Salute, Montagnier: “Si rispetti il principio di precauzione”
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Prevenzione, predizione, personalizzazione e partecipazione. Questi i quattro principi che dovrebbero guidare la gestione della salute secondo il premio nobel Luc Montagnier, intervenuto al convegno “Nuove Frontiere della Biologia”, organizzato dall’Ordine dei Biologi e tenutosi il 2 marzo a Roma.
Una platea di biologi, medici, biotecnologi e fisici ha assistito alla presentazione di diversi programmi di ricerca su cui si indaga e quali evidenze, pubblicazioni e metodologie scientifiche, caratterizzano tali studi.
Si è parlato molto di autonomia e libertà della ricerca stessa, delle logiche di finanziamento, del rapporto con la scienza istituzionale. Risulta diffusa la difficoltà, per chi studia il “nuovo”, di essere ascoltato dalla cultura scientifica dominante ortodossa. È emerso poi al convegno che chi ricerca nell’ambito dei rischi per la salute dovuti all’inquinamento chimico, alla diffusione di nuove tecnologie e alla produzione di massa di cibo, si scontra con lo strapotere dell’industria.
Montagnier ha insistito sul concetto che l’inquinamento chimico ed elettromagnetico sta rendendo il nostro Sistema Immunitario meno forte. Studioso di autismo, ci ha mostrato come l’aumento vertiginoso dei casi sia proporzionale all’aumento dell’uso del glifosato ma ha esortato a studiare anche la presenza di alluminio, anche nei vaccini, ed i campi elettromagnetici. Montegnier ha poi denunciato la medicina iatrogena (patologie derivate da atti medici e farmacologici) come una delle prime cause di morte al mondo e sottolineato la necessità dell’uso del Principio di Precauzione: primum non nuocere.
Gli oggetti di ricerca presentati dai relatori del convegno sono stati tre: le nuove caratteristiche dell’acqua, i campi elettromagnetici e le nanoparticelle.
Chairman del convegno il Prof. Giuliani, ricercatore sulle nuove tecniche terapeutiche dei Campi Elettromagnetici a bassa frequenza. Ha spiegato le novità della biofisica medica e della fisica informazionale partendo dalle ricerche sui Domini di Coerenza, sulla IV fase dell’acqua fino alle nuove proprietà e funzioni dell’acqua.
L’acqua, ha spiegato Giuliani, è capace di catalizzare processi di combustione, manifestare corrente elettrica spontaneamente tra le due fasi (da quella coerente, cristallina a quella libera e caotica) e manifesta la capacità di trasportare l’informazione genetica di ciò che ha incontrato (ad esempio il DNA dei batteri), cioè l’impronta del DNA grazie alle radiazioni elettromagnetiche che esso riceve e trasmette. Il DNA è un’antenna frattale dei campi elettromagnetici.
L’acqua, insomma, manifesta funzioni, prima sconosciute, che stanno aprendo prospettive di grandi rivoluzioni diagnostiche, cliniche e di paradigma culturale.
Tra i relatori del convegno anche il ricercatore russo Voieikov che ha illustrato la biologia Teoretica di Erwin Bauer: la capacità dei sistemi biologici di modificare la propria energia strutturale porta ad un miglioramento continuo della performance di Lavoro esterno. In altre parole, l’evoluzione degli organismi si sviluppa in stati sempre più organizzati ed efficienti. Quindi non siamo consumatori passivi di energia solare…
Il Prof Tarro, studioso di virus e della loro cancerogenicità, ha poi sottolineato l’importanza della prevenzione, quindi della pratica vaccinale e dell’effetto gregge in grado di poter dare “la stoccata finale” alle epidemie del passato. Ha concluso l’intervento con la frase, spesso citata, che Pasteur (lo scopritore dei germi) disse prima di morire: “Ho sbagliato, il terreno è tutto, il patogeno è zero”. La malattia, cioè, non è riconducibile solo ad un agente esterno ma anche alle condizioni preesistenti dell’individuo che viene infettato.
Al convegno ha preso parte anche il Prof Soffritti, ricercatore e presidente dell’Istituto Ramazzini, che ha raccontato l’iter che ha portato lo IARC (Associazione Internazionale della Ricerca sul Cancro) a classificare l’Aspartame come “possibile cancerogeno”. I campi elettromagnetici a bassa frequenza (50-60 hz), sono stati definiti dallo IARC come “possibile cancerogeno per l’uomo”, dopo molti anni dalle prime evidenze epidemiologiche che correlavano le leucemie alle esposizioni croniche. Eppure, ha ricordato Soffritti, l’Istituto Ramazzini da anni porta evidenze del fatto che le radiazioni provenienti da induttori di calore, radar, trasmittenti ed elettrodotti non sono innocui. Ma conclude il professore: “chi denuncia subisce attacchi dall’industria e dalla letteratura scientifica orientata”.
In merito alle nanoparticelle i ricercatori hanno evidenziato come le metodologie per valutare l’impatto sull’ambiente e sull’uomo necessitino di una tossicologia più realistica perché i metodi standardizzati di quella classica sono inadeguati.
La Professoressa Gatti, che studia con la microscopia elettronica la tossicità nei tessuti patologici dell’uomo, con tante fotografie, ci ha mostrato come le particelle, di molto inferiori ai 10 micron (quelle di 10 si fermano nei polmoni), possono passare nel sangue, se ingerite o inalate, reagire con le proteine, scatenare reazioni infiammatorie, immunologiche e cancerose arrivando ai linfonodi, ai vari organi e al cervello.
Le nanoparticelle ingegnerizzate sono presenti soprattutto nei prodotti di personal care ma provengono anche dalla lavorazione delle schede elettroniche, dai materiali bellici e dalla combustione ad alte temperature. Come ha spiegato Gatti, già varie pubblicazioni scientifiche stanno evidenziando la correlazione tra patologie autoimmuni, cancro e linfomi e le nanoparticelle.
Il presidente dell’Ordine dei Biologi D’Anna interviene contro le industrie perché dovrebbero aggiornare, a loro spese, le catene di produzione sia dei farmaci che degli alimenti e dei prodotti tecnologici. Lo Stato, invece, dovrebbe salvaguardare la salute e investire sulla ricerca.
Il Prof. Spano, dell’università di Padova, ha poi denunciato il fatto che la medicina iatrogena sta portando a conseguenze gravissime di salute. Solo in Veneto 55.000 bambini hanno patologie psichiatriche, in Italia 1.500.000, e i dati sono in crescita.
Quando nel 2014, in occasione del convegno organizzato dall’ordine dei medici di Roma: “L’acqua, veicolo di informazione: nuove frontiere in medicina”, nella sala gremita di medici, intervistai il Prof Emilio Del giudice e gli chiesi quale tra l’ambiente dei fisici e quello dei medici fosse più resistente al “nuovo” mi rispose: “Non c’è scampo, bisogna aspettare il cambio di generazione”.
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