22 Dic 2017

La Termitière, un laboratorio per la progettazione e la riqualificazione urbana in bioedilizia

Scritto da: Lorena Di Maria

La Termitière è il nuovo progetto didattico di ristrutturazione e di edilizia bioecologica realizzato a Torino grazie al lavoro congiunto di un gruppo di studenti del Politecnico, che, tramite l’utilizzo di tecniche di autocostruzione e di materiali sostenibili, ha realizzato attivamente la progettazione e riqualificazione di uno spazio comune destinato alla cittadinanza presso la casa del quartiere Cecchi Point.

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Torino - L’iniziativa si configura come un progetto multidisciplinare realizzato in autocostruzione, localizzato nella Sala Rossa dell’Hub Multiculturale Cecchi Point, realtà appartenente alla Rete delle Case del Quartiere di Torino. Tra i diversi spazi su cui localizzare il progetto, Il Cecchi Point è stato scelto come il più idoneo ad ospitare l’intervento per via della sua ampia estensione, presentando nel complesso diversi spazi potenzialmente utilizzabili per interventi di riuso.

la termitiere laboratorio progettazione riqualificazione urbana bioedilizia 1513929427

La Termitière, maturata dall’idea degli allora laureandi Angelo Iurlaro, Arthur Bohn e Gaia Conti, è composta da un gruppo variegato di studenti del Politecnico di Torino, appartenenti a diverse discipline dell’Architettura, Ingegneria e Design, coordinati dal responsabile prof. Andrea Bocco (DIST).
L’iniziativa è stata finanziata dalla “Commissione Contributi e Progettualità Studentesca” del Politecnico di Torino e perfezionata grazie al supporto del “Laboratorio Sistemi Tecnologici Innovativi” del DAD del Politecnico.
La riqualificazione è stata realizzata a partire da una fase progettuale ed organizzativa con avvio a marzo 2016 come cantiere partecipato autogestito, per il recupero della Sala Rossa, un locale di 120 metri quadrati e altezza di 5 metri. Il sistema costruttivo pensato prevede l’utilizzo di materiali sostenibili quali terra cruda, paglia, legno, calce e canapa, scelti perché bio-ecologici, versatili, scarsamente impattanti ed adattabili alle esigenze di salute e comfort umani.
Il risultato ottenuto ha prodotto in una prima fase due pareti a pannelli con isolamento in terra-paglia ed intonacati a base di terra cruda, ed in una seconda fase, il completamento di altri 160 metri quadrati di pareti con la tecnica della calce-paglia ed intonacati con la tecnica del cocciopesto, un materiale utile a realizzare un rivestimento impermeabile ma traspirante.

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Nello specifico, la scelta progettuale vuole dimostrare come questa tecnica possa essere maggiormente integrata all’interno delle pratiche edilizie nelle nostre città, con grandi potenzialità dal punto di vista della riduzione dell’impatto ambientale, della sostenibilità economica, dell’efficienza energetica e dell’impronta ecologica.
L’iniziativa si pone infatti l’obiettivo di realizzare un’opera da lasciare in eredità a Torino, consentendo l’introduzione di nuove tecniche costruttive e sostenibili molto vantaggiose ma attualmente ancora scarsamente utilizzate in ambito metropolitano. Tali soluzioni possono rappresentare una reale alternativa per il recupero edilizio delle nostre città, come già avviene in ambito rurale o nei Paesi in via di sviluppo, dove rappresentano una pratica ormai consolidata.
Il workshop è stato impostato da subito in maniera interdisciplinare nell’ottica del cosiddetto “learning by doing”, partendo dal principio dell’“imparare facendo”. Ciò ha permesso ai partecipanti di affrontare le sfide che quotidianamente si sono presentate, superando gli ostacoli che sono emersi con l’avanzare del progetto e creando sinergie che hanno valorizzato le qualità individuali di ognuno.
In particolare tale iniziativa ha fatto emergere l’importanza della forza generatasi dall’unione del gruppo, quale elemento determinante per favorire la cooperazione ed il coinvolgimento reciproco.
Gli studenti si sono impegnati a tempo pieno, partecipando ad un percorso lungo ed impegnativo che ha permesso loro di toccare con mano tanto le problematiche quanto le soddisfazioni che si incontrano in un cantiere vero e proprio, condividendo con il gruppo di autocostruzione la forte motivazione nel veder realizzata la concretizzazione dei propri sforzi.
L’eterogeneità e la multidisciplinarietà del team hanno rappresentato in tale ottica un fattore chiave che ha creato strategie costruttive più razionali, risoluzione di problemi più immediate ed un raggiungimento di obiettivi più soddisfacente.

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Il progetto si pone inoltre l’obiettivo di promuovere la crescita individuale dello studente non solo dal punto di vista conoscitivo, ma anche tecnico-professionale, garantendo un’esperienza formativa in preparazione dell’ambito lavorativo e permettendo di prendere maggiormente confidenza con il tema della bioedilizia, che al giorno d’oggi rappresenta più che mai una scelta consapevole e rispondente alle necessità di un’architettura sostenibile.
L’iniziativa ha infatti visto la partecipazione attiva di esperti esterni, quali l’architetto Filippo Caggiano di Naturalmentepaglia, l’artigiano Fausto Cerboni dell’azienda “Terrapaglia di Fausto Cerboni” e l’architetto Marta Sorrentino, i quali hanno fornito un particolare contributo, trasmettendo ai partecipanti gli insegnamenti in materia.
Il progetto è attualmente alla fine del primo step, ma si sta formando un nuovo team di lavoro che verrà coordinato dagli ex studenti collaboratori e che ha in proposito nuovi obiettivi di riqualificazione che completino il lavoro per ora svolto.

Nel complesso l’esperienza ha dato vita ad un laboratorio di sperimentazione improntato sulla cooperazione, che coinvolgesse studenti, docenti, professionisti esterni, associazioni interne al Cecchi Point, fruitori degli spazi della casa del quartiere e cittadini.
Tale esperienza ha generato uno scambio di competenze, facendo interloquire i diversi soggetti attraverso un tavolo di progettazione partecipato. Ha inoltre permesso di dare vita ad un’architettura dal basso, favorendo processi di attivismo ed inclusione dei cittadini alle trasformazioni della città in cui essi vivono, incoraggiando il senso di comunità e condividendo il proprio lavoro nell’ottica di un obiettivo comune.

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