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Confesso. Da mesi volevo scrivere questo articolo. Più o meno da quando li ho incontrati all’ultimo raduno estivo della RIVE e ho avuto occasione di intervistarli. Ma il timore di non riuscire a definire ciò che fanno con un verbo adeguato ha sempre prevalso. Una volta ho chiesto a Majid se potevo definirli animatori. Mi ha risposto di no. “Richiamerebbe l’idea che ci sia un professionista pagato per far divertire”.
Invece per i Piumani è diverso: anzitutto perché il divertimento è solo uno dei tanti aspetti, ma non l’unico; poi perché sono tutti volontari (anzi, “volentieri”, come dicono loro); e infine perché il loro focus è sulla partecipazione, ossia sul fatto che chiunque – in qualsiasi momento – può entrare a far parte del gruppo e diventare così animatore di se stesso e degli altri.
Insomma, ora che il verbo adeguato l’ho trovato, sono finalmente pronto a presentarveli. I Piumani sono il gruppo nato per “piumanizzare” i raduni degli ecovillaggi italiani, e che da qualche tempo hanno esteso il proprio raggio d’azione aprendosi ad altri eventi coerenti con la loro filosofia, fino a crearne di propri: su tutti il Capodanno piumano, o PiumAnno, che quest’anno si è svolto in due fasi, la prima al Casale del Gigante, in Abruzzo, e la seconda all’ecovillaggio Giardino della Gioia, in Puglia.
Si tratta di una storia recente, frutto dell’incontro di due idee. Nella primavera 2015, durante una riunione dei volontari RIVE per la preparazione del raduno estivo, la proposta di Andrea Bouchard – scrittore per bambini e maestro elementare milanese – di non chiamare artisti esterni agli eventi, ha sposato quella di Mario Dal Mare – poeta a braccio e scrittore abruzzese – di aumentare le occasioni di autenticità relazionale. Da questo matrimonio è nato il progetto dei Piumani, il cui simbolo è una piuma, che unisce la leggerezza e lo spirito di comunità con l’autogestione della parte artistica degli eventi, in grado di stimolare i talenti e la creatività di chi vi partecipa. Per un obiettivo che solo chi non li hai mai incontrati può credere ambizioso: più umanità.
I Piumani agiscono secondo sei dimensioni fondamentali (ma non è detto che non se aggiungano altre in futuro o che alcune non si fonderanno fra loro). La prima dimensione è l’apertura relazionale, che ha lo scopo di portare nelle relazioni più cuore e più corpo, meno muri e meno difese. Il simbolo di questo aspetto è l’abbraccio, da intendersi come abbraccio ripetuto, ossia non solo quando ci si saluta.
La seconda dimensione è la leggerezza sensibile. Si tratta dell’ironia, della battuta, della risata, del non prendersi troppo sul serio, ma con una peculiarità: l’attenzione inclusiva per chi – in quel momento e in quel luogo – non si sente leggero. Non un divertimento da tavolata ubriaca, quindi, e neanche da pura evasione, ma nel senso di “esserci di più”, di star bene con se stessi e con gli altri. Un divertimento profondo e aperto a chi ha voglia di esprimersi attraverso la musica, il canto, la danza, la recitazione, la co-conduzione di un laboratorio, l’invenzione di un gioco, l’improvvisazione. Il simbolo di questo aspetto è la chitarra, lo strumento che più spesso accompagna le composizioni del gruppo stesso, a volte totalmente nuove, a volte rivisitazioni di successi del passato.
Poi c’è la dimensione della riconnessione, da intendersi come riconnessione con se stessi, con la natura e con gli altri, utilizzando tecniche conosciute e sperimentate in tutto il mondo, ma sempre con qualche piccola variazione sul tema che le renda… “piumane” di quello che già sono. Non a caso i Piumani praticano la meditazione, l’ascolto profondo e la comunicazione empatica abbinandovi una maggiore corporeità; e non a caso hanno tra i propri focus il mantenimento di una dimensione spirituale, purché non eccessivamente mistica, ma divertita, leggera e autoironica, un po’ sullo stile di quella proposta da Jacopo Fo ad Alcatraz. Tutto questo per ottenere un linguaggio in grado di arrivare di più al cuore.
La quarta dimensione è, difatti, proprio quella del linguaggio. I Piumani tendono infatti a usare meno verbo e più corpo per togliere un po’ di spazio alla mente (non perché sia cattiva, sia chiaro, ma per regalarle un po’ di riposo) e concederlo alle emozioni. Ecco perché chi partecipa a un evento piumano può improvvisamente – anche durante un cerchio di parola – ritrovarsi in un mini-mondo dove si resta in silenzio per un po’, comunicando solo con i gesti e la mimica, oppure in un altro nel quale ci si esprime solo con canti e urla liberatorie. Il simbolo di questo aspetto è la trasformazione delle parole, una caratteristica dei Piumani inaugurata da Mario il poeta, che ne ha fatta una delle sue cifre stilistiche: “tevisione”, “valorare” (invece di lavorare), “senso libero” e “rinascisenso” (che è anche il titolo di un libro di Mario Dal Mare) sono solo alcune delle tante.
Un’altra dimensione riguarda lo stile di vita. I Piumani limitano fumo e alcol, non usano droghe, hanno una grande attenzione al benessere psicofisico e spirituale, e quindi alla genuinità del cibo, al consumo critico, al rispetto per gli animali e per la natura. Va tuttavia sottolineato che, sebbene rispettato da tutti, questo orientamento va inteso come semplice suggerimento visto che, di base, il gruppo è contrario alle proibizioni.
La sesta e ultima dimensione è quella della ritualità. Oltre all’abbraccio e alle canzoni inventate, vanno citati il saluto piumano, i mantra e i canti prima dei pasti (sullo stile dei Rainbow Gathering). Ma il rito più importante di tutti, e anche il simbolo di questa dimensione, è il cerchio empatico, una tradizione secolare degli indiani d’America una cui versione – anch’essa personalizzata – i Piumani hanno cominciato a usare dopo aver partecipato, nel 2016, al Campo di Manitonquat (autore del libro “La via del cerchio”, sul dialogo e la democrazia delle comunità) all’ecovillaggio Tempo di Vivere. Dietro al cerchio c’è un atteggiamento orizzontale ed egualitario verso il prossimo e la natura che la società moderna, strutturata in maniera gerarchica, piramidale e antropocentrica, ha ormai perso.
E chissà che non appartenga alla dimensione della ritualità anche il cambiare il proprio nome anagrafico in Majid, Lapis, Kalish (ecc.) durante gli eventi; o anche la materializzazione di entità come Omino, che “si manifesta solo in contesti dove c’è apertura di cuore e un pizzico di acclamazione”, come ci spiega Alessandra Lombardo – anche lei maestra elementare – del cui corpo Omino si serve per veicolare un messaggio autoironico e sdrammatizzante. Antispecista, non a caso nato in un rifugio di animali poco dopo la morte del padre di Alessandra – la cui presenza ne aveva da un lato ispirato e dall’altro frenato l’espressione – Omino è un po’ motivatore e un po’ giullare, non è né maschio né femmina (però si può trasformare all’occorrenza nell’uno o nell’altra) e rappresenta la parte più pura e giocosa di noi. Soprattutto, è sempre pronto a creare armonia, gioia, e a stare nella luce.
Dal punto di vista organizzativo i Piumani sono un gruppo orizzontale. La conduzione è collettiva, non esistono leader, anche i laboratori sono sempre gestiti da più persone. Questo approccio un po’ anarchico non è però una scelta militante, quanto un atteggiamento diffuso che appartiene a tutti coloro che fanno parte del gruppo e che “naturalmente” ispira gli altri che vi si avvicinano o ne entrano a far parte per periodi più o meno lunghi.
A proposito, casomai vi chiedeste come si fa a diventare Piumani o a partecipare alle loro attività, sappiate due cose. La prima è che tutti possiedono la piumanità dentro di sé. Basta solo avere un po’ di pazienza e impegnarsi perché esca fuori. È un cammino; un cammino lungo il quale ognuno è benvenuto e può unirsi, se ha voglia di sperimentare quel tipo di ricerca e di filosofia.
La seconda cosa è che per essere piumano bisogna avere (o mostrare di avere) almeno un problema con la tecnologia: non esiste pagina FB, né sito web, né numero di telefono, ecc. Esiste solo piumamail@libero.it. È qui che dovete scrivere, ovunque voi siate, per unirvi a loro o per partecipare a un loro evento. Con una piccola avvertenza. Ogni incontro piumano può essere un’esperienza emozionalmente e spiritualmente forte, che potrebbe portarvi a sfidare a viso aperto i vostri blocchi, i conflitti irrisolti e i traumi più remoti. Una cosa tuttavia è certa. Qualunque sia la sfida che vi attende, non la affronterete mai da soli.
Foto di Laura Panzarasa
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