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Torino - Si è tenuta venerdi 15 marzo presso l’Aula Magna Cavallerizza dell’Università degli Studi di Torino, l’attesa conferenza dal nome “Le tre querce”, riferimento chiaro e diretto ad un albero considerato sacro sin dai tempi più remoti e dall’aspetto forte ed imponente. La conferenza, che ha visto la partecipazione integrata di tre grandi Maestri quali Franco Berrino, Carlo Petrini e Michelangelo Pistoletto, è stata un’occasione per focalizzarsi sul fatto che tali tematiche, superando i limiti della loro apparente differenza e settorialità, fanno in realtà parte di una stessa e grande visione comune che guarda nella medesima direzione, ovvero quella di dare vita a nuove consapevolezze nei comportamenti e nelle abitudini di vita delle persone.
A prova di ciò, la conferenza è stata caratterizzata da uno scambio reciproco di esperienze e suggestioni, che hanno generato un vero e proprio flusso di pensieri e riflessioni condivise. Eija Tarkiainen, moderatrice dell’evento, ha saputo coordinare ed indirizzare il confronto tra le argomentazioni trattate, incoraggiando e facendo emergere di punti di incontro comuni.
La premessa della conferenza si è focalizzata da subito su alcuni grandi interrogativi: “Come realizzare un cambiamento nella vita di tutti noi, come rigenerare l’uomo, come rinnovare la società e risanare la terra?” In tale ottica, Carlo Petrini ha spiegato come queste tre realtà siano profondamente interconnesse, in relazione alla nostra salute e alla nostra felicità.
Le grandi sfide del giorno d’oggi sono ormai sotto gli occhi di tutti: il cambiamento climatico “sta generando delle profonde trasformazioni, in relazione alle quali il sistema alimentare è vittima e carnefice: vittima perché il cambio delle colture sta generando degli sconquassi enormi, allo stesso tempo carnefice perché il sistema alimentare nel suo complesso produce emissioni che influenzano l’effetto serra”. Egli parla di ‘radicalità etica’, secondo cui non bisogna aver paura di andare controcorrente rispetto ad un’economia ormai malsana; bisogna invece passare dall’essere consumatori a coproduttori, mangiando ciò che produciamo ed aiutando in questo modo l’economia.
D’altra parte, Franco Berrino approfondisce il discorso sottolineando come la monocultura, causi problemi molto gravi a cui bisogna rispondere riflettendo sulle responsabilità che i nostri Paesi e noi tutti abbiamo nei confronti della sua evoluzione. Rispetto al grande tema della crescita esponenziale della popolazione, egli sostiene che “non dobbiamo produrre più cibo, dobbiamo produrre diversamente”.
Michelangelo Pistoletto in tale ottica si domanda “come ciascuno di noi può fare qualcosa e partecipare senza essere pluriconsumatore”. Egli sostiene che bisogna passare da una mono individualità e da una mono possessione ad una condizione di dualità, dove ci siamo “io e l’altro” ovvero “io e la società”, in un equilibrio tra natura e artificio, natura ed economia, natura e politica. A Cittadellarte questa tematica è stata trattata sotto il punto di vista politico: sostituire al termine ‘Democrazia’, il termine ‘Demopraxia’, partendo dal termine ‘praxis’ (ovvvero pratica), che permetta alle persone non solo più di delegare, ma bensì di praticare, o meglio, demopraticare.
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