Un coeso e netto “No alla deriva petrolifera del Piemonte voluta da Shell”
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Un netto “no” da parte di tutti i territori interessati è stato espresso a Torino nell’ambito della Conferenza dei Servizi convocata presso la Regione Piemonte per valutare la richiesta di Shell di portare avanti attività di prospezione e possibili nuove trivellazioni in un’area di 462 km2 tra le province di Novara, Vercelli, Biella e Varese.
“Non ci interessa assolutamente questo tipo di indagine – ha affermato il presidente della Provincia di Novara, Matteo Besozzi – Abbiamo detto e scritto in un documento sottoscritto da sindaci, Province e parchi che il nostro territorio ha una vocazione completamente diversa, che non ha nulla a che vedere con quella estrattiva. Non ci interessa minimizzare i rischi, come propone Shell, non vogliamo proprio nessun rischio. Il nostro è un territorio che possiede già delle ricchezze precise, quelle ambientali, della filiera agricola, turistiche, che non sono compatibili con nessun tipo di perforazione. La nostra è una posizione netta, condivisa dalle amministrazioni comunali”.
Ad esprimersi ieri è stata anche l’Asl, osservando che la documentazione presentata da Shell non è completa. Stessa posizione ha assunto la Regione Piemonte che chiede ulteriori integrazioni alla società. Entro il 10 marzo la Regione dovrà presentare la propria relazione da trasmettere al Ministero dell’Ambiente, che avrà l’ultima parola sull’argomento, ma che dovrà tenere conto delle posizioni degli enti locali.
“L’obiettivo finale di Shell – ha spiegato Legambiente Piemonte alla vigilia della Conferenza dei Servizi – è quello di ‘valutare l’opportunità di effettuare ulteriori attività di verifica dell’esistenza del giacimento’ nell’area del permesso di ricerca di idrocarburi denominato ‘Cascina Alberto’, territorio compreso tra i comuni di Gattinara, Ghemme, Sizzano e le aree protette del Ticino e del Lago Maggiore, zone che hanno un’economia prevalentemente basata sul turismo con centinaia di migliaia di presenze all’anno con un’offerta che si basa su natura e paesaggio”.
Come spiega l’associazione, la Shell utilizzerebbe due tecniche di prospezione del terreno. “La prima, chiamata vibroseis, prevede onde elastiche prodotte facendo vibrare una massa di una certa dimensione e trasmettendo le vibrazioni al suolo. La seconda tecnica prevede invece che le onde elastiche vengano innescate facendo detonare una carica esplosiva direttamente nel terreno”.
“Siamo fermamente contrari alla deriva petrolifera nella nostra Regione – spiega Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – a cominciare dalle prime attività di ricerca e prospezione sia per il rischio a cui verrebbero sottoposti il territorio e la popolazione, sia perché il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti e protagonismo delle grandi lobby. Piuttosto che diventare terreno di conquista delle compagnie petrolifere l’area dovrebbe essere tutelata e valorizzata per la sua vocazione turistica e la pregiata produzione vitivinicola”.
“L’Accordo di Parigi – continua Dovana – indica una strada da seguire e non è certamente quella di investire nelle fonti fossili che non solo continuano a diminuire nei consumi – negli ultimi 10 anni il gas è diminuito del 14% mentre il petrolio del 39% dal 2000 ad oggi – ma che non possono garantire quella sicurezza energetica di cui tanto si parla. Il futuro è nelle fonti rinnovabili, già oggi competitive e in grado di soddisfare il 32% dei consumi elettrici nazionali e in Piemonte il 39%. Un grande risultato che dimostra come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo e integrato nei territori. Per questo chiediamo alla Regione Piemonte di opporsi al tentativo di Shell, coerentemente con gli impegni che il nostro governo ha preso alla Cop21 di Parigi”.
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