Eppur si muove: riflessioni sul primo Tour nella Roma che Cambia
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Roma - La più grande sfida di chiunque scriva, per professione o per diletto, è quella di restituire a chi legge l’essenza di un’esperienza. Le emozioni, la profondità, le sfumature del vissuto sono fatte di una materia molto delicata, che si sfalda al tatto ed è ostica da tradurre in parole. Dunque, dato che di mestiere faccio il giornalista, mi è capitato spesso di chiedermi: quanto arriverà ai lettori delle storie che raccontiamo? Quanto un articolo ben fatto o un video ben girato e montato restituiscono di quell’incontro così unico e particolare? Spesso – ho notato – ciò che mi resta più impresso di un’intervista sono elementi apparentemente banali: un gesto discreto, un lieve momento di imbarazzo, un’atmosfera accogliente. È possibile trasmettere agli altri anche questo livello dell’esperienza, che va al di là della storia che raccontiamo?
E allora abbiamo provato a fare un passaggio ulteriore e portare le persone a conoscere in maniera non mediata le realtà che raccontiamo su Italia che Cambia. Assieme a Viaggi e Miraggi, agenzia di turismo responsabile e nostro partner storico, abbiamo organizzato il primo Tour nella Roma che Cambia nella giornata di sabato 4 novembre.
L’appuntamento era di prima mattina alle 8.45 alla metro Re di Roma (per chi non conosce Roma, una zona piuttosto centrale vicino alla più celebre San Giovanni) per incontrare il movimento No Slot e andare a fare colazione in un bar che aveva rinunciato alle macchinette per il gioco d’azzardo e ai circa 1000-2000 euro mensili ciascuna che queste mediamente garantiscono. Ancora piuttosto assonnati io e Luigi Saccenti (presidente di Viaggi e Miraggi) abbiamo accolto gli undici partecipanti prima di unirci a Giulia Ruggeri (di Libera, che aderisce a No Slot) che ci ha raccontato la storia del movimento No Slot e spiegato la piaga del gioco d’azzardo. Eccoci a fare colazione, con il barista del Caffè Silvestri che ci racconta come non soffra particolarmente l’assenza delle macchinette neppure dal punto di vista economico, avendole compensate con la qualità dei prodotti e – soprattutto – delle relazioni umane con gli abitanti del quartiere.
Dopo il caffè il mondo attorno a me ha iniziato ad assumere le sue solite sembianze e ci siamo diretti in metro verso Ottaviano. Destinazione, il banco di Nonsonorifiuti presso il Mercato Trionfale e la sua vulcanica proprietaria, Silvia Cavaniglia. Silvia è riuscita con impressionante abilità a destreggiarsi fra la ressa di clienti in attesa – a testimonianza di quanto la sua attività funzioni – e nel mentre a dedicarci quasi un’ora di spiegazione di quello che fa: non solo acquista rifiuti (o meglio materiali, come li chiama lei) altamente differenziati dagli abitanti del quartiere, ma facendolo li educa a fare la raccolta differenziata e a ridurre la quantità di rifiuti che producono.
Con una certa difficoltà riesco a frenare le mille domande che i partecipanti vorrebbero fare a Silvia e riprendiamo il cammino diretti verso il Pigneto dove ci fermeremo da Zazie nel Metro per incontrare Gloria di Mag Roma. Sul tram n.14, uno dei rari mezzi semivuoti che prendiamo, facciamo un’introduzione alla finanza etica, sulla quale abbiamo improntato la nostra nuova campagna tematica, per preparare i partecipanti all’incontro con la Mag.
Vuole il caso, il culo, il karma che Luigi, oltre che presidente di Viaggi e Miraggi, sia anche responsabile dei soci del Sud Italia di Banca Etica. Quindi abbiamo con noi i nostri due principali partner della campagna sulla finanza etica: Banca Etica e le Mag. A tavola la discussione è molto accesa e i partecipanti sono curiosi di capire similitudini e differenze fra le due esperienze, quali progetti si possono finanziare, quali sono i criteri, gli interessi, e così via. C’è anche il tempo, prima di pranzare, di chiedere ai ragazzi di Zazie di raccontarci la loro storia, essendo loro uno dei progetti finanziati da Mag Roma.
