7 Set 2017

Tre caldi weekend dalla teoria alla pratica. Le voci dei docenti

Scritto da: Redazione

Vi proponiamo i resoconti di Daniela Bartolini, Andrea Degl'Innocenti e Daniel Tarozzi, docenti di “Dalla teoria alla pratica”, i weekend formