Seguici su:
Quando si progetta di cambiare vita – fare un lavoro più appagante, vivere più a contatto con la Natura, dedicare più tempo agli affetti e alla realizzazione dei sogni – c’è sempre qualcosa che ce lo impedisce. A volte è la convinzione che per farlo servano tanti soldi, a volte sono i consigli un po’ troppo prudenti di amici e parenti, altre volte una paura profonda e atavica che ci impedisce di allontanarci troppo dalla zona “zona di comfort”, che spesso tanto confortevole non è!
E allora, come fare? Italia Che Cambia propone “Dalla teoria alla pratica”, un percorso che non rappresenta una soluzione immediata a tutti questi punti interrogativi, ma è stato pensato per mettere nelle mani dei partecipanti gli strumenti per progettare, scegliere e realizzare il loro “cambio vita”. Ce li racconta il nostro Andrea Degl’Innocenti, co-docente del prossimo appuntamento in programma a Napoli.
Quali saranno i concetti di cui si parlerà nei corsi e in che modo serviranno a produrre un cambiamento nella vita dei partecipanti?
Il corso parla di cambiamento sia a livello individuale che sistemico, dal micro al macro. Dunque si inizierà raccontando le storie di chi ha cambiato vita, parlando di quali sono le difficoltà e le paure che si affrontano, per passare a una scala più ampia e osservare come si cambia il sistema nel suo complesso e quali sono i principali modelli economici e di governance alternativi. Ci tengo a precisare che i docenti principali sono tutti giornalisti e che quindi il corso ha un taglio piuttosto divulgativo: nelle due giornate forniremo input, esempi, stimoli e strumenti che possono essere utili ad iniziare o proseguire un percorso di cambiamento che però – va da sé – non avviene all’interno di questi due giorni e ha bisogno di molti più elementi.
Quali sono a tuo avviso gli ostacoli principali che chi vuole cambiare vita deve superare, sia dal punto di vista pratico che da quello mentale?
Beh, esistono a mio avviso tre tipologie di ostacoli. Quelli materiali – il più classico è “non ho i soldi per farlo” –, che in genere sono anche i più semplici da risolvere; quelli psicologici, che hanno a che fare con resistenze, paure, insicurezze insite in ciascuno di noi; infine quelli sistemici e/o relazionali, che ci portano a fare delle azioni pensando di ottenere determinati risultati e ne otteniamo di opposti e indesiderati, oppure ci fanno ricadere nelle stesse dinamiche anche quando pensiamo di aver cambiato tutto; per questi ultimi sono molto utili gli strumenti di progettazione sistemica, tipo la permacultura.
Pensi che ci siano dei posti che sono meglio di altri per mettere in pratica un percorso di cambiamento?
Dalla mia esperienza ogni terreno è buono quando si capisce che tipi di frutti può dare. In un contesto cittadino per esempio alcune esperienze potranno funzionare benissimo, altre no; imparare a lavorare col contesto è un’altra grande sfida che chi si occupa di cambiamento deve affrontare.
Che ruolo rivestono in questo percorso gli esempi di chi l’ha già fatto? ce ne puoi citare qualcuno?
L’esperienza altrui è come la miccia che può dare inizio al tutto il processo, quella che ispira e contamina. Tuttavia non si deve commettere l’errore di cercare di rifare la stessa esperienza passo dopo passo: ogni percorso è diverso, ci sfida e ci arricchisce in maniera differente. Potrei citarne veramente centinaia, di esempi, ma per questo ci sono il giornale e la mappa di Italia che Cambia, no?
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento