28 Mar 2018

Chiude la V edizione del Torino Underground Cinefest

Chiude i battenti con un'altra giornata sold out, la quinta edizione del Torino Underground Cinefest. Di nuovo oltre 500 passaggi al Cinema Classico, superando così i 1500 spettatori nei tre giorni di festival per i 28 film selezionati. 8 significativi Q&A con autori internazionali, 9 premi consegnati e 11 menzioni attribuite.

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Torino - I film più premiati di questa edizione sono stati il tedesco “King Granpa” di Martin Grau (anche Miglior Cortometraggio), il danese “Needble boy”, l’austriaco “The best of all worlds” di Adrian Goiginger (anche Miglior Lungometraggio) e l’israeliano “Fatherland” di Amlkam Kovner.

“Siamo soddisfatti dell’ottimo lavoro di squadra. I ragazzi che hanno lavorato con noi – Luca Gardenghi, Beatrice Giancalo, Martina Prestinaci, Alessandra Rocchi e Andrea Nocera – hanno dimostrato verve e grande professionalità. E poi ancora Marco Valier, i giurati e Diego Borgazzi, riferimento del Cinema Classico. Siamo orgogliosi per la visibilità mediatica raggiunta e soprattutto per i riscontri super positivi ricevuti. Tutto questo ci esorta a continuare” dichiara Annunziato Gentiluomo, Presidente dell’Associazione di ArtInMovimento.

“Siamo stanchi ma orgogliosi per un risultato che ripaga ogni fatica. Gli artisti intervenuti ci hanno fatto i complimenti per l’organizzazione e soprattutto per la passione che hanno visto esser messa in quanto proponiamo” sottolinea Matteo Valier, Presidente dell’Associazione SystemOut.

“Il festival si chiude con una certezza e con una precisa volontà: aggiungere almeno un giorno di programmazione per la VI edizione del TUC. Il motivo è semplice, abbiamo il dovere di incrementare i film in programmazione e dare respiro ai generi animazione e documentario. Che dire? Tante emozioni e tanta voglia di continuare a soddisfare il pubblico che ha creduto in noi e che è sicuramente affamato di nuove forme espressive e di autenticità” afferma il direttore artistico Mauro Russo Rouge.

Come annunciato il lavoro dei giurati non è stato semplice perché i 28 film selezionati erano tutti di notevole manifattura. E mentre Federico Bianco e Annunziato Gentiluomo conducevano la cerimonia sono stati consegnati tutti i riconoscimenti delle due Giurie.
Alla fine il Premio di 500 $ come Miglior Lungometraggio, Fabrizio Odetto, Giorgio Perno, Luca Sartore, Alessio Brusco e Davis Alfano, lo hanno conferito a “The best of all worlds” di Adrian Goiginger “per la straordinaria abilità con cui ha saputo combinare tutte le arti della narrazione: dalla regia alla sceneggiatura, dalla fotografia alla sorprendente bravura di tutti gli attori, per essere riuscito a tratteggiare un lucido, umanissimo affresco della disperazione che germoglia dalla dipendenza, per averne sondato l’oscurità con crudezza e poesia, facendoci toccare il fondo dell’abiezione umana, e per averci dato alla fine ancora una speranza: la possibilità di risalire il baratro verso la salvezza quando, nonostante i tempi terribili in cui viviamo (che ci abituano a qualunque bruttura), un film riesce ancora nell’intento di indignare e smuovere gli animi, esso trascende ad un livello superiore e si avvicina di un passo alla vera arte; quella capace di creare rivoluzioni, dentro e fuori di noi! Per questo straordinario coraggio noi crediamo che questo film meriti il premio come miglior lungometraggio della V edizione del Torino Underground Cinefest”.

Il Premio di 300$ come Miglior Cortometraggio, Annunziato Gentiluomo, Stefano Semeria, Chiara Trompetto, Silvia Lombardi, Luca Puggioni e Monica Merante lo hanno conferito al tedesco “King Granpa” di Martin Grau “per il suo essere poetico, delicato, a tratti anche malinconico, e perché capace di mettere al centro le narrazioni. È una storia che si conclude perfettamente in appena 15 minuti, senza lasciare nulla al caso, e portando lo spettatore dentro questo mondo fantastico che permetterà di rendere eterna la figura del nonno. Un prodotto che emoziona e che ti tocca l’anima”.

Passando agli altri premi, la Giuria lungometraggi ha premiato come Miglior Regista Alexander Bak Sagmo (“Needle Boy”), con questa motivazione: “Disarmante” è, forse, l’aggettivo che meglio descrive la regia di Alexander Bak Sagmo. Dinnanzi al susseguirsi delle scene, che tratteggiano vari spaccati di realtà impietosi, ci si sente disarmati, inermi, e allo stesso tempo affascinati e sconvolti. Con una maestria rara da trovarsi in registi così giovani, Sagmo ha saputo mescolare elementi onirici e frammenti di cruda quotidianità in un flusso narrativo che, se da un lato stupisce per la sua apparente semplicità, dall’altro, invece, meraviglia per la complessità delle sfaccettature dipinte e delle emozioni suscitate. L’occhio della camera – a volte ossessivo, a volte discreto – scruta nell’anima dei personaggi, mettendoli molto più a nudo di quanto non appaiano sullo schermo; ciò che potrebbe suscitare scalpore, risveglia la coscienza e induce lo spettatore ad iniziare un impietoso viaggio dentro di sé”.

È stato decretato Miglior Attore Nicklas Søderberg Lundstrøm (Needle Boy) “per una recitazione sapientemente dosata e minuziosamente calcolata ha dato vita a un personaggio complesso e dalle mille facce. Nicklas Søderberg Lundstrøm è in grado di creare una solida sintonia con il pubblico, che si ritrova ad essere ora inquietato, ora in perfetta empatia con un personaggio dai risvolti caratteriali tanto cupi quanto, talvolta, addirittura condivisibili e giustificabili. Un’eccezionale scrittura incontra un’eccezionale interpretazione: Nicklas prende per mano lo spettatore e lo trascina, volente o nolente, in una vorticosa discesa nei bassifondi oscuri di una psiche profondamente turbata e deviata, ma indiscutibilmente affascinante”.

Il Premio come Miglior Attrice è andato a Xanthi Spanou (Bliss), “per la notevole raffinatezza interpretativa, dovuta a un innegabile lavoro di costruzione del personaggio che ha reso indelebile l’interpretazione di Anna, trasmettendoci quel cinema verité così tanto difficile da trovare oggi. Spesso nel cinema, per un interprete è molto più difficile togliere che mettere, molto più arduo celare, che palesare. Xanthi Spanou ha mostrato una sensibilità eccezionale nel nascondere e nel rivelare allo stesso tempo, riuscendo pienamente nell’intento di trasmettere i molteplici risvolti di un “io” tormentato e controverso”.

Per quanto riguarda i Cortometraggi, la Giuria ha attribuito il Premio come Miglior Regista a Martin Grau (King Grandpa) “per il linguaggio lirico che costella tutto il cortometraggio, capace di valorizzare i rapporti tra narrazione, fantasia e realtà. Con questo corto, il regista ha potuto esprimere la forza dell’immaginazione e la potenza del racconto che prende vita con “un soffio di vento” che porta in sé la luce di un sogno e la bellezza di un legame che supera il tempo e vince su tutto, anche sulla morte”.
La Giuria ha assegnato il Premio come Miglior Attore a Lior Hersku (Fatherland), che, “ben valorizzato dal cortometraggio nel suo complesso, rende con autenticità e naturalezza i moti di un giovane sognatore che prova a trascendere l’immobilismo sociale a cui è costretto, incarnato dalla fattoria e del rapporto col padre, magnificamente interpretato Golan Azulay”.
Per la Giuria Cortometraggi la Miglior Attrice è stata Flavie Delangle (Marlon) “per l’intensità della sua interpretazione e per la capacità di raccontare il suo disagio e il sentimento fortissimo che la lega alla madre, resa dalla superlativa Anne Suarez, con una forza espressiva che va al di là delle parole”.

Infine il vincitore del Premio del pubblico è andato al lungometraggio greco “Invisible” di Dimitri Athanitis.
“Ho visto una giuria lavorare con passione e professionalità nel più alto rispetto dell’arte e degli autori selezionati. Tutti per me potevano vincere. Ciascuno aveva una storia da raccontare e un linguaggio originale attraverso cui esprimerla”, afferma il direttore artistico Mauro Russo Rouge.

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Per le menzioni speciali tra i lungometraggi l’unica Menzione speciale è stata assegnata al piccolo Jeremy Miliker, nel ruolo di Adrian in “The Best of all worlds” di Adrian Goiginger “per la sua formidabile spontaneità, per la naturalezza e la facilità con cui riesce a vivere davanti alla macchina da presa, e per la meravigliosa speranza che ci ha saputo donare, in un tributo di gioia e di purezza che trascende ogni male. Grazie, Jeremy! Sei un piccolo angelo della luce che rischiara le nostre tenebre”.

Tra i cortometraggi sei sono state le Menzioni assegnate. La prima è stata attribuita a “Fatherland” di Amikam Kovner “perché riesce in 28 minuti a fotografare uno spaccato con ruoli e mansioni molto definiti senza prendere le parti di nessuno. Iniziando e concludendo con grazia la storia, integra molto bene l’aspetto umano e famigliare, descrivendo con minuzia le aspettative disattese tanto del giovane quanto dell’adulto, chiusi in un forte immobilismo sociale”.
La seconda è stata assegnata a “Phallus Malus” di Claire Maugendre “per aver presentato una storia coraggiosa e certamente originale, per aver contributo socialmente alla questione di genere presentando con delicatezza l’aspetto emotivo della transazione di un ermafrodita che si affaccia all’amore, e per il magnifico connubio tra narrazione filmica e musica”.
La terza è stata assegnata a “Transmission” di Varun Raman e Tom Hancock per “l’originalità, la messa in scena, la colorimetria, il look cinematografico e per le interpretazioni veramente impeccabili dei due protagonisti James Hyland e Michael Shon”.
La quarta è stata data a “Water Hunters” di Massimo Ottoni e Salvatore Centoducati “per la cura del prodotto di animazione, per il messaggio ambientalista e per come descrive un futuro possibile che ruota attorno all’elemento della vita per eccellenza, l’acqua”.
Sono state assegnate altre due Menzioni più specifiche per valorizzare alcuni interpreti.
La Giuria dei Cortometraggi, infatti, ha attribuito la Menzione speciale all’attore Akillas Karazisis (Freezer) “per la sua eccezionale interpretazione capace di rendere con maestria le tante sfaccettature del personaggio che si confronta con una situazione tutt’altro che semplice e molto attuale”. All’attrice Haydee Leyva (Julkita), invece, è andata la Menzione “per la sua interpretazione impressionante, grintosa e carica, decisamente scollata dal resto del corto. L’attrice incarna, con grande maestra, la duplicità della donna, da remissiva a carnefice, ben evidenziando i moti turbolenti dei giorni del ciclo mestruale”.

Il Torino Underground Cinefest ha previsto anche altre menzioni proposte dai quattro media partners e e da un partner culturale.
ArtInMovimento Magazine conferisce la propria Menzione speciale cortometraggi a “King Granpa” di Martin Grau “per la sua capacità di mettere al centro le storie capaci di vincere anche l’ineluttabile evento morte in un continuo e delicato gioco di passaggio tra sogno, ricordo e realtà. Molto valida la regia, convincenti le interpretazioni, coinvolgente ed emozionante lo sviluppo della narrazione”.
La testata suddetta conferisce invece la propria Menzione speciale lungometraggi a “Wall of death” di Mladen Kovacevic “per la capacità di emozionare lo spettatore documentando, attraverso un look cinematografico e una colonna sonora straordinaria e ipnotica, i ricordi e le emozioni della protagonista. Wall of Death è capace di commuovere e lo fa sin dai primi fotogrammi. I lunghi piani della protagonista Branckica che fuma una sigaretta, la sua espressione monocorde e ineluttabile, costituiscono il leit-motiv dell’intero documentario. Una donna, i suoi ricordi e le sue sofferenze emergono con straordinaria bellezza estetica grazie all’appeal che il regista Mladen Kovacevic imprime sul documentario, arrivando allo spettatore che ne subisce in pieno la fascinazione”.

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Italia Che Cambia conferisce la propria Menzione speciale a “New Neighbors” “per il delicato tema della questione razziale, acutizzata dalla difficoltà di una madre che ha la necessità di proteggere i propri figli da problemi molto più grandi di loro. Di grande attualità, presenta inoltre un buon ritmo composto da passaggi emozionali intensi, una buona cura della fotografia e una sapiente scelta del montaggio, che acutizzano una trama e gli eventi collegati già di per se avvincenti”.
Piemonte Che Cambia invece conferisce la propria Menzione speciale a “La rivincita di Casale Monferrato” di Rosy Battaglia “per lo spessore di vera e propria inchiesta giornalistica con cui viene analizzato il problema amianto e soprattutto per come si punta al positivo e alla descrizione di una città resiliente che trasforma e rinasce”.
TorinOggi conferisce la propria Menzione Speciale a “Water Hunters” di Massimo Ottoni e Salvatore Centoducati “per il tema dell’acqua, fonte di vita e risorsa strategica del futuro, saggiamente raccontata con il prodotto di animazione che permette allo spettatore di immaginarsi in un luogo senza tempo insieme ai protagonisti del film”.
L’IISS “Luigi Des Ambrois” di Oulx (To) conferisce la propria Menzione a “Lovers never say goodbye” di Christoph-Mert Hagen “per aver mostrato attraverso la forza narrativa e la sensibilità visiva, la tematica dell’amore come legame assoluto, e per aver saputo offrire un punto di vista emotivo e a tratti sentimentale su un genere così difficile qual è l’horror”.

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