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Andrea è una giovane laureata in psicologia con delle idee molto particolari. Delusa dal percorso di studi convenzionale, si è ritagliata uno spazio per decidere lei stessa cosa fare della propria vita, stanca di doversi adeguare alle proposte – che spesso si trasformano in imposizioni – provenienti dall’esterno.
È anche consulente di Destinazione Umana, con cui ha organizzato il prossimo corso di inspirational travel designer, una proposta per chi opera nel settore turistico che sovverte le strategie di marketing tradizionali e invece di creare bisogni artificiali cerca di capire quali sono i desideri dei viaggiatori ispirandoli.
Sei partita da un percorso di studi convenzionale per poi distaccartene un po’, cercando nuove strade. Raccontaci il perché di questa scelta.
Sì, proprio così. Mi accorgo che mentre cerco di risponderti ho difficoltà a spiegare dov’è stato questo cambiamento a chi non mi conosce. Apparentemente la strada che percorro ha la stessa direzione di quella intrapresa qualche anno fa. La differenza fondamentale penso sia interiore: non ho cambiato strada, ho iniziato a guardare con occhi diversi, ho smesso di percorrerla per un senso del dovere andando verso quello che voglio davvero, orientandomi e stando più in contatto con quello che sento oltre che ascoltare quello che penso.
All’università non ho trovato quello che stavo cercando, ho pensato di aver sbagliato strada, di aver preso una strada senza uscita. Arrivata al vicolo cieco, alla conclusione di quel percorso con il conseguimento della laurea, sono diventata consapevole di avere la fortuna enorme di poter scegliere cosa fare della mia vita, di avere io in mano la matita per disegnare il mio percorso. Questo grazie al mio paracadute: i miei genitori. Senza il loro supporto costante non sarei arrivata a questo pensiero. Prima molti esami erano uguali per tutti, il piano di studi si differenziava di poco tra tutti gli studenti. Ora, libera di scegliere, ho avuto un momento di blocco che mi è servito per stare in contatto con i miei desideri per poi muovere piccoli passi verso una prospettiva diversa fatta sostanzialmente di integrazione, di un modo diverso di pensare.
Parli di una differenza sostanziale fra i concetti di “desiderio” e “bisogno”: ci puoi spiegare meglio cosa intendi?
La differenza che sento essere più intensa per me è lo stato fisico e mentale in cui ci portano. Il desiderio, per il solo fatto di esistere, ci porta in uno stato positivo, piacevole; il bisogno è legato alla necessità, ai doveri che pensiamo di avere verso noi stessi e verso gli altri quindi a una sensazione di mancanza, di assenza. Nella mia esperienza posso dire di aver fatto molta fatica ad arrivare in contatto con quello che desidero, farlo presuppone di darsi la possibilità di fermarsi ad ascoltare quelle che spesso chiamiamo “solo sensazioni”. Voglio continuare ad allenare questa capacità. È un viaggio, una crescita. Partendo dai bisogni, da quello che devo, spostarmi e arrivare ai desideri, sui voglio.
Pensi che i viaggiatori si siano stancati delle solite proposte e delle strategie di marketing volte a intercettare o addirittura determinare le loro preferenze?
Penso che ci sia una parte della popolazione che non è interessata a far decidere gli altri per sé. Penso che si stia riattivando la voglia di avvicinarsi alla propria autonomia, al potere di scegliere e di dire cosa si vuole, senza dover aggiungere il condizionale al verbo per sembrare più educati. “Si dice vorrei, non voglio”.
Destinazione Umana ha la tensione a cucire sulla persona il viaggio che quindi si stacca dalle “solite proposte”.
Come hai incontrato il gruppo di Destinazione Umana e cosa ti piace di loro approccio?
Il mio incontro con Destinazione Umana risale a qualche anno fa, il mio primo contatto è stato con Silvia. Sono cresciuta in una casa che negli anni è diventata una delle destinazioni umane e l’ho incontrata proprio lì, sorridente. Sono passati direi 4 o 5 anni da quel giorno e qualche mese fa ho iniziato a cercare uno spazio dove trovare il mio spazio. Sembra una ripetizione ma credo che il significato sia tanto, mi sono venute in mente diverse mete, ma mi sono accorta che erano legate al dover fare. Focalizzandomi su di me ho avuto l’ispirazione: mi sono venuti in mente loro proprio per il loro approccio che esce dagli schemi. È la loro intenzione che mi piace. Per quanto ne so oggi ho trovato una destinazione per me e per questo momento di vita che sembra incastrarsi in modo singolare. Il lavoro ispirazionale mi piace e mi piace anche l’attenzione umana, per me sinonimo anche di visione dell’unicità.
Cosa si deve aspettare chi parteciperà al corso per Inspirational Travel Designer di novembre?
Sarà una cosa sicuramente nuova: il primo frutto del nostro lavoro insieme. Entrando nel concetto di unicità di cui dicevo sopra, dall’unione e l’integrazione delle persone di destinazione umana e mia speriamo di fare e portare qualcosa di diverso, supportando i partecipanti nell’imparare a disegnare il viaggio ispirazionale psicologicamente più giusto per la persona che hanno di fronte. Sarà il primo passo di quella che vediamo essere una grande rivoluzione nel mondo del turismo, ed ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo.
Possiamo esagerare e dire che ciò che riceverà sarà non solo un modo nuovo di operare nel settore turistico ma una prospettiva diversa di vedere il nostro rapporto con i beni/servizi di cui necessitiamo per vivere?
In un certo senso sì, possiamo. Quello che vorremmo offrire è qualche stimolo che possa attivare una riflessione sulla direzione che si vuole prendere, integrando diversi punti di vista.
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