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Nel centro di Bologna c’è una libreria nella quale i libri non si comprano né si vendono. Vista la premessa, la mente potrebbe correre al cosiddetto “bookcrossing”. Anche chi non conosce il termine avrà probabilmente notato che, durante gli ultimi anni, in locali, stazioni sale d’attesa, è sempre più comune trovare scaffali pieni di libri, che si possono prendere, leggere e poi riporre nuovamente in qualche altro luogo simile. Ecco, la libreria di cui vi racconterò è un’esperienza diversa, anche se un po’ simile.
Libri Liberi, nata nel 2012 per opera di Anna Hilbe, raccoglie e seleziona i libri di quelli che, per un motivo o per l’altro, decidono di liberarsene, e li dona a chiunque voglia leggerli. Se il bookcrossing prevede “un libro per un libro”, in questo luogo non ci sono limitazioni: si può decidere di tenere il volume scelto, di riportarlo, di portarne un altro, o tanti altri, o nessuno in cambio.
All’inizio le persone, abituate a un tipo di scambio do ut des, sono in imbarazzo. Alcuni dicono “se non ho un libro da lasciare, io non prendo niente”, nonostante l’invito a portare a casa il volume desiderato. Anna racconta che recentemente, una ragazza che non era mai venuta, continuava a chiedere incredula: “ma davvero posso prendere questo libro?”.
Pur in assenza di regole, l’equilibrio fra doni fatti e ricevuti, necessario per la sostenibilità della libreria, viene mantenuto grazie ad un meccanismo che Marshall Shalins avrebbe definito di “reciprocità generalizzata”. Si tratta della stessa modalità di scambio tipica delle famiglie, in cui sono frequenti doni e favori di vario tipo senza che la quantità, la qualità o la tempistica siano necessariamente corrispondenti. Anna, oltre ad aver avuto l’iniziativa per costruire questo luogo, è anche colei che paga affitto e bollette favorendo, attraverso la sua generosità, nuovi circoli virtuosi.
Lo spazio è piccolo, a volte troppo piccolo per contenere tutti i libri che arrivano, così che una parte dei volumi viene collocata all’interno del garage di fronte, il cui proprietario ha concesso un pezzettino di parete a Libri Liberi. Alcune enciclopedie, per cui non c’era spazio, sono state regalate a Làbas, oggi purtroppo sgomberato, mentre molti dizionari e atlanti vengono consegnati ad associazioni e cooperative impegnate nell’insegnamento dell’italiano per i migranti.
Libri Liberi è aperta cinque giorni a settimana e ad Anna si affiancano dei volontari, che “hanno grandi scambi in chiacchiere con quelli che vengono a prendere i libri”. È un posto dove Anna dice di imparare molto: “Vengono segnalati autori e autrici che non conosco, quindi per me è interessante. Poi, quando vedo qualcuno indeciso, gli chiedo che cosa gli piacerebbe leggere, cosa ha letto, per capire un po’ quello che potrebbero volere”.
Si tratta di un luogo vivo, in perenne cambiamento, nel quale non si sa mai con certezza quali e quanti volumi ci siano, dove a volte i “clienti” spezzano quel lieve imbarazzo, tipico di chi condivide uno spazio ristretto con degli sconosciuti, dando il via a piccole discussioni riguardanti la letteratura e la politica. Talvolta passano professori universitari, attuali o in pensione. Uno in particolare recentemente ha portato in dono l’anteprima di una raccolta di poesie francesi.
Su ispirazione di Libri Liberi, sono nate fino ad ora altre due librerie simili in Italia, una a Nicotera, l’altra a Trieste, e a novembre è prevista la visita di una donna da Cracovia che vorrebbe raccogliere informazioni per costruire qualcosa di simile in Polonia.
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