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Quest’estate, prima al raduno nazionale della Rete Italiana Villaggi Ecologici, poi all’European Rainbow Gathering, ho avuto modo di incontrare e conoscere Otilia e Davide, una coppia internazionale di viaggiatori “nomadi”.
Otilia è una ragazza rumena che nel 2009, dopo aver terminato gli studi in sociologia, ha trovato impiego presso un’impresa, rendendosi conto che la stabilità di un lavoro regolare non era ciò che desiderava, che aveva bisogno di dare nuova energia alla sua vita. Viaggi e avventure erano però aspirazioni lontane: i soldi erano pochi ed i suoi punti di riferimento, compreso il compagno, conducevano volentieri una vita regolare.
Oti trovava comunque modi per esprimersi e avvicinarsi a se stessa frequentando corsi di teatro e imparando a costruire giocattoli attraverso i progetti europei “Youth in Action”. Nel frattempo Davide, coerentemente con la laurea in ingegneria edile e architettura ed il successivo master CasaClima, lavorava da più di due anni a Bolzano occupandosi di progettazione architettonica ed energetica. Si trattava di un buon lavoro, ma i momenti di creatività erano scarsi, e la routine che prevaleva era tale da rendere Davide insoddisfatto.
Allo scadere del contratto di lavoro, decise dunque di non prolungarlo e di andare a vivere ad Auroville, la nota città “sperimentale” indiana, proponendosi come volontario nella riforestazione a “Sadhana Forest”. Dopo un mese ad Auroville, volle proseguire il viaggio, passando così i nove mesi successivi alla scoperta di India e Nepal. È poi seguito un giro della Turchia in autostop: esperienza molto formativa perché più viaggiava più imparava a farlo a basso costo. Poco dopo il ritorno in Italia, a giugno del 2011, Davide fece domanda per partecipare ad un progetto “Youth in Action” di arrampicata, in Ungheria, dove ha conosciuto Otilia.
Questo incontro è stato per Otilia un segno e, incuriosita dallo stile di vita “nomade” condotto da Davide, ha chiesto una settimana di ferie dal lavoro per poter riscoprire il proprio paese viaggiando insieme a lui. La settimana è diventata un mese e, quando è stato necessario tornare alla routine, il cambiamento interiore di Oti rendeva impossibile ignorare il desiderio di una vita diversa. Ma, in assenza di denaro, Oti continuava a lavorare, incontrando Davide in Bulgaria nei weekend mentre lui, per passare la settimana quando lei era in ufficio, esplorava in autostop Bulgaria e Macedonia.
Il pretesto per cambiare vita, per Otilia, è giunto mesi dopo, grazie ad un risarcimento ottenuto dal datore di lavoro a seguito di alcune scorrettezze. Otilia e Davide sono quindi partiti. Per spostarsi fanno autostop, per riposare usano CouchSurfing, o scambiano il proprio lavoro per ospitalità tramite Workaway, HelpX e simili. Per guadagnare qualche soldo Davide pubblica articoli e foto, o si fermano a fare qualche lavoro temporaneo di cui vengono a conoscenza grazie alle persone incontrate durante i viaggi.
Un’avventura importante è stata il viaggio in Norvegia. Nel 2012 era prevista un’attività solare particolarmente intensa, perciò Otilia e Davide, nonostante il freddo e le poche ore di sole, hanno iniziato a fare autostop verso un luogo adatto a vedere l’aurora boreale, arrivando a passare una notte in uno sperduto bagno di lusso norvegese con riscaldamento ed acqua calda per sfuggire ad una tempesta di neve che li bloccò oltre il Circolo Polare Artico.
“Questo stile di vita non è certo privo di sacrifici e scomodità, ma quello di cui ci si accorge, vivendo all’avventura” – dice Otilia – “è che il mondo non è così cattivo come dicono, e che le persone di solito vogliono dare una mano.” La fede nel prossimo è un elemento fondante del loro stile di vita, sanno che fra le persone che incontreranno ci sarà chi è disposto a fornire consigli, ad offrire ospitalità, a scambiare.
Grazie ad un incontro casuale con un altro “nomade”, durato pochi minuti ad una fermata della metro, Davide e Otilia sono venuti a conoscenza dell’esistenza della borsa di studio Darmasiswa che, una volta ottenuta, ha consentito loro di studiare un anno all’istituto d’arte di Yogyakarta, in Indonesia. Si è trattato di un periodo molto intenso e di grande formazione. Finalmente Davide è riuscito a “liberare la sua creatività”, prima soffocata dalla burocrazia del lavoro di ufficio, imparando a scolpire legno e ceramica.
Otilia, dopo aver sperimentato diverse attività, ha scoperto quella che tuttora è una delle sue più grandi passioni: la danza. Anche in questo periodo di apprendimento, Oti e Davide, hanno dato spazio ai loro “animi nomadi”, sfruttando i quattro mesi di vacanze fra un semestre e l’altro per visitare l’Est Indonesia ed il Borneo. Sono così entrati a contatto con popolazioni ancestrali, con il loro calore e la loro genuina ospitalità. Hanno visto luoghi meravigliosi, come il Parco Nazionale di Komodo e scalato vulcani. Purtroppo sono stati testimoni anche degli scempi ambientali nella oramai devastata Foresta Primaria del Borneo Indonesiano. Finita l’esperienza indonesiana, si sono concessi un’ultima sfida prima di tornare in Europa: 5000km in autostop e traghetto dall’Isola di Flores in Indonesia, attraverso Singapore, Malesia e Thailandia per raggiungere Bangkok.
Di ritorno dall’Indonesia, nel 2016, facendo autostop verso casa, si sono fermati più volte al confine fra Bulgaria e Serbia per offrire aiuto ai rifugiati in fuga e osservare il fenomeno da vicino. Negli ultimi anni, per Oti e Davide, è diventato urgente il desiderio di costruire una stabilità che fosse compatibile con una vita libera, da dedicare a lavori artigianali, all’arte, alla crescita personale e alla costruzione delle relazioni. Questo li ha portati a visitare ecovillaggi già esistenti, nel tentativo di individuare un modello a cui ispirarsi per la costruzione di una nuova realtà o di trovare un posto in cui restare. La ricerca è partita in Gran Bretagna e Italia, e dopo una pausa invernale, durante la quale si rifugeranno in Marocco per evitare il freddo, proseguiranno il giro degli ecovillaggi andando in Spagna e Portogallo.
Quando ho chiesto loro se si fossero mai pentiti di aver lasciato una vita più comoda, la risposta è stato un immediato: “No, che domande!”. Otilia sostiene che queste scelte sono sempre benedizioni. Nei loro viaggi, Oti e Davide, hanno incontrato sempre più spesso “viaggiatori nomadi”, e nessuno di loro sarebbe mai stato disposto a tornare indietro. Insomma, chi varca il confine non si ferma più e, se si ferma, lo fa costruendo una vita totalmente diversa, spesso in comunità. All’inizio c’è la paura, soprattutto quella di deludere le aspettative della famiglia e degli amici di sempre, ma poi si rifiorisce. “L’autenticità” – conclude Otilia – “è il più grande dono che possiamo fare a noi stessi e agli altri”.
Se siete curiosi di sapere di più su Davide e Otilia, e sul loro stile di vita, visitate il loro sito.
Foto di Davide Vadalà
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