Cucinare naturale può cambiare te stesso… e il mondo!
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Perugia, Umbria - Cambiare il nostro modo di cucinare ha un impatto immediato su chi cucina, chi mangia e su tutto il mondo. Questa attività a cui ogni giorno dedichiamo tempo ed attenzione, in ogni parte del mondo, ha notevoli impatti, positivi o negativi, dipende da come la curiamo.
Quando oggi si parla di cucina “sostenibile” spesso si cade nell’errore di considerarla una moda, mentre un approccio più consapevole al cibo è prima di tutto uno stile di vita.
“Quando mangiate chiedetevi sempre da dove viene e da chi è stato fatto”, recitava una frase affissa in una trattoria italiana del secolo scorso. Le tradizioni lasciateci dalla civiltà contadina sono maestre in questo: chiederci sempre, prima di preparare o mangiare un cibo, quale sia la sua provenienza, ripercorrendo il fondamentale percorso “dalla terra al piatto”, per ridare il giusto senso e valore a ciò che stiamo per immettere nel nostro corpo ma anche valutarne le conseguenze sul mondo in cui viviamo.
Nella società del cibo artefatto e del junk-food (cibo spazzatura) esistono fortunatamente delle sacche di resistenza al modello globalizzato e globalizzante, rappresentate soprattutto da tanti piccoli produttori che lavorano sulla ricerca della qualità delle materie prime, dalla scelta dei semi all’utilizzo di pratiche agricole poco impattanti per l’ambiente. Supportare queste realtà è uno strumento fondamentale per favorirne la sopravvivenza e lo sviluppo e al tempo stesso per migliorare qualitativamente la nostra alimentazione.
Il lavoro che da anni viene portato avanti da Vittorio Curcio (Veg Autoproduzioni) mira proprio a questo: sperimentare e divulgare pratiche sostenibili in ambito alimentare, favorendo le scelte di cibo proveniente da piccole produzioni locali e stimolando l’interesse e l’attenzione verso la materia prima in sé, sia essa coltivata o selvatica. Per questo motivo ho deciso di approfondire e porgli qualche domanda.
Quali sono i principi, le linee guida che segui e che hanno la forza di ispirare tutte le persone che vengono a contatto con la cucina sostenibile?
Nella pratica ho potuto constatare, con grande soddisfazione, che una cucina sana e sostenibile può essere davvero accessibile a tutti, con costi molto spesso più bassi di quelli della grande distribuzione. Dedicandoci passione e, ovviamente, il giusto tempo.
Innanzitutto, la naturalità del cibo, ovvero la scelta di prodotti provenienti da un’agricoltura che non fa uso di fertilizzanti chimici, insetticidi, antiparassitari e diserbanti. L’agricoltura è uno dei settori che inquina di più al mondo, e nel nostro piccolo possiamo fare delle scelte consapevoli a basso impatto.
Altro principio sul quale mi baso nella mia cucina è quello della località, ovvero l’approfondimento di ciò che offre il territorio in cui vivo, ragionando in un’ottica bio-regionale. Fortunatamente il paese in cui viviamo, l’Italia, è talmente ricco e bio-diverso a livello agro-alimentare che è possibile nutrirci quasi esclusivamente con quello che è prodotto in loco.
Importante è anche la stagionalità del cibo, ovvero conoscere i cicli della natura e valorizzare ciò che ci offre quel determinato periodo dell’anno, senza dover ricorrere a prodotti provenienti da mono-colture intensive in serra, che hanno l’obiettivo di velocizzare la crescita delle piante e spingere verso una produzione di quantità e non di qualità.
Ed è proprio la passione verso la materia prima che mi guida verso il principio di autoproduzione alimentare, cioè partire da un prodotto integrale, originario, e trasformarlo in cibo da consumare al momento o da conservare, con un passaggio “alchemico” che è il tramite tra uomo e natura. Autoprodurre vuol dire avere garanzia di qualità, sviluppare la manualità, abbattere i costi e ridurre il packaging.
Importantissima inoltre è l’attenzione che dò al selvatico che ci circonda. Il ri-conoscimento di ciò che ci offre naturalmente il territorio in cui viviamo rappresenta una ri-connessione tanto alla flora tanto alle tradizioni di un luogo. Oltre all’illimitatezza e alla gratuità, uno dei vantaggi del selvatico è la potenza dal punto di vista nutrizionale, di gran lunga maggiore a ciò che viene coltivato.
Infine il “Veg”, che sta per “vegetale”, vuole sottolineare l’importanza che nella mia cucina do ai prodotti di origine vegetale, prediligendoli rispetto a quelli di origine animale, per motivazioni tanto etiche quanto salutistiche quanto ambientalistiche. È uno strumento per bilanciare un’alimentazione spesso eccessiva in grassi e proteine animali, valorizzando prodotti più delicati e meno impattanti, ma non per questo meno gustosi e nutrienti.
Credi che sia possibile divulgare queste esperienze a tante persone e rendere più forti gli impatti positivi della nostra attività di cucinare?
I principi di cui parlo trovano applicazione nella mia cucina, della quale ho voluto facilitarne la diffusione operando anche e soprattutto in ambito comunitario, in modo da far arrivare a più persone non solo il messaggio teorico, ma principalmente il riscontro pratico di come questo tipo di approccio al cibo possa essere appagante e sostenibile.
Per questo abbiamo organizzato col Centro Panta Rei, il Campus di cucina sostenibile, un percorso esperienziale finalizzato a fornire gli strumenti idonei allo sviluppo di una cucina sostenibile, in ambito casalingo, comunitario o commerciale.
Un ciclo formativo distribuito su cinque moduli, mosso dalla necessità di ridare valore, attenzione e sacralità al cibo, approfondendo tanto le modalità di preparazione quanto la conoscenza della provenienza e delle caratteristiche delle materie prime, per ottenere piatti originali pur mantenendo il legame con la tradizione.
Il primo modulo parte adesso, il 7-8 aprile, ed è sulla Cucina naturale e autoproduzione alimentare. Ci sarà un’introduzione teorica sulla sostenibilità in cucina e sulle modalità di accesso a materie prime di qualità, seguito da lezioni pratiche nelle quali vedremo come, attraverso l’autoproduzione alimentare, è possibile saltare la grande distribuzione, abbattere costi e packaging e stimolare la manualità e il gusto.
Tutto finalizzato alla preparazione dei pasti, da consumare insieme in un’ottica di convivialità, altro valore strettamente legato al cibo.
Per partecipare al campus e per approfondimenti clicca qui
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