Usciamo da Zazie. Siamo a metà giornata e abbiamo già accumulato un ritardo di più di un’ora sulla tabella di marcia. Ogni volta che abbandoniamo una tappa per dirigerci alla successiva lasciamo in sospeso decine di domande che restano nell’aria a vagare inespresse. Sono le 14:30, dobbiamo arrivare a Pietralata, la nostra ultima tappa, per le 17.30: inizio a temere che non arriveremo mai a destinazione a meno di non imporre ritmi da maratona alla congrega. Ci dirigiamo verso la Garbatella per fare tappa prima agli Orti Urbani e poi al Fablab dei Roma Makers. E come fai ad accelerare il passo proprio alla Garbatella? Andare a piedi dalla metro al parco è un susseguirsi di scorci di quelli che ti fanno far pace persino con il caos e il frastuono di Roma. E finisce che invece di accelerare rallenti, ed è giusto così.
Agli Orti Urbani della Garbatella Giorgio e Gabriella ci accolgono come si accoglie un ospite gradito in casa propria. Ci raccontano la storia dello spazio, i metodi di assegnazione, i progetti futuri e ci portano a fare un giro fra gli orti, spiegando ai partecipanti cos’è la pacciamatura, come funziona un orto sinergico, stupendosi della quantità di melanzane che ancora quest’anno continuano ad uscire. E noi ci stupiamo con loro e ci emozioniamo quando ci regalano dei ramoscelli pieni di bacche di pepe rosa (che ora che ci penso, temo di aver dimenticato nella tasca del giubbotto).
Poi di nuovo a piedi verso il Fablab Roma Makers, che dista circa 15 minuti da lì. Leonardo ci attende (da un bel po’ oramai) per raccontarci come lavorano gli artigiani digitali del terzo millennio, fra stampanti 3d, fresatrici, plotter, taglio laser e altre meraviglie della tecnologia che i fablab rendono accessibili ai più. In quel momento, assieme ad un gruppetto di colleghi sta lavorando ad un progetto decisamente spassoso che vorrei tanto raccontarvi ma non posso farlo, perché diventerà un regalo per qualcuno; e anche se dubito che quel qualcuno leggerà questo articolo, nel dubbio preferisco evitare. Vi do solo un indizio: “Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti”. Fatevelo bastare.
Leonardo ci racconta anche del lavoro incredibile che stanno facendo con le scuole, che li ha portati a costruire il laboratorio più grande d’Europa all’interno di una scuola media statale. Poi ci lascia a disposizione una sala del Fablab per un altro incontro, quello con Carlo di Common Net. Carlo si è unito a noi fin dal pranzo e ci ha accompagnati per tutto il pomeriggio: finalmente è arrivato il momento in cui racconta a tutti il suo progetto di connettività di proprietà della comunità.
CommonNet sta costruendo a Roma una infrastruttura di rete che garantisce ai soci della cooperativa una connettività sincrona a banda ultralarga. Un servizio simile, se non migliore, a quello offerto dalle maggiori compagnie, con l’enorme differenza che la comunità diventa proprietaria delle infrastrutture di trasmissione e decide cosa finanziare con gli utili della gestione (spesso si mettono in rete scuole o servizi pubblici).
Sono le 18 e siamo ancora a Garbatella, i partecipanti sono stanchissimi. Decidiamo a malincuore di saltare l’ultima tappa, quella di Liberi Nantes, progetto di integrazione attraverso lo sport. Chiamo Alberto, con cui avevamo appuntamento. Sono mortificato e mi aspetto di sentirlo comprensibilmente infastidito: in fondo ci sta aspettando ai campi di allenamento già da un po’. Invece trovo una voce gentile e accogliente all’altro capo del telefono, che capisce le mie difficoltà e mi dice serenamente “ci rifaremo la prossima volta, non preoccuparti”. Anche questa, in fondo, è l’Italia che Cambia.
E così ci salutiamo, stremati per i chilometri macinati, col buio di Roma che ci inghiotte, ciascuno coi suoi ricordi in tasca. Roma che oggi ci ha accolto con un volto meno conosciuto fra le mille maschere che riesce ad indossare. Non il mostro di cemento, né il colosso decadente, né la metropoli che ti strangola e ti avvelena con gas di scarico e polveri sottili. Non la Roma della burocrazia, delle mafie, della corruzione, ma una città umana e gentile, festosa e desiderosa di futuro.
Ed eccomi – tornando al principio – a tentare ancora di condensare l’esperienza di una giornata attraverso un articolo. Chiedo venia, l’ho fatto di nuovo. Ma questa volta ho un asso nella manica: perché se questo racconto ti ha incuriosito e ti senti frustrato per aver di nuovo vissuto un’esperienza mediata dalle mie parole soggettive e insufficienti, hai un’occasione. Il 16 dicembre bissiamo il tour, sempre a Roma, sempre con Viaggi e Miraggi. Ci vediamo lì!
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