Teatro dell'oppresso, uno strumento di azione e cambiamento sociale
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Modificare le relazioni di potere nelle nostre società, risolvere i conflitti all’interno di un gruppo, trasformare le storie personali in strumenti di giustizia sociale. Sono queste le finalità del Teatro dell’Oppresso, una metodologia educativa ed uno strumento di trasformazione sociale, utilizzato in tutto il mondo in molteplici ambiti. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Antonio Graziano, organizzatore del workshop che si terrà dal 2 al 5 novembre presso l’ecovillaggio “L’Alluce Verde”, ubicato sull’appennino emiliano.
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Che cos’è il teatro dell’oppresso?
È un sistema di giochi, esercizi e tecniche per portate allo scoperto i conflitti presenti nelle nostre società e cercare soluzioni collettive. Il Teatro dell’Oppresso è una metodologia educativa ed uno strumento di trasformazione sociale, utilizzato in tutto il mondo in molteplici ambiti: educazione, cultura, arte, politica, psicoterapia, diversità sessuali, inclusione giovanile, dipendenze, accompagnamento di persone richiedenti asilo, rifugiati, senza fissa dimora, persone private di libertà ed altre categorie svantaggiate. È in sostanza, uno strumento per il rispetto dei diritti umani.
Come e dove è nato?
È nato in Brasile, negli anni 60′ durante il periodo delle dittature latinoamericane. Il suo creatore, Augusto Boal, ha integrato il suo impegno politico con la sua formazione teatrale, prendendo ispirazione, in aggiunta, da differenti tradizioni del teatro popolare e teatro comunitario. Nel corso dei decenni, con l’esilio di Boal, è stato portato in nord America ed in europa e successivamente nel resto del Mondo.
Perché il teatro dell’oppresso rappresenta uno strumento di cambiamento individuale e sociale?
Perchè induce ciascuno di noi a cambiare noi stessi ed il mondo a partire dall’esperienza reale. È uno strumento per tenere a bada la voce della mente, ed utilizzare l’esperienza diretta per cercare soluzioni ai nostri conflitti quotidiani. Il Teatro dell’Oppresso ci ricorda che apparteniamo a delle società fondate sulla parola. La parola non sempre rappresenta la soluzione. Nelle nostre comunità, istituzioni, associazioni o organizzazioni lavorative di fronte ad un problema ci perdiamo in interminabili dibattiti che ci riportano al punto di partenza. Usare il teatro ci permette di simulare la soluzione che abbiamo in testa e sperimentare se rappresenta un’alternativa concreta di cambiamento.
Che metodologia verrà utilizzata?
Il laboratorio si svolge mediante attività che includono corpo, suono e movimento. Vengono proposti esercizi di training fisico ed emotivo in maniera individuale, a coppia ed in gruppo. Durante gli incontri nascono delle brevi performance a partire dalle storie dei partecipanti. A tutti viene data la possibilità di esplorare le proprie capacità espressive ed i propri talenti. All’interno del gruppo si costruisce un’atmosfera non giudicante, nella convinzione che ciascuno può fare del suo meglio in relazione alle proprie possibilità ed alla propria esperienza. Si includono momenti di sistematizzazone dei principali concetti trattati.
A chi si rivolge?
Educatori, Artisti, Attivisti sociali, Terapeuti e chiunque sia interessato a conoscere una metodologia innovativa per il lavoro con i gruppi.
Chi condurrà il laboratorio?
Il laboratorio verrà condotto da Sima e Sanjoy Ganguly, rappresentanti di Jana Sanskriti, la più grande esperienza di Teatro dell’oppresso del Mondo. Jana Sanskriti è nata nel 1985 in India con lo scopo di utilizzare il teatro come strumento per l’azione politica, la mobilizzazione comunitaria e l’educazione popolare. Attualmente è una delle più importanti esperienze di Teatro dell’Oppresso del mondo. Ogni due anni, Jana Sanskriti organizza Mukhtadara, un festival internazionale di teatro foro nello stato del Bengala. Il festival permette a praticanti di Teatro di tutto il mondo di incontrare le comunità locali e lavorare con loro usando il teatro come strumento di cambiamento sociale e di empowerment delle organizzazioni di base.
In cosa consiste il laboratorio?
Durante 4 giorni di ritiro presso l’ecovillaggio “L’Alluce Verde”, ubicato sull’appennino Emiliano, creeremo insieme il nostro spettacolo utilizzando i giochi-esercizi di teatro dell’oppresso come metafora sociale. Ciascuno entrerà in connessione con la propria realtà e con il proprio io interiore per scoprire le oppressioni che vive nella vita quotidiana. In gruppo esploreremo le molteplici dimensioni legati all’essenza dell’oppressore e dell’oppresso. Comprenderemo l’ideologia dell’oppressore attraverso differenti tecniche di TdO. A partire dalle nostre storie e dalle nostre esperienze di vita, creeremo scene in maniera partecipativa, per arrivare alla struttura di uno spettacolo di teatro foro. Vi sarà, in aggiunta un percorso teorico per visitare e ri-visitare Boal. Il workshop è parte delle attività del tour europeo della compagnia, che durerà 2 mesi, toccando Italia, Francia ed Austria.
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Dove verrà condotto il laboratorio?
Il workshop si svolgerà nel magnifico contesto dell’ecovillaggio “L’Alluce Verde”, ubicato a Monzuno (Bologna). L’Alluce Verde è nato nel 2010 a partire dai sogni di due famiglie che si sono impegnate a far rivivere un vecchio casolare nell’Appennino Tosco-Emiliano. Oggi l’Alluce verde possiede spazi comuni per lo svolgimento di residenze artistiche, laboratori e serate collettive, in nome dell’arte, della condivisione e del contatto con la natura.
Info:
www.teatrodellatenerezza.org
teatrodellatenerezza@gmail.com
349.1240429
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