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Le pallottole di Las Vegas del primo ottobre si sono sentite a seimila miglia di distanza, anche qui a Roma. Hanno risuonato persino più forti sulle banchine del Tevere, dove fissavo il mio computer e guardavo il terribile video girato da chi era presente al concerto. Le sparatorie di massa negli Stati Uniti in genere non mi sconvolgono più tanto. Sono americano. Questi episodi si verificano in America con la stessa frequenza dei fuochi d’artificio. Secondo l’organizzazione no profit Gun Violence Archive, il numero aggiornato delle sparatorie di massa – si definiscono così le sparatorie in cui vengono colpite almeno quattro persone – è pari a 1516 in 1735 giorni. Numero di vittime totali: 1714.
Ma il massacro di Las Vegas ha attirato la mia attenzione per due ragioni: la prima è il numero delle vittime, 59 morti e più di 500 feriti, che lo rendono il più grave nella storia americana moderna. La seconda è che ho vissuto in quella città per dieci anni. Mi ricordo le notti passate seduto nella redazione sportiva del Las Vegas Review-Journal a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 ad ascoltare la radio della polizia dalla scrivania vicina. Sembrava che ogni sera qualcuno che aveva comprato un’arma per difendersi da chiunque altro fosse armato avesse sparato dall’ex fidanzata. Membri di gang uccisi dagli appartenenti alla gang rivale solo perché erano passati dalla strada sbagliata. E la maggior parte degli omicidi veniva addirittura relegata nelle pagine interne del giornale.
Nel frattempo ho guardato quanti massacri dovuti alle armi ci sono stati qui in Italia a partire diciamo dal 1966. Zero. Esatto. Nothing. Nein. Nyet. Not even one.
Ho già scritto sulla relativa sicurezza delle strade di Roma. L’anno scorso ho fatto un giro su una con la polizia e ho fatto un confronto fra alcune spaventose ma rivelatorie statistiche. In tre anni, secondo CityData.com, negli Stati Uniti 33169 persone sono state uccise da un’arma da fuoco; in Italia 475. Nei 10 anni passati a Detroit, una città da 670mila abitanti, ci sono stati 345 morti. A Baltimora, 622mila abitanti, ce ne sono stati 234.
L’Ansa, la principale agenzia italiana, scrive che a Roma (due milioni e mezzo di abitanti), ce ne sono stati 30. Fra i due poliziotti con cui sono andato in giro l’anno scorso e altri tre che ho accompagnato per raccogliere dati per un capitolo di un libro nel 2002, ho intervistato cinque appartenenti alle Forze dell’Ordine, con 70 anni di esperienza sommati. Nessuno ha mai sparato. Hanno solo visto una volta un collega farlo. Perché dovrebbero farlo d’altronde? È già tanto che siano tutti armati.
Non serve il cervello di un vincitore del Premio Nobel per capirlo – anche se forse ne serve uno più grande di quello del membro medio della NRA, [l’associazione americana di possessori di armi da fuoco, ndt]. È la legge sulle armi. La legge italiana è più restrittiva, quella americana… beh, è già tanto che ne esista una.
Tredici stati americani non hanno neanche una procedura di controllo. In quelli che ce l’hanno, spesso servono solo pochi minuti per ottenere telematicamente l’approvazione. Si può comprare un’arma con appena 100 dollari, il prezzo più basso al mondo. Negli Stati Uniti ci sono 54mila negozi di armi e il 98% della popolazione vive nel raggio di 10 miglia di uno di essi. D’altra part, chi in America non vive a più di 10 miglia da un Walmart? Già, perché anche qui si può acquistare un’arma! Il numero di eventi promozionali legati alle armi ogni anno è fra i 2000 e i 5200. E questa è una delle ragioni principali per cui ci sono 1,13 armi da fuoco ogni americano.
In Italia ci sono questi requisiti: avere almeno 18 anni, ottenere un certificato di tiro dopo aver frequentato un corso, superare un esame medico che dimostri la salute mentale, avere la fedina penale pulita, registrare ogni arma posseduta presso un posto di polizia nel giro di 72 giorni dall’acquisto.
In Italia inoltre è sì possibile comprare armi da fuoco, ma ci sono delle restrizioni sulle tipologie consentite. Secodo la legge sul possesso di armi italiana, tutte le armi militari come i fucili d’assalto e le armi automatiche sono severamente proibite. Ogni arma costruita in Italia dopo il 1976 deve essere identificata da un numero progressivo assegnato da una commissione composta da ufficiali pubblici e di polizia. Tutte le armi devono essere custodite sotto chiave. Una veloce ricerca per “negozi di pistole a Roma” ha dato solo 13 risultati. Solo nel mio quartiere ci sono più pizzerie!
Sempre parlando del modesto numero di omicidi e delle possibilità di acquisto, mi ha sorpreso leggere il numero di armi registrate in Italia: 7 milioni. Comunque, se state pensando a questo, in un paese con 60 milioni di abitanti vuol dire che ce n’è solo una ogni nove persone. In questa classifica l’Italia è al nono posto in Europa e il dato è dieci volte inferiore rispetto agli Stati Uniti. Questa statistica comprende anche le armi da caccia e le persone che detengono più di un’arma.
“È più probabile che qui avvenga un attacco terroristico che una sparatoria di massa”, dice Sabrina Magris, presidente della Ecole Universitaire Internationale di Roma ed esperta di antiterrorismo e di violenza. L’ho incontrata per un caffè in piazza Mattei, che ironicamente si trova nel ghetto ebraico dovo, il 16 ottobre 1943, i nazisti hanno prelevato un migliaio di ebrei per internarli nei campi di concentramento. Ne sono sopravvissuti solo 16. Si può quindi dire che Roma ne sappia qualcosa di violenza legata alle armi e omicidi di massa.
La differenza è che in Italia, eccezion fatta per alcune eccezioni, non c’è una cultura delle armi. La costituzione italiana non dice che ogni cittadino ha il diritto a portare armi. Quindi, nessuno lo fa. Negli Stati Uniti, i proprietari di armi si aggrappano al secondo emendamento e dicono che avere un’arma non è solo un loro diritto, ma addirittura un loro obbligo.
“Io non possiedo un’arma”, mi ha detto Sabrina Magris, che è cresciuta a Pordenone e ha vissuto a Roma per tre anni. “Neanche mia madre e mio padre. Non c’è bisogno di essere armati per sentirsi sicuri in casa propria”. Gli italiani, diversamente dagli americani, hanno saputo imparare dalla loro storia. Dopo la seconda guerra mondiale sono arrivate le guerre di mafia e gli scontri fra Brigate Rosse e formazioni fasciste. Gli italiani ne avevano abbastanza. Mentre il loro livello di sfiducia nel Governo è fra i più alti d’Europa – basta guardare quanti sono quelli che pagano regolarmente le tasse –, in qualche modo si fidano del Governo per quanto riguarda la protezione.
Roma è la seconda capitale mondiale del borseggio (dopo Barcellona) e anche le aggressioni a sfondo sessuale sono un problema, così come in ogni angolo del mondo. Ma la violenza legata alle armi da fuoco qui è l’ultimo dei problemi. Aiuta anche il fatto che le leggi qui sono nazionali. In America ad esempio, molte delle armi utilizzate in occasione delle 762 morti avvenute a Chicago lo scorso anno erano state introdotte dall’Indiana, che ha una normativa molto meno restrittiva in merito.
La mancanza di controlli è dovuta alla NRA, una minaccia peggiore dell’ISIS. Questa organizzazione è così arrogante che ha tenuto un raduno a Denver la settimana dopo che due ragazzini hanno ucciso 13 persona nel sobborgo cittadino di Columbine High. La NRA è stata a letto con più politici repubblicani di una squillo da 500 dollari a notte, ma moralmente è più corrotta. In Italia, la “lobby delle armi” è un tipo di nome Guido che spara ai cinghiali in Toscana.
Magris dice che la differenza a livello culturale la fa anche il dito che preme il grilletto: “Molti italiani hanno paura di usare un’arma. Comprarne o possederne una è diverso dal saperla usare. La gente le compra perché crede di essere sicura, ma se non sei capace sparare è difficile”. Questo è anche uno degli argomenti che la NRA ha portato avanti per anni. Non sono le armi a uccidere la gente, ma le persone. Il problema sono le persone, non le armi.
CHE CAZZO! (WHAT THE FUCK!)
Se il problema negli Stati Uniti è che le persone che uccidono con le armi sono impazzite o malate, davvero si può pensare che gli americani siano dieci volte più pazzi degli italiani? Se la malattia mentale è il problema più grande in America, perché allora comprare un’arma è facile come comprare un barbecue mentre rientri a casa dall’ufficio?
Magris sottolinea anche come la sicurezza domestica possa toccare anche le case. La Lega Nord, uno dei partiti italiani più estremisti, spinge per dare più diritti ai possessori di armi. Per la legge italiana, chiunque anche in casa propria deve dimostrare di essere stato costretto prima di usare un’arma, ma la Lega non fa molto presa su questo.
Negli Stati Uniti, secondo la NRA un proprietario ha bisogno di un’arma per proteggere la sua casa così come una ragazza ha bisogno della macchina. Io ho 61 anni. Non ho mai sentito di una persona che abbia protetto la sua casa usando una pistola. Perché? Perché il ladri ti entrano in casa quando non ci sei. Inoltre, non sono armati. Non bussano alla porta puntandoti una pistola contro. Sgattaiolano dentro, ti derubano e scappano.
E se le tue armi fossero chiuse a chiave, come dovrebbe essere, e non appoggiate sula tavolo, cosa cavolo potresti dare se venissi sorpreso da un delinquente? Se le tieni nel cassetto del comodino, le statistiche dimostrano che è mille volte superiore la possibilità che venga colpito un membro della famiglia piuttosto che un malintenzionato. In qualche modo, per qualche ragione, il possessore medio di armi americano non riesce a capire una semplice equazione: la legge sulle armi più permissiva del mondo industrializzato equivale al maggior numero di morti a causa di armi del mondo industrializzato.
È solo il pretesto di una cultura che equipara il possesso di armi al patriottismo, mentre il resto del mondo considera le strade americane come zone di guerra. Il killer di Las Vegas aveva abbastanza armi da fuoco per equipaggiare una milizia del terzo mondo ed erano state acquistate tutte legalmente. Sono sicuro che stavano ancora contando i morti mentre la NRA si appellava già al secondo emendamento, un pezzo di carta scritto quando gli americani usavano ancora fucili a carica singola e li usavano per difendersi dal Governo, non gli uni dagli altri.
La costituzione americana è forse l’unica cosa a essere antiproiettile in America. Ma, così come hanno fatto tanti altri Paesi, ha bisogno di essere riscritta. Come ha detto il comico australiano Jim Jefferies, sottolineando che la sua nazione non ha registrato più alcun massacro con armi da fuoco da quando le ha messe fuori legge nel 1996, “si chiama amendamento!”.
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