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Katja aveva portato il suo bracciale al polso per quasi vent’anni, le era stato regalato da una ragazza ecuadoregna con la quale aveva condiviso il lavoro in una pizzeria in Ecuador. Quel bracciale le era stato donato perchè era la cosa più preziosa che la sua giovane amica straniera possedesse e, dunque, il dono più bello che le potesse lasciare.
Ma proprio mentre Katja stava affrontando un momento molto difficile della sua vita, il bracciale si ruppe, spargendo le sue mille perline di vetro rosso sul pavimento; ma lei, nonostante lo sgomento per quell’accaduto, incominciò a ricomporre il bracciale. E, ad ogni perlina che infilava, nella sua mente appariva l’immagine di una donna diversa: una stava studiando per un esame, un’altra danzava per celebrare un successo appena raggiunto, un’altra ancora riposava dopo una giornata di lavoro intenso ed un’ultima stava piangendo in preda alla disperazione.
Dopo che le vite di molte donne furono sfilate nella sua mente, il bracciale era di nuovo integro ma, osservandolo, Katja si chiese: “ed io, io dove sono?”. Così decise di aggiungere un’ultima perlina, questa volta d’argento, per rappresentare lei stessa, tra mille sorelle che la sostenevano o la potevano sostenere; così indossò nuovamente il bracciale e continuò a portarlo al polso come promemoria di quel pensiero di sorellanza.
Qualche tempo dopo era il 2013, stava arrivando il Natale e Katja non aveva i soldi per fare dei regali ai suoi figli, così chiese aiuto ad un gruppo di donne che le acquistarono cinque bracciali.
Tuttavia una di queste donne, Carla, insistette con grande tenacia per convincere Katja a diffondere il messaggio del bracciale e, dal loro incontro, è nato anche il primo Festival del bracciale della sorellanza, in una circostanza molto particolare. Carla si trovava malata in ospedale e Katja, mentre era in sala d’attesa, si rese conto che quasi tutte le altre donne sconosciute intorno a lei indossavano il suo bracciale, così, insieme a Carla, decisero di organizzare un festival per incontrarsi e conoscersi tutte, prima che Carla lasciasse questo mondo.
Ad inizio settembre il Festival itinerante del bracciale della sorellanza ha celebrato la sua terza edizione in provincia di Grosseto ed anche questa volta è stato un luogo che si è vestito di colori, si è riempito di musicalità femminili in nome della diversità e delle buone pratiche sociali e collettive tra creatività ed incontri di conoscenza ed apprendimento, albe piene di rugiada, di riti, di danze e di giochi, di buon cibo vegetariano ed a kilometro zero, di serate sotto le stelle, di letture, di riposo, di libertà ma anche di risate, lacrime ed un mucchio di chiacchiere, sostenute da un gruppo di volontari uomini.
Quest’anno le donne unite dal bracciale s’incontreranno per un nuovo appuntamento: l’8 e il 9 dicembre a Castel Feder in provincia di Bolzano, all’interno di un sito archeologico immerso tra antiche querce, per vivere attraverso gli occhi della sorellanza il senso del Natale. In quest’occasione verranno creati molti bracciali, condividendo e meditando in cerchio e poi saranno portati in dono a donne sconosciute, che fanno parte di un progetti di reinserimento, di protezione o di guarigione.
In questo modo il Natale, come mi ha detto Katja, può essere un’occasione per creare bellezza, ma soprattutto, condividerla.
Il sito del Bracciale della Sorellanza
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