Io faccio così #185 – Boschi vivi: un cimitero naturale per la salvaguardia del paesaggio
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Genova - Non vorremmo mai parlarne. Anzi, non ci pensiamo e se lo facciamo dobbiamo spesso superare una sensazione di vuoto e di disagio abbastanza spiccato. Ma come diceva lo scrittore argentino Jorge Louis Borges, “la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare”. Perché non provare a renderlo un avvenimento che possa migliorare le condizioni di chi rimane? A questo interrogativo prova a dare una risposta e una soluzione la Cooperativa Boschi Vivi, nata nel marzo 2016 e formata da quattro soci: Anselma Lovens, Camilla Novelli, Riccardo Prosperi e Giacomo Marchiori.
Si tratta dell’unico servizio di interramento delle ceneri che opera in area boschiva e reinveste in progetti di cura dei boschi. Tramite l’acquisizione o la presa in gestione di un’area boschiva da Enti sia pubblici che privati, Boschi Vivi provvede a restituirla alla comunità, con la rigenerazione dell’area in oggetto, sia per quanto riguarda il recupero ambientale e vegetazionale sia per il miglioramento della fruibilità. L’area dove viene attuato il servizio viene monitorata e gestita nel tempo e l’accesso è libero per tutti.
Perché il recupero dei boschi?
Mentre la formazione di Riccardo è di natura giurisprudenziale, le altre due socie e l’altro socio di Boschi Vivi hanno una formazione tendenzialmente forestale connessa alla tutela del paesaggio. Provengono dalla Liguria, regione teatro di una forte frammentazione della proprietà boschiva e che spesso viene abbandonata: “L’abbandono dei boschi in Liguria è un problema forte” ci racconta Anselma Lovens “e più dell’ottanta per cento dei boschi è di proprietà privata, ma è una proprietà molto frammentata e a volte anche inconsapevole: ci sono persone che ereditano boschi e nemmeno sanno di esserne i proprietari. Bisogna in realtà occuparsi dei boschi, perché per molto tempo questi ambienti sono stati antropizzati dall’uomo per diversi utilizzi, hanno bisogno di essere gestiti per evitare il rischio idrogeologico, di frane e di incendi e sono competenze che stanno venendo sempre più a mancare. Sono equilibri che, in caso di abbandono, sarebbero persi con conseguenze negative per tutti”.
Come funziona il progetto: perché Boschi Vivi?
Parlare di “Boschi Vivi” rispetto a quello che stiamo trattando può suonare paradossale, ma di fatto questo progetto vuole ripensare anche il modo di utilizzo del nuovo cimitero naturale. La scelta di aderire al progetto di Boschi Vivi presuppone la volontà di cremazione e dispersione delle ceneri da parte della persona interessata. Chi vuole aderire “prenota una visita informativa nella quale una guida spiega come funziona il progetto, la persona sceglie così l’albero nei cui pressi, a suo tempo, verranno interrati i resti con una piccola targa commemorativa”, ci spiega Anselma “Siamo arrivati dunque con questa idea che mette a sistema una scelta che in realtà nella normativa è già inquadrata, noi ci occupiamo di tutto l’iter burocratico per renderla effettiva. La proposta, inoltre, è aperta anche per gli animali”.
Le persone hanno a disposizione più opzioni, che variano a seconda della disponibilità economica: si va dall’albero di comunità, che rappresenta il prezzo più basso e consiste nell’essere dispersi insieme ad altre persone sotto un albero, a progetti più onerosi e personalizzati per famiglie o singoli. Si paga una sola volta, una tantum, e il diritto vale per novantanove anni dall’inizio del progetto. Nessuna lapide né fiori recisi: il bosco si presenterà in modo molto simile a come sarebbe in assenza dell’attività commemorativa: “Il bosco è già di per sé una scenografia naturale meravigliosa e rasserenante”.
Il nome Boschi Vivi è sinonimo anche di un’altra volontà dei quattro soci: “L’idea nostra è mantenere il bosco vivo in tutti i sensi: abbiamo intenzione di organizzare all’interno corsi di yoga, letture, laboratori per i bambini”, ci racconta Giacomo Marchiori. “Abbiamo fatto dei questionari alle persone propedeutici alla nostra attività, dove è emerso un aspetto importante: anche chi non è interessato a farsi cremare o disperdere, comunque utilizzerebbe un bosco adattato a questa attività per poterci fare le sue attività quotidiane come passeggiare o ad esempio andare a funghi. Per questo progetto noi ci siamo ispirati ad alcune esperienze già attive da tempo nei paesi anglosassoni, in Germania, Austria e Svizzera, ma nessuno di questi finora ha la particolarità del fine del recupero e della tutela del paesaggio. Questo è dovuto al nostro background di pianificatori forestali, che ci ha fatto osservare la realtà italiana e il problema dell’abbandono dei nostri boschi. È un forte valore aggiunto del progetto, una possibile soluzione al problema e pensiamo che oggi l’Italia sia pronta per accoglierla”.
Dopo aver vinto diversi bandi, il progetto è partito in un bosco divenuto di proprietà della Cooperativa, nel comune di Martina-Urbe in provincia di Savona. Per migliorare il recupero e il ripristino di alcune aree del bosco in questione, da martedì 9 ottobre Boschi Vivi ha dato vita ad una campagna di crowfunding che scadrà tra circa un mese, allo scopo di sostenere le spese di riqualificazione del bosco stesso.
“Il servizio cimiteriale è rimasto inalterato a livello di offerta dai periodi napoleonici”, conclude Anselma. “È un sistema cristallizzato e aveva bisogno di uno stimolo secondo noi votato all’innovazione. Abbiamo sentito un trasporto verso questa nuova consapevolezza che l’Italia sta avendo della necessità di tutela paesaggistica e ambientale e crediamo di poter porre le basi per creare rete e diffondere altri boschi vivi non solo in Liguria, ma in tutto il territorio italiano”.
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