Seguici su:
Durante il suo ultimo viaggio in Asia, Papa Francesco ha toccato tematiche molto importanti. Com’era lecito aspettarsi dalla sua visita in Myanmar, ha espresso il suo sostegno ai Rohingya, la minoranza bistrattata e negletta dei musulmani birmani. Ma è anche tornato sul tema del nucleare e, più in generale, del limiti ecologici che la follia dell’uomo sta superando continuamente.
Pur arrabbiandosi per la domanda fuori tema rispetto al suo viaggio, Bergoglio si è soffermato sull’impiego della tecnologia nucleare, in particolare per scopi bellici. L’argomento è drammaticamente attuale se pensiamo alle deliranti dimostrazioni reciproche di machismo “geo-politico” da parte di Donald Trump e del leader nord-coreano Kim Jong-un.
La presa di posizione del Papa, anche se può apparire scontata – come si può infatti giustificare il ricorso ad armi nucleari? – è comunque rilevante, poiché si pone in una posizione di discontinuità rispetto a un suo predecessore: Giovanni Paolo II infatti non condannò mai apertamente il nucleare neanche in campo bellico, con la famosa dichiarazione che fece nei suoi primi anni di pontificato “La bomba atomica permette di andare verso la pace”.
“Siamo al limite del lecito, di avere e usare le armi nucleari”, ha invece dichiarato Francesco I nel suo intervento. “Perché oggi con un arsenale nucleare così sofisticato si rischia la distruzione dell’umanità o almeno di gran parte di essa”.
Durante il suo discorso, ha ricordato anche la sua famosa enciclica Laudato Si’, in cui richiamava i principi dell’ecologismo e della decrescita, condannava la privatizzazione delle risorse idriche e sosteneva i principi di riciclaggio, riuso ed economia circolare.
Già commentando l’enciclica ci eravamo posti delle domande sulla coerenza fra la posizione espressa dal Papa e la condotta della Chiesa, realtà complessa e decisamente eterogenea che però in molti casi ha dato adito a dubbi sulla sobrietà di molti dei suoi rappresentanti, anche illustri. Anche in questo caso si tratta di un tentativo di “green washing”, magari finalizzato a smorzare quell’infelice frase di Wojtyla che, pur inserendosi in un contesto storico-politico ben differente da quello attuale, rimane comunque inaccettabile?
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento