Luciano Remigio e il Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo
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Cuneo - Oggi vi parliamo dell’avventura di Luciano Remigio che dal 2001 gestisce il C.R.A.S. di Bernezzo in provincia di Cuneo. Nato dalle spoglie di un vecchio zoo che sorgeva nell’area, chiuso in seguito alla morte naturale degli animali che vi risiedevano, inizialmente il Centro viene gestito grazie all’appoggio e alla collaborazione con la LIDA (la Lega Italiana Diritti degli Animali). La partnership prosegue fino al 2004, quando Luciano insieme a un gruppo di altri volontari decidono di costituirsi come associazione diventando Centro di Recupero Animali Selvatici Onlus.
Da quel giorno di strada ne è stata fatta tanta e il grande lavoro di questi anni ha consentito l’apertura di un Centro nel Comune di Novello (oggi indipendente e specializzato nel soccorso dei ricci) e alla messa in sicurezza di una sede distaccata C.R.A.S. a Sommariva Perno, deputata al ricovero del gran numero di testuggini palustri americane (le comuni tartarughine acquatiche) giunte al Centro nel corso degli anni in seguito ai sequestri giudiziari o alle cessioni da parte di privati.
“Quando abbiamo iniziato questa attività nel 2001 passavano da qui circa 150/200 animali l’anno – ricorda Luciano – nel 2017 abbiamo raggiunto quota 1200 animali l’anno”.
Nel corso del 2009 il centro si è adeguato alle linee guida regionali e sono stati effettuati grandi lavori di ristrutturazione, linee guida emesse per una gestione coordinata e organizzata di tutti i Centri del territorio alle quali è seguita l’erogazione di un finanziamento che ha permesso di adattare la struttura ma anche di definire l’intero processo di cura e rilascio degli animali soccorsi. Impiego di attrezzature specifiche, strategie di contenimento per la messa in cattività durante la cura e graduale riadattamento alla vita in libertà. Nulla è lasciato al caso. Nell’eventualità di una mancata guarigione dell’animale, le legge prevede sia l’opzione detenzione sia quella eutanasia. Il C.R.A.S. di Bernezzo ha scelto il mantenimento in detenzione, purché l’animale non sia in uno stato di sofferenza.
Anche il recupero degli animali segue le regole molto rigide dettate dalla normativa. Chiunque trovi un animale ferito o infortunato ha l’obbligo di chiamare la ASL. Quando interviene, il veterinario valuta se può curare sul momento il “paziente” o se è necessario un ricovero nelle strutture predisposte. Dopo l’accudimento, anche il rilascio avviene sotto il controllo della sanità pubblica. “A volte mi sembra di avere a che fare più con la burocrazia che con gli animali – scherza Luciano – d’altronde prima di riportare in libertà un animale è fondamentale controllare che non abbia contratto malattie pericolose o contagiose per l’uomo o per gli altri animali”.
Il salvataggio e recupero è un servizio fondamentale reso dai centri regionali, ma è solo la parte più visibile del lavoro. Nel dietro le quinte anche l’attività di raccolta dati (come la mappatura del territorio e delle strade con maggior numero di incidenti o la catalogazione delle principali cause di ricovero degli animali) ha una grande rilievo per la Regione. Ma nonostante l’impegno eccezionale di queste strutture le risorse a disposizione non sono molte. “Dal 2009, anno in cui siamo entrati nella rete regionale dei C.R.A.S. non abbiamo più ricevuto finanziamenti – conclude Luciano – e da cinque Centri che eravamo, oggi siamo rimasti solo in tre”.
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