20 Dic 2017

Io faccio così #193 – Liberex: l’economia funziona anche senza denaro

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Nato nel 2014 sul modello di Sardex, Liberex, il circuito di credito commerciale dell'Emilia Romagna, vuole facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti sul territorio e fornire loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari al denaro. Un nuovo modo di ripensare l'economia locale, interconnessa e collaborativa.

Salva nei preferiti

Un’economia solida, resiliente e capace di superare le crisi non è frutto solo di un sistema efficiente, ma anche – forse soprattutto – di una cultura innovativa e lungimirante. Per avere successo bisogna essere capaci di uscire dagli schemi e cambiare paradigma. Per esempio, immaginando un modello economico che funzioni anche senza denaro. Come il circuito Liberex.

Siamo con Paolo Piras, sardo di origine e bolognese di adozione, responsabile operativo di Liberex, il circuito di credito commerciale dell’Emilia-Romagna, nato nel 2014 come replica di Sardex, il primo circuito nato in Sardegna nel 2010. «Lo scopo dei circuiti di credito commerciale – spiega Paolo – è quello di fare in modo che tutte le PMI locali, gli artigiani, i liberi professionisti riescano a mettere a reddito quello che definiamo “potenziale inespresso delle imprese”».

Da un lato si crea una rete di imprese locali che condividono valori e obiettivi, dall’altro lato si fa in modo che esse riescano a finanziarsi reciprocamente a tasso zero. Come avviene questo? «Attraverso l’utilizzo di una piattaforma digitale che permette a tutti i partecipanti al circuito di scambiarsi dei servizi e utilizzare come metodo di pagamento non l’euro ma un’unità di conto interna al circuito che nel nostro caso definiamo Liberex».

21314414_1032407693561171_4786932866602455479_n

PAPÀ SARDEX

Il progetto di Sardex nasce nel 2010 dall’idea di cinque ragazzi che tornati dagli studi universitari si sono trovati nel periodo in cui stava esplodendo la crisi economica la necessità da un lato di trovarsi un lavoro e dall’altro di provare a dare una risposta a quello che la crisi del credito stava generando nella loro terra. Quello che mancava era la liquidità, il mezzo di pagamento che consentiva gli scambi fra gli operatori economici.

«Sardex nasce per questo», spiega Paolo. «Permettere a chi opera nel territorio di scambiarsi beni e servizi senza utilizzare la moneta a corso legale, ma utilizzando un’altra unità di conto che viene riconosciuta e accettata da tutti i partecipanti al circuito». Dal 2010 al 214 Sardex cresce e si diffonde in Sardegna fino a coinvolgere più di 4000 imprese. Una volta validato il modello, decide di esportalo. Nascono così una serie di repliche territoriali a dimensione regionale, fra cui il Liberex.

Nel 2014 Sardex decide di esportare il proprio modello fuori dall’isola e comincia a replicarlo in altre regioni. Comincia così a svilupparsi la rete dei circuiti di credito commerciale che attualmente ne conta 12 e coinvolge più di 9000 imprese, che hanno già transato più di 250 milioni di crediti, cioè sono riuscite movimentare più di 250 milioni di euro che senza l’utilizzo di questo strumento non si sarebbe riusciti a movimentare.

Paolo Piras, responsabile operativo di Liberex

Paolo Piras, responsabile operativo di Liberex

IN SVIZZERA ESISTE DA 80 ANNI!

Nel mondo esistono centinaia di esperienze simili a quella di Liberex, fondamentali per garantire un po’ di resilienza e resistenza al sistema economico. «Molti pensano che un circuito come il nostro sia un modello alternativo che deve abbattere il sistema, ma in realtà è complementare e sostiene il sistema nei momenti di crisi».

Proprio come successe in Svizzera nel 1934, quando un gruppo di imprenditori creò il VIR per fronteggiare un periodo di difficoltà. Come spiega Paolo, «questa realtà è attiva ancora oggi e con i numeri che fa l’economia svizzera continua a coinvolgere più di 50.000 imprese che, attraverso il VIR, transano qualcosa come lo 0,5% del PIL svizzero. Questo dimostra che, a prescindere dalla stagione economica o dalla crisi del credito, uno strumento come questo è utile e può essere utilizzato sempre e comunque perché fa bene all’impresa e fa bene all’economia».

CHI SONO GLI UTENTI?

«La composizione degli iscritti è molto varia», spiega Paolo. «I settori merceologici coinvolti sono decine, si va dal piccolo artigiano al libero professionista che si occupa di servizi per aziende, dal ristoratore all’azienda che produce film estensibili in plastica, dallo scatolificio all’albergo. Un’ampia gamma di servizi che garantiscono da un lato la possibilità di vendere e incontrare nuovi fornitori e nuovi clienti, dall’altro la spendibilità nel circuito degli iscritti. Per noi infatti è fondamentale che tutti possano utilizzare i loro crediti e far girare l’economia».

