Astrofisica e provincia? Un connubio possibile!
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Verbania - Quando si pensa alla provincia italiana e in particolare piemontese si immaginano spesso luoghi incantati, ma isolati, in cui si può forse vivere un positivo contatto con la natura ma al prezzo della rinuncia agli stimoli culturali o all’esplorazione di mondi artistici o scientifici.
Per fortuna, non è così. Non solo i giovani che abbiamo incontrato in questi anni hanno dimostrato come si possano unire natura e cultura, telelavoro e campagna, attività agricole e artistiche. Ora, da Domodossola, arriva anche la notizia che si può studiare l’origine dell’universo senza abitare in una grande capitale, si può esplorare il cosmo e scrivere libri di ricerca sugli astri stando – per usare le parole di Andrea Cimatti “tra i monti dell’Ossola o sul treno che mi portava a Domo”.
Ma chi è Andrea Cimatti? È uno scienziato astrofisico che – dopo aver girato il mondo con la moglie e collega Sofia Randich – ha deciso di trasferirsi qui e qui ha scritto un libro intitolato “L’universo oscuro”. Il testo passa in rassegna le grandi questioni legate all’origine della Terra, al Big bang, alla forma dell’universo e degli atomi e lo scorso dicembre ha vinto a dicembre il Premio nazionale di divulgazione scientifica.
E come sono finiti a Domodossola? La risposta è semplice. Il figlio diciassettenne studia violino all’Alta scuola di musica di Losanna, nella sede di Sion. “E così da Firenze dove vivevamo – spiega Cimatti alla redazione de La Stampa – ci siamo trasferiti a Domodossola: era la soluzione migliore per fargli completare il liceo facendo il pendolare con la Svizzera”.
I genitori continuano a fare i pendolari tra Bologna, Firenze e il resto del mondo e il resto del loro tempo lavorano in via “digitale”. In effetti, per chi lavora molto “in giro”, la sede abitativa non influisce più di tanto. I treni o gli aerei sono comunque parte integrante delle proprie settimane.
E allora forse una scelta come questa non è poi così scomoda. Almeno non lo è per i Cimatti, come afferma – sempre a La Stampa – Andrea: “Il nostro legame con Domo è iniziato nel settembre 2016 e possiamo definirlo molto positivo – racconta -. Sia come servizi sia come qualità della vita. Dobbiamo smentire quella visione che spesso in città si ha sulla gente di montagna chiusa e poco gentile: ben diversa la nostra esperienza. Un unico neo è che ci sono poche iniziative culturali: un teatro come il Galletti potrebbe essere sfruttato di più».
Buon cambiamento!
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