsapevole della propria bellezza.
Una domanda che facciamo a tutti i nostri intervistati. Che cos’è per te l’Italia che Cambia?
Via via, in questi anni, mi è capitato più volte di rispondere a questa domanda, ed ogni volta l’ho fatto in maniera diversa. Sia perché nel frattempo è cambiata la realtà, sia perché è cambiato il mio sguardo su di essa. Per cui ti dirò cos’è l’Italia che cambia per me in questo momento. Ritengo che l’Italia che cambia, questo pezzo di Paese pieno di prospettive e speranze che raccontiamo, sia parte di un processo oltremodo complesso e ancora incerto di transizione verso una società diversa. Diversa come? Nessuno può saperlo, le variabili in gioco sono moltissime e gli scenari possibili infiniti. Molto dipenderà da come (e se) il genere umano riuscirà a governare e indirizzare questo processo. E l’Italia che cambia è sicuramente un bell’orizzonte verso cui mirare. Ecco, direi che è sia una parte di un processo che un obiettivo!
E adesso lasciamo la parola a Paolo Cignini, nostro presidente in carica
Perché hai deciso di candidarti al ruolo di Presidente di italia che cambia?
Premetto che è una domanda non facile per me a cui rispondere: da sempre Italia che Cambia, nella sua organizzazione interna, non ha mai voluto o scelto una struttura piramidale e verticistica, ma abbiamo sempre lavorato insieme, scambiandoci opinioni, condividendo sogni e difficoltà. Per me rimane l’aspetto più importante, ed è ancora uno dei nostri capisaldi nonostante non sia affatto semplice lavorare così, al di là della bellezza del concetto.
Oltre a questo lato, ne esiste uno più formale: siamo un’associazione e c’è bisogno di un Presidente, dato che Andrea ha deciso di rinunciare al ruolo, in questa fase di scoperta e ampliamento della sua vita. Penso che in tutte le organizzazioni sia salutare un ricambio, io mi sono proposto di farlo anche perché sono tra i fondatori del progetto e, oltre all’area video di cui mi occupo, ho valutato fosse sano poter partecipare anche ad altri aspetti della vita dell’organizzazione. Tutta Italia che Cambia ha avuto la sventurata idea di accettare, dunque mi dispiace per voi ma eccomi qui!!!
Cosa ti aspetti da questo ruolo?
Mi aspetto che non sia vissuto come un luogo comune: il Presidente con la P maiuscola e tutto il carico di formalità che questo ruolo spesso si porta. Mi piacerebbe che tutti coloro che facciano parte di questo progetto si sentissero un po proprio questo ruolo, e che nel corso degli anni tutti possano provarlo. L’aspettativa più grande, dunque, è quello di poterlo svolgere in serenità, condividendolo anche con il resto della squadra.
Cosa significa per te lavorare a questo progetto?
Ho fatto parte del viaggio in camper che è stato fautore del libro “Io Faccio Così” di Daniel Tarozzi. Alla fine del viaggio avevamo così tanto materiale a disposizione e, allo stesso tempo, avevamo capito che (purtroppo) nessun giornale in Italia lo avrebbe mai valorizzato a dovere, perciò ci siamo detti: “ma perché non ne facciamo uno noi, di giornale?”. Sembrava una frase detta tanto per dire, ma poi eccoci qua. Per me dunque non è solo un lavoro, è anche un pezzo di cuore. Io ringrazio Italia che Cambia perché in questi anni mi ha davvero dato l’opportunità di incontrare persone stupende, vivere parte delle loro storie ed emozionarmi con esse.
C’era un personaggio in televisione, interpretato da Giacomo Poretti del trio comico “Aldo, Giovanni e Giacomo”, chiamato Tafazzi. Il dizionario Zingarelli lo descrive così: “Cognome di un personaggio impersonato dal comico Giacomo Poretti che in una trasmissione televisiva si colpiva il bassoventre con violente bottigliate; chi ha un atteggiamento autolesionistico o masochistico”. Secondo me è l’archetipo di tantissimi nostri connazionali (e di noi stessi), del famoso “gli italiani sono così, non ci si può fare nulla”, come se tutti noi venissimo da Giove!
Italia che Cambia mi ha dato l’opportunità di costruirmi un immaginario differente e di conoscere chi si è preso la responsabilità di provare a creare visioni diverse, pur tra errori e difficoltà è un messaggio oggi fondamentale.
C’è già stato un passaggio di consegne con il vecchio presidente? Cosa pensi degli anni di presidenza di Andrea?
Si certo, abbiamo suonato anche la campanella! A parte gli scherzi, c’è stato un passaggio di consegne nel senso che Andrea, e spero lui confermi, è ancora una delle anime pulsanti e preziose di questo progetto, oltre che personalmente un amico importante. Il ruolo è un aspetto che, come già detto, fa bene cambiare ciclicamente, ma guai a caderne schiavi. Comunque si, ci siamo scambiati tutti i dettagli tecnici del caso e penso di lui il meglio possibile, perché di una mente brillante, umile, profonda ed empatica non si può che pensare bene. E lui è tutto questo, ed anche qualcosa di più.
Una domanda che facciamo a tutti i nostri intervistati. Che cos’è per te l’Italia che Cambia?
Si, la faccio anche io da anni ormai a tutti i poveri intervistati. Non è la prima volta che mi capita di rispondere personalmente, ma “cade a pennello” come si suol dire: per me anche questa domanda è in trasformazione, cambia nel corso del tempo, ho capito che non può esserci un concetto unico di cambiamento perché nel momento in cui lo schematizzi finisci per snaturarlo. Dunque oggi per me Italia che Cambia è imparare il valore della sconfitta, senza perdere di vista la propria dignità. Grazie!
Ad Andrea e Paolo, grandi professionisti e splendidi amici, il nostro immenso ringraziamento per quanto hanno fatto e continueranno a fare per Italia che Cambia!
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