Ginevra Di Marco: la musica e il cambiamento, tra viaggio interiore e Stazioni Lunari – Meme #7
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Avere “grossi problemi con la creazione dell’idolo” è un aspetto della nostra vita che a parole ci sembra semplice, quasi scontato e banale. Devo confessare che in questo caso, mentre provo a scrivere questo pezzo, sono in difficoltà con questa affermazione: perché per la nostra rubrica “Meme!” incontriamo Ginevra Di Marco, in compagnia di Francesco Magnelli e Andrea Salvadori, e un tuffo al cuore mi riporta con la mente alla mia adolescenza.
Ero poco più che sedicenne quando ascoltai un disco che mi segnò e che continua a donarmi emozioni profonde: si tratta di “Ko de Mondo” del Consorzio Suonatori Indipendenti (noti come CSI), band che prese vita dalle ceneri del progetto dei CCCP ed intimamente legata alla controversa figura di Giovanni Lindo Ferretti. Quando ascoltai Ko de Mondo mi imbattei, per la prima volta, in alcuni vocalizzi di quella che sarebbe poi divenuta una delle voci femminili che più ho amato e amo: quella appunto di Ginevra di Marco, che nei CSI rimarrà insieme a Francesco Magnelli, che era alle tastiere, fino al 2001, anno dello scioglimento della band, proseguendo poi fino al 2004 con i PGR (abbreviazione di “Per Grazia Ricevuta”) la collaborazione con Ferretti, anno in cui lasciarono anche questo progetto.
Anche se io li scoprii così, già mentre collaboravano con i CSI, Ginevra e Francesco (marito e moglie dal 2000) hanno portato avanti numerosi altri progetti musicali. Dal 2006, anno della pubblicazione del disco “Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre”, si unisce a loro alle corde Andrea Salvadori, per un nuovo grande viaggio che arriva fino ai giorni nostri: quello che parte dalla tradizione della Toscana, regione di provenienza dei tre musicisti, per allargarsi ai canti popolari del Mediterraneo e del Mondo.
Daniel Tarozzi, insieme ad Emanuela Sabidussi e Chiara Gnocchi, ha incontrato Ginevra, Francesco ed Andrea ad Albenga, in Liguria, ospiti della dodicesima edizione del festival musicale “Su la testa”. Per l’occasione il trio ha composto molte delle tracce dell’ultimo lavoro “La Rubia canta la Negra”, disco dedicato alla musicista argentina Mercedes Sosa: “Interpretiamo musica proveniente da tutto il mondo: musica folk, popolare, ormai da più di dieci anni” ci spiega Ginevra “e il lavoro su Mercedes Sosa si muove in questa direzione. Amiamo interpretare questa musica, farla nostra e rivisitarla”.
Musica e cambiamento: la libertà di reinterpretare
Il tema della reinterpretazione e rivisitazione compare nella questione centrale che poniamo ai tre musicisti, dei quali ognuno da una sua interpretazione soggettiva: quello tra musica e cambiamento. Secondo Andrea Salvadori “la cosa più interessante del lavoro di reinterpretazione non è l’argomento che scegli di affrontare ma la curiosità nell’incontrare qualcosa che non conosci. Il nostro lavoro fatto con Margherita Hack, che affrontava tutta una serie di tematiche sociali ripartendo dalla canzone tradizionale, su cui Margherita si innestava approfondendo con testi di attualità, lo stesso il lavoro su Mercedes Sosa, vanno in questa direzione.
Dal punto di vista dell’attitudine musicale noi non ci facciamo mai problemi a modificare le musiche che ci ispirano, a farle nostre quando interpretiamo il lavoro di qualcun altro, sempre con grande umiltà ma abbiamo grossi problemi con la creazione dell’idolo a tutti i livelli. Quindi, quando incontriamo musicalmente o culturalmente un personaggio che stimiamo, cerchiamo di capire quale sia il messaggio e allo stesso tempo ci prendiamo la libertà di reinterpretarlo e di portare avanti quel tipo di discorso a modo nostro. Questo è una modalità più rispettosa del percorso dell’artista, perché supera l’intoccabilità dell’idolo”.
Le Stazioni Lunari e la costruzione di nuove narrative dall’ascolto
Stazioni Lunari è uno spettacolo musicale itinerante ideato da Francesco Magnelli, che ospita sul proprio palco autori e musicisti sempre diversi che, stando insieme sul palco dall’inizio alla fine della performance con la presenza di Ginevra di Marco, partono con una esibizione di due canzoni a testa per poi trasformarsi in una jam vocale e musicale di improvvisazione, nella quale è previsto anche il semplice ascolto degli altri musicisti direttamente dal palco.
L’idea è nata nel 2004 ed inizialmente era prevista solo una serata e non un percorso. “Stazioni Lunari nasce dalla voglia di cambiamento” ci spiega Francesco Magnelli “era appena terminata una mia esperienza musicale con una band e nel 2004 ho voluto sperimentare sul palco questa iniziativa, insieme alle persone che collaborano con me, di cambiamento e di conoscenza degli approcci culturali, ritmici e vocali diversi da quello che avevo sperimentato fino ad allora”.
Da questa esperienza sono emersi tanti nuovi aspetti interessanti per Francesco, tra cui “quello più significativo è stato quello dell’ascolto: i musicisti partecipanti, quando non suonano, ascoltano direttamente dal palco chi esegue i brani; è un messaggio semplice ma significativo, perché l’ascolto dal palco crea anche delle altre possibilità, che sono quelle di cantare e suonare insieme agli altri. L’ascolto diventa metafora dunque di una possibilità di incontro e di costruzione di nuove narrative. Si crea un’inconsapevole forza di squadra, emergono le anime delle persone. Stazioni Lunari è la forza delle differenze, ne sono molto orgoglioso.
La forza del viaggio interiore
Nell’ascolto dei vocalizzi di Ginevra di Marco, capita spesso di ritrovarsi senza accorgersene in atmosfere e mondi che rimandano al viaggio, all’incontro nella sua dimensione più intima ed espansiva allo stesso tempo. “Negli ultimi anni la difficoltà del viaggio fisico per ragioni familiari ha accentuato l’intimo rapporto che esiste tra musica e viaggio interiore, un altra forma di esplorazione che sento profondamente” ci racconta Ginevra. “Nell’interpretare musica popolare e folkloristica proveniente da tutto il mondo, ho trovato grande apertura, una possibilità di allargare il proprio colpo d’occhio, scoprendo nuove attitudini e culture musicali. È stato un arricchimento importante e rappresenta secondo me la grande potenza della musica: con un vocalizzo puoi donare e donarti un immaginario ed un’evocazione forte. È una delle grandi ricchezze di questa forma d’arte”.
Un esempio di “autoproduzione musicale”: il crowdfunding di “La Rubia canta la Negra”
L’ultimo lavoro di Ginevra di Marco, “La Rubia canta la Negra”, è stato il primo lavoro nella quale i tre musicisti ci sono imbattuti nella possibilità di autoprodurre il disco, facendo ricorso al crowdfunding per finanziare parte del lavoro di registrazione e produzione. “Negli ultimi anni abbiamo creato un rapporto molto stretto con il nostro pubblico” ci racconta Francesco “arrivando ad abbassare il livello del palco, spesso mettendoci di fronte a loro. Quando abbiamo pensato di realizzare il disco La Rubia canta la Negra, abbiamo voluto testare chi fosse disposto a diventare co-produttore di questa opera insieme a noi. Per questo abbiamo ideato una campagna di crowdfunding per produrre l’album ed è stato un successo per noi emozionante: abbiamo chiesto cinquemila euro, il corrispettivo di una parte della produzione. Contavamo di raggiungerla in almeno un mese, ma siamo arrivati alla cifra richiesta in soli tre giorni! Questo per noi è stata una dimostrazione di affetto incredibile, il pubblico si è catapultato verso di noi come fa con grande trasporto durante i nostri concerti”.
“La scelta di essere indipendenti è arrivata in maniera naturale, la nostra attitudine a realizzare progetti non appetibili al mercato è divenuta un punto di forza” conclude Ginevra. La nostra è una squadra di lavoro che funziona da tanti anni, che si dedica a ciò che ama fare e a progetti di forte valore culturale. Abbiamo fidelizzato un certo pubblico e questo è quanto ci basta e ci rende felici tornando a casa la sera”.
Intervista e riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini
Sigla: “L’Italia che cambia siamo noi” di Stefano Fucili Musiche di Ginevra di Marco, Francesco Magnelli e Andrea Salvadori.
In collaborazione con Chiara Gnocchi
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