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Tra qualche anno in Italia (entro il 2019 per edifici pubblici ed entro il 2021 per edifici privati) sarà obbligatorio costruire solo edifici a energia quasi zero (nZEB). Qual è attualmente la situazione del settore delle costruzioni e cosa distingue una casa convenzionale da una Passivhaus? Ne abbiamo parlato con Francesco Nesi, direttore nazionale Istituto ZEPHIR (Istituto di fisica edile accreditato come partner di riferimento in Italia per Passivhaus) che introdurrà la 5° Conferenza Nazionale Passivhaus in programma il 25 novembre a Bologna.
Come sta andando il mercato degli edifici passivi e più in generale ad altissima efficienza energetica in Italia e nel mondo?
Il settore delle costruzioni negli ultimi anni sta vivendo cambiamenti epocali e sono numerose le imprese edili che si trovano costrette a chiudere, non avendo investito in passato su innovazione ed efficienza energetica e rimanendo esposte sul mercato e nei confronti delle banche con immobili di nuova costruzione ma purtroppo già vecchi e che necessiterebbero di ammodernamento.
La diffusione capillare di concetti come Passivhaus, CasaClima e tantissimi altri standard costruttivi caratterizzati da un’impronta sostenibile, assieme alla sempre maggiore accessibilità di informazioni da parte dei committenti, ha fatto sì che in fase di investimento si punti preferibilmente ad acquistare immobili dall’elevata efficienza energetica piuttosto che nuove costruzioni che diventeranno presto invendibili.
Sia in Italia che nel mondo, le aziende che hanno scelto di investire sull’efficienza energetica e sul comfort abitativo si trovano a fronteggiare una crescita esponenziale, avendo la possibilità di aprire nuovi mercati ed applicare gli strumenti di progettazione e di consulenza su numerose tipologie di situazioni diverse, dal residenziale al non residenziale (piscine, palestre, supermercati, musei, scuole, uffici, chiese, hotel etc.) ed anche alle ristrutturazioni, in un unico intervento o step-by-step, che oggigiorno costituiscono ormai più del 90% del costruito rappresentando così il comparto dal maggiore potenziale di sviluppo.
Molte persone ritengono che l’efficientamento energetico sia troppo oneroso: è vero?
In numerosi casi l’efficientamento energetico non viene spiegato chiaramente ai committenti, ai quali appare principalmente l’esborso iniziale senza prendere in considerazione il risparmio conseguente. L’approccio corretto è quello delineato nella norma UNI EN 15459, che illustra l’analisi LCC (= life cycle cost, ovvero analisi dei costi sul ciclo di vita) per tener conto sia dell’investimento iniziale, annualizzato sul periodo di analisi, che dei costi energetici residui a fronte dell’intervento di efficientamento energetico.
In questo modo è lampante per i committenti comprendere il significato profondo di una misura di risparmio energetico su involucro o impianti, andando alla ricerca del cost-optimum fra svariate soluzioni possibili. Per fare un esempio, investire di meno sul cappotto termico implica sovradimensionare gli impianti (generatore di caldo e/o di fresco), che non necessariamente si traduce in “spendere meno”, a parità di comfort abitativo.
È vero altresì che nel passato (ed in larga misura purtroppo ancora oggi) si tendeva ad effettuare gli interventi di efficientamento energetico “a pancia”, senza determinare con precisione l’entità del risparmio energetico e del comfort abitativo che ne consegue. Un tool accurato come il PHPP (PassivhausProjektierungsPaket, Pacchetto di Progettazione Passivhaus), il software per calcolare il raggiungimento dei requisiti Passivhaus ed in generale per determinare il ritorno economico degli interventi di risparmio energetico, si pone come strumento fondamentale per fare consulenza adeguata ai committenti affinché siano correttamente edotti sugli interventi da effettuare.
Finanziamenti comunali, provinciali, regionali o statali possono sicuramente essere un aiuto per i committenti ma non sarebbe opportuno basarvi le proprie analisi economiche, puntando al raggiungimento del cost-optimum anche senza doverne necessariamente tener conto.
Oltre alle prestazioni energetiche, quali sono le differenze fra una casa convenzionale e una Passivhaus?
La Passivhaus soddisfa il massimo livello di benessere abitativo così come codificato dalle norme UNI EN ISO 7730 e ASHRAE 55, corrispondente al 6% massimo di insoddisfatti (“classe A”). Detto in altri termini, chi vive in una Passivhaus troverà una condizione di comfort abitativo elevatissimo, riuscendo persino a scaldarla (ed in alcuni casi anche a raffrescarla) senza la necessità di un impianto convenzionale di riscaldamento (raffrescamento). La presenza di un impianto di ventilazione meccanica controllata (VMC) con recupero di calore, infatti, oltre a garantire un ricambio di aria igienico agli inquilini/utenti, permette di usare l’aria come fluido termovettore riuscendo perlopiù a fornire il calore necessario a coprire il carico termico (e/o frigorifero): il calore (o il fresco) residuo potrebbe quindi esser fornito da piccolissimi impianti attivi integrativi, abbattendo così i costi di investimento e di gestione per i committenti e rendendo così la Passivhaus “semplice” e funzionale.
Nel mondo degli addetti ai lavori com’è affrontato questo tema? Ci sono competenze aggiornate, c’è collaborazione, c’è interesse all’aspetto energetico/ambientale?
Interviste effettuate non solo a committenti ma anche a progettisti evidenziano purtroppo come l’efficienza energetica sia perlopiù relegata al comparto impiantistico e rimane difficile comprendere che il miglior chilowattora è il chilowattora risparmiato, cioè quello “non consumato” investendo su un involucro estremamente performante.
Negli ultimi anni con il nostro Istituto di ricerca ZEPHIR Passivhaus Italia siamo spesi per offrire corsi di formazione altamente specialistica sia a progettisti che ad operatori di cantiere per riuscire ad affrontare un mercato dalle nuove caratteristiche, spostando l’attenzione dal tema “idraulico” a quello “aeraulico”, (in)formando circa i rischi di un’esecuzione effettuata non a regola d’arte (posa del cappotto, realizzazione di uno strato continuo di tenuta all’aria per l’eliminazione degli spifferi, coibentazione delle condotte e dei raccordi per l’acqua calda sanitaria, disaccoppiamento acustico dei canali di ventilazione etc.) e testando in cantiere l’effettiva qualità delle realizzazioni.
Per raggiungere la qualità è necessario mettere le proprie competenze a disposizione degli altri professionisti ed operatori di cantiere nella logica della cosiddetta “progettazione integrata”, per questo motivo è giusto che ognuno faccia la propria parte lavorando in sinergia senza avere la pretesa di sapere tutto.
Spesso per il cittadino, soprattutto per gli interventi di ristrutturazione, è difficile districarsi fra incentivi, regolamenti e incombenze burocratiche. Può fare un breve quadro anche su questo aspetto?
Come detto precedentemente, gli incentivi possono essere di grande aiuto così come gli sgravi sugli oneri o sui costi di costruzione attuati da numerose amministrazioni comunali per coloro che affrontano un intervento di risparmio energetico di altissime prestazioni.
Certamente vincoli paesaggistici o di altra natura costituiscono un freno alla possibilità (o volontà) di investire in misure di risanamento, ma vi sono decine di componenti adeguati alle ristrutturazioni che offrono soluzioni ad hoc per i committenti, come ad esempio impianti di ventilazione decentralizzati, canali aeraulici piatti, teli e membrane specifiche per impedire la formazione di condensa, termointonaci, infissi e vetri di alta qualità etc.
Nel caso delle ristrutturazioni, affidarsi a tecnici esperti offre una garanzia ai committenti per cui già in fase di progettazione si possono individuare sistemi e tecnologie più adatti al caso specifico ricevendo nella maggior parte dei casi anche consigli e suggerimenti sui finanziamenti e sugli incentivi più idonei a cui fare riferimento.
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