I feedback sono molto positivi. Ci vuole un po’ di gradualità all’inizio, bisogna prendere confidenza e fare un piccolo salto culturale. Però una volta presa confidenza e conosciuti gli altri iscritti, magari dopo aver partecipato a un meeting, si incominciano a sviluppare le attività, si comincia a transare e a lavorare bene insieme.

Ci sono diversi casi di sinergie nate all’interno di Liberex. «Una che cito spesso è quella di due imprese e una libera professionista che si occupa di bandi europei, una tipografia e un’agenzia di comunicazione tecnica. Si sono conosciuti in Libere, hanno creato una loro piccola rete, hanno partecipato insieme a un bando per una appalto europeo e lo hanno vinto. Questo è uno dei tanti casi positivi che incontriamo ogni giorno».

21314840_1033635723438368_2481771804166397113_n

UN PO’ DI NUMERI

A livello nazionale, la rete dei circuiti di credito commerciale conta 12 reti regionali e coinvolge più di 9000 imprese, che hanno già transato più di 250 milioni di crediti. Questo vuol dire che sono riuscite movimentare più di 250 milioni di euro che senza l’utilizzo di uno strumento come Liberex – o Sardex o Piemex o altri – non si sarebbe riusciti a movimentare.

Liberex oggi coinvolge più di 300 imprese in tutta la regione. Il grosso si trova nelle province di Bologna, Modena, Ferrara e Forlì-Cesena. «In questo momento prossimità – racconta Paolo – gli iscritti hanno già transato più di 3,5 milioni di crediti, equivalenti a più di 3,5 milioni di euro movimentati sul territorio, e questa cifra sta crescendo in maniera esponenziale. Infatti, 1,5 milioni sono stati generati solo nel 2017 e nel solo mese di ottobre il transato ha superato i 200.000 crediti».

COLLABORARE PER FAR CRESCERE IL CIRCUITO

Da inizio anno è attiva una partnership con Banca Etica. «Sulla scia di un accordo quadro nazionale, anche qui in Emilia-Romagna stiamo sviluppando sinergie e collaborazioni e – al di là di una condivisione valoriale e di un approccio diverso che hanno i correntisti di Banca Etica e gli iscritti al circuito Liberex – ci rendiamo conto di come l’utilizzo concreto dello strumento cominci a entrare nella quotidianità di chi ha una determinata visione dell’economia».

Un’altra collaborazione siglata da poco è quella con Confcooperative Emilia Romagna: «Abbiamo stretto una convenzione nel mese di novembre», ricorda Paolo. Nella terra della cooperazione è molto importante poter dialogare con questo comparto: «Per noi è di stimolo ma soprattutto è interessante come vede come un settore storico come questo possa accogliere al suo interno uno strumento innovativo, anche dirompente, ma che comunque ha una base comune in termini valoriali». Vedere come lo strumento Liberex verrà utilizzata all’interno del sistema di Confcooperative sarà senza dubbio molto interessante.

La terza linea di collaborazione è quella che fa seguito a una manifestazione d’interesse promossa da Ervet, ente della regione Emilia-Romagna, che vuole sperimentare come lo strumento di una moneta complementare possa essere un acceleratore per favorire politiche di green economy da parte delle PMI locali. «Dopo che abbiamo risposto a questa chiamata stiamo sviluppando insieme a loro una sperimentazione che andrà a coinvolgere due aree principali del territorio, il comune di Valsamoggia e il comune di Forlì. Qui cercheremo di coinvolgere il maggior numero di imprese all’interno del circuito, ma anche di promuovere un diverso approccio culturale all’utilizzo di questo strumento, cercando di favorire la diffusione di buone pratiche e gli investimenti nella green economy utilizzando Liberex e il suo circuito come acceleratore».

Intervista: Francesco Bevilacqua
Riprese: Cristiano Bottone
Montaggio: Paolo Cignini

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Buoni due volte: dieci idee per regali etici, solidali e sostenibili
Buoni due volte: dieci idee per regali etici, solidali e sostenibili

Terre di Janara e la “strega” Iolanda, che produce cosmetici biologici e a km0
Terre di Janara e la “strega” Iolanda, che produce cosmetici biologici e a km0

In Sicilia le PMI che puntano alla sostenibilità di filiera migliorano nelle capacità d’impresa
In Sicilia le PMI che puntano alla sostenibilità di filiera migliorano nelle capacità d’impresa

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Dopo i droni, le radiazioni: che succede negli Usa? – #1034

|

Il Comitato per la liberazione di Assange: “Julian è libero, ma l’informazione no”

|

A Campobello di Licata c’è un forno di comunità in cui lavora tutto il paese

|

Buon Natale globale, tra riti solstiziali e consumismo moderno

|

L’archeologia lo mostra: la cura è stata centrale nella storia della civiltà

|

I rifiuti elettronici sono un grosso problema. La soluzione? Riparare invece che ricomprare

|

Perché dire basta ai botti di Capodanno: petizioni e proposte sostenibili

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

string(9) "nazionale"