2 Mag 2018

Fashion Revolution, l’evento di moda etica e sostenibile a Torino

Scritto da: Lorena Di Maria

Fashion Revolution è l’evento che ha avuto luogo lunedì 30 aprile a Torino presso il Palazzo della Luce di via Bertola, durante il quale è stato possibile conoscere ed interagire con diversi brand, progetti e start-up influenti in tema di moda sostenibile, avvicinandosi ad un nuovo modo di vedere e interpretare la moda.

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Torino - Sempre più spesso si parla di moda etica e sostenibile, ma cosa si intende esattamente con questo termine? Tale concetto si relaziona ad un nuovo modo di concepire l’industria dell’abbigliamento, in una visione che considera l’intero contesto, quale quello ambientale, sociale ed economico in cui il prodotto viene realizzato, con una particolare attenzione all’intero ciclo, dalla produzione allo smaltimento.
Sono sempre più numerose le realtà che al giorno d’oggi si stanno attivando al fine di informare e far emergere nuove consapevolezze e abitudini che favoriscano nuovi stili di vita, più attenti e sensibili a questa tematica.

La città di Torino ha ospitato per la prima volta l’evento dal nome Fashion Revolution, aprendo le porte ad una nuova ed ormai necessaria visione del mondo della moda partendo proprio dall’ottica della sostenibilità. La giornata ha avuto luogo presso il Palazzo della Luce di via Bertola ed ha permesso di far incontrare e interagire le persone con diversi brand e laboratori artistici che hanno improntato il loro lavoro secondo i principi della sostenibilità. L’evento è stato organizzato da Francesca Mitolo che, con il suo brand di moda etica dal nome Teeshare, è attualmente presidente del collettivo Rén-Reinvent Educate Network, organizzazione che si occupa in maniera propositiva e concreta di moda etica e che mette in contatto imprenditori, produttori, fornitori, designer e stilisti col fine di creare uno spazio reale di incontro, di cultura e di riferimento che esplori i confini della moda etica e che formuli iniziative stimolanti tese a educare, ispirare e promuovere la conoscenza della moda etica e sostenibile.
Il messaggio è semplice: “vogliamo incoraggiare un modus vivendi etico, basato sulla promozione della sostenibilità, salute, cura dell’ambiente a tutto tondo, nel profondo rispetto per gli esseri umani, perché al centro di questo flusso ci sono proprio le persone”.
In Italia la responsabile coordinatrice dell’evento è Marina Spadafora, designer e direttore creativo, particolarmente sensibile alle tematiche della moda etica e sostenibile.

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Il movimento Fashion Revolution è stato fondato nel 2013 a Londra successivamente al crollo dell’edificio Rana Plaza a Dacca, in Bangladesh avvenuto il 4 aprile 2013, che ha causato la morte di 1.129 lavoratori e che è considerato il più grave incidente mortale avvenuto in una fabbrica tessile nella storia.
Il fatto che all’interno della fabbrica fossero prodotti abiti e capi di molte aziende note ha portato il sistema moda a porsi delle domande, tra cui “la moda deve essere il problema o la soluzione?” Ad oggi tanti designer ed il fast fashion in generale tendono ad essere sempre più trasparenti e sensibili in termini di sostenibilità, non solo dal punto di vista del prodotto, utilizzando quindi materiali naturali e riciclati, ma anche dal punto di vista etico, legato quindi alle tematiche ambientali ed alla retribuzione del lavoratore, ponendo sullo stesso piano prodotto, ambiente e persone.

Durante la manifestazione si sono alternate esibizioni teatrali, musicali e artistiche, con il coinvolgimento di numerosi espositori attivi in quest’ambito. Tra questi ha partecipato “Repainted”, un marchio italiano di abbigliamento realizzato con un tecno tessuto eco-sostenibile, ottenuto con il 100% di materiali riciclati. Era poi presente “Teeshare”, connubio tra arte e moda sostenibile, le cui creazioni sono confezionate in laboratori italiani etico-sociali, in collaborazione con artisti internazionali e basate sul concetto di trasparenza produttiva. Altro espositore è stato “Aroma30”, marchio nato tra Roma e Londra, la cui manifattura dei capi è connotata da una forte spinta etica data dalla scelta di laboratori locali a conduzione familiare, realizzazione del capo solo su richiesta per evitare sovrapproduzione e design “no waste” con tessuti upcycled, impegnandosi a ridurre l’impatto della produzione tessile sull’ambiente.
Il termine upcycling supera in quest’ottica la tradizionale concezione di riciclo, pensando l’utilizzo di materiale di scarto che, avendo esaurito la funzione di partenza, torna in gioco con un nuovo aspetto.
Ha poi partecipato all’evento “Indetail”, brand indipendente realizzato in Italia che, a livello di processo, cerca di potenziare il valore umano all’interno della filiera in quanto, come afferma Lucia Sandrini, designer e mente creativa, “il fare bene concorre a creare bellezza. La bellezza non è solo l’estetica finale ma anche il procedimento, la passione con cui le persone donano se stesse. Molte volte si pensa alla moda sostenibile esclusivamente per una questione di tessuto, mentre la moda sostenibile sono soprattutto le persone che lo producono”.

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L’evento ha inoltre visto la partecipazione di Tiziano Guardini, ospite speciale in collaborazione con Isko, giovane e talentuoso eco-designer che idea nuovi modelli con l’utilizzo di materiali riciclati e naturali, in una visione secondo cui la sopravvivenza dell’uomo è legata al recupero del rapporto con la natura.

Esempio virtuoso nell’ambito della moda sostenibile è infine “Dress the Change”, piattaforma dedicata alla moda etica che nasce da un crowdfunding organizzato da Banca Etica e che fornisce ai consumatori uno strumento per informarsi e poter conoscere le realtà virtuose del mondo della moda, partendo dalla convinzione che “noi consumatori siamo anche elettori e che con i nostri acquisti possiamo influire considerevolmente sulle politiche di mercato”.

Foto credits: Alessandro Bello.

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