“Sopprimevano i cani piuttosto che curarli”. Condannati i vertici di Green Hill
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La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a tre imputati del processo contro Green Hill, l’allevamento-lager di cani di razza beagle destinati alla sperimentazione. Quattro anni complessivi sono stati comminati a uno dei gestori, al veterinario e al direttore della struttura.
In quattro anni, fra il 2008 e il 2012, quando è stata denunciata dalla LAV, questa struttura avrebbe provocato la morte di più di 6000 animali. Non vi era alcun interesse per il benessere dei cani e la gestione di affidava a criteri esclusivamente economici. Secondo l’accusa infatti, “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli”, una condotta che “andava in senso diametralmente opposto alle norme comunitarie e nazionali”.
La sentenza della Cassazione conferma quella emessa in appello lo scorso anno con i capi d’imputazione di maltrattamento e uccisione di animali. Altri dipendenti, fra cui alcuni veterinari, che lavoravano a Green Hill sono ancora in attesa dell’esito del processo che li vede imputati.
Contemporaneamente, si sta svolgendo il processo agli attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill che nel 2012, con il loro blitz all’interno dell’allevamento, fermarono le attività criminali della struttura salvando anche alcuni cani.
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