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Yann Arthus – Bertrand ha passato la sua vita a fotografare il nostro pianeta e la diversità umana in esso contenuta. Per quarant’anni ha girato il mondo ma ancora, in lui, tante domande non trovavano risposta. E tali risposte non le ha cercate sui libri di statistica o di analisi, ma nell’Uomo: nel suo volto e nelle sue parole, al fine di raggiungere la sua anima e i suoi pensieri più profondi.
Abbiamo tutti la stessa sete di amore, libertà e riconoscimento? In un mondo lacerato tra tradizione e modernità, i nostri bisogni rimangono gli stessi? In profondità, cosa significa essere umani oggigiorno? Qual è il significato della vita? Le differenze tra di noi sono così grandi? Condividiamo tra noi più valori di quanto neanche potremmo immaginare? E se veramente fosse così, perché non riusciamo a capirci l’un l’altro?
Il documentario Human – presentato per la prima volta nell’anno 2015 al Festival di Venezia e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – nasce per provare a rispondere a tutte queste domande. Un progetto che si potrebbe definire utopistico, e da Yann stesso è stato indicato così. Un’avventura che ha permesso a tutto la troupe, composta da 16 giornalisti, 20 cameramen, 5 editori, e 12 produzioni coordinate dallo stesso regista francese, di intervistare 2.020 persone di 60 nazioni diverse nel corso di due anni.
Arthus – Bertrand sognava di realizzare un film in cui l’energia e la potenza delle parole risollevassero la bellezza del mondo intero. Tutto ciò parlando di tematiche difficili quali la povertà, l’immigrazione, l’omofobia. Eppure gli intervistati hanno parlato anche di tanto altro, dalla difficoltà di crescere alla loro ricerca di amore e della felicità. La vastità emotiva, di pensiero e di azione dell’uomo, è al centro di Human. Il sogno di Yann si può dire realizzato in pieno.
Human si compone di una raccolta di storie e immagini del nostro mondo. Attraverso queste storie, piene di amore e felicità, ma anche di odio e violenza, ci pone faccia a faccia con l’Altro, spingendoci a riflettere sulle nostre vite. Storie quotidiane, testimonianze delle vite più incredibili, questi toccanti incontri hanno in comune una rara sincerità e pongono in evidenza chi siamo – il nostro lato più oscuro, ma anche ciò che è più nobile in noi, e ciò che è universale. La nostra Terra viene mostrata nella sua forma più sublime attraverso immagini aeree mai viste prima. In questo ricorda i lavori precedenti di Yann Arthus – Bertrand, come i documentari Home (più di 600 milioni di spettatori) e Ocean Planet, entrambi liberamente disponibili su youtube, così come Human e il lavoro che l’ha preceduto, 7 Miliardi di Altri.
Vi sono dunque delle tematiche trasversali che uniscono i vari soggetti intervistati. Eppure ogni storia è unica, degna di essere ascoltata in quanto tale. L’importanza di ogni individuo viene data anche dalla scelta di apporre, dietro il loro volto illuminato, un telo nero che sembra volerli estrarre dalla loro condizione sociale ed economica.
Un film che va contro ogni codice cinematografico, senza alcuna sceneggiatura precedentemente costituita. Essa si è sviluppata passo dopo passo, intervista dopo intervista. Un viaggio nell’anima umana, intervallato da meravigliose viste aeree del nostro pianeta.
Le domande proposte agli intervistati sono state sempre le stesse. L’intento è stato quello di lavorare a stretto contatto, in ogni nazione raggiunta, con coordinatori locali, traduttori, giornalisti e operatori in grado di creare un atmosfera più intima possibile per raccogliere al meglio queste preziose e intime testimonianze.
Spesso le persone coinvolte nelle interviste, alla fine delle riprese, hanno ringraziato la coordinatrice Anastasia Mikova, dicendole che era stata la prima persona ad averle ascoltate oppure che era la prima volta che dicevano a qualcun altro alcune loro così intime esperienze. Ed anche se il tempo trascorso insieme era poco, aveva come la sensazione di aver fatto qualcosa di buono per loro e si sentiva bene. Tant’é che con alcuni di loro si scrive ancora oggi, a distanza di anni.
Ad avvalorare tale tesi è Mia Sfeir, altra giornalista che ha collaborato per la realizzazione del documentario. Lei fu particolarmente colpita dall’incontro con una povera signora indiana a Uttar Pradesh. La donna stava urlando, piena di angoscia e rabbia. Mia Sfeir non capiva cosa stava dicendo, ma la signora stava inviando un messaggio talmente intenso e forte, che quasi le è parso di comprenderla. Sentì in quel momento l’universalità della sua sofferenza e scoppiò in lacrime. La signora indiana l’abbracciò.
Il ruolo della musica nel film è fondamentale: accompagna questa ode alla bellezza del mondo. È l’israeliano Armand Amar il compositore della emozionante colonna sonora, con musicisti e cantanti provenienti da ogni angolo della Terra. Human è un lavoro politicamente impegnato che ci permette di abbracciare l’umana condizione e riflettere sul significato della nostra esistenza. Human è un ritratto spassionato, una vera enciclopedia, del genere umano.
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