Siete pazzi a mangiarlo! Svelate le frodi dell'industria alimentare
Seguici su:
Christophe Brusset è stato per anni un manager della grande industria alimentare francese. Mentre lavorava in quel settore è stato testimone e spesso artefice di veri e propri crimini alimentari, producendo e vendendo cibo scaduto, adulterato o tossico solo per garantire ai suoi padroni lauti guadagni. A un certo punto della sua brillante carriera ha pensato di aver oltrepassato il limite e si è pentito, lasciando per sempre questo mondo e denunciando queste pratiche nel suo libro Siete pazzi a mangiarlo.
Nel testo vengono citati molti casi di adulteramento di cibi, spiegati i meccanismi con cui alcuni prodotti vengono “tagliati” con materie spesso neanche commestibili o addirittura tossiche e svelate truffe riguardo alle origini del cibo, che spesso proviene da paesi come l’India, la Cina o la Turchia, con prezzi all’ingrosso e di lavorazione molto bassi e standard qualitativi ridicoli.
Ad esempio, Brusset parla del trucco dei fiori di cartamo, che i grossisti marocchini sostituiscono al più pregiato e ben più costoso zafferano, che per via del complesso processo di lavorazione raggiunge costi di molte migliaia di euro al chilo. Oppure svela come la sua azienda ha fregato le autorità di controllo mischiando due qualità di peperoncino, uno ionizzato e completamente sterile proveniente dal Sudafrica e uno di scarsa qualità e pieno di microbi acquistato in Cina, ottenendo così standard igienici che non destavano sospetti.
Proprio la Cina è in pole position per quanto riguarda le frodi alimentari. L’autore ricorda una serie di casi che hanno riguardato il mercato interno, citando solo i più eclatanti, come carne di animali morti, tofu trattato con uno sbiancante cancerogeno od olio di scolo venduto come buono. Poi sottolinea come, per motivi politici ed economici, negli ultimi anni si sia chiuso un occhio sulla qualità e salubrità dei prodotti importati dai partner cinesi. Il risultato? Il 64% degli allarmi alimentari segnalati nell’Unione Europea dal sistema di allerta Rapex proveniva dalla Cina.
Disgustoso è l’episodio che racconta la storia di una partita di 100 tonnellate di peperoncino in fiocchi acquistata in India, con i container invasi dai topi, con tanto di escrementi, peli e addirittura qualche animale morto. L’industria per cui lavorava l’autore ha risolto eliminando il grosso con dei trattamenti termini e meccanici, tritando finemente tutto il carico e unendolo a peperoncino puro, rientrando così sotto la soglia di tolleranza dello 0,5% di “materia estranea” consentita.
Tutta fantasia? Molto probabilmente la storia di questo dirigente pentito contiene diversi aspetti romanzati e ciò che viene fatto passare come la regola è in realtà riconducibile a casi non usuali, ancorché gravissimi e inquietanti. Eppure – come confermano dati ufficiali forniti, fra gli altri, da Coldiretti – gli allarmi per la sicurezza alimentare rimangono un drammatico problema, che rischia di aggravarsi ulteriormente se verranno approvati trattati di libero scambio come il CETA – già parzialmente attivo – o il TTIP.
Come spiega lo stesso Brusset, i controlli esistono, anche se sono di gran lunga inferiori rispetto alla soglia che il numero e la gravità degli illeciti richiederebbero. “Non è che lavorano male – ha dichiarato in un’intervista –, semplicemente non hanno quasi risorse, tempo e personale. Come puoi controllare efficientemente con un pugno di ispettori migliaia di produttori, importatori, rivenditori, distributori, ristoranti, cantine e migliaia di tir e container che entrano ed escono dagli Stati ogni giorno? Finisce che la responsabilità di controllare il cibo è legalmente nelle mani degli importatori e dei produttori. In più l’industria oggi rifiuta di prendersi responsabilità per l’obesità, le malattie cardiovascolari e il diabete che si diffondono come epidemie”.
Certamente condivisibile è il messaggio finale del manager, che giunge forte e chiaro nell’ultimo capitolo del suo libro, la “piccola guida di sopravvivenza al supermercato”: controllate attentamente ciò che state comprando – date di scadenza, origine, ingredienti, confezionamento –, evitate alcuni tipi di prodotti come le purea e le polveri, scegliete accuratamente i marchi e le fasce di prezzo, perché spesso un costo basso vuol dire bassa qualità.
Ma soprattutto, autoproducete il più possibile! Acquistate materie prime da produttori di fiducia e fate voi il cibo che mangiate – il pane, i biscotti, le marmellate, le torte, i sughi e così via. È l’unico modo per essere sicuri dell’origine e della qualità di ciò che consumate.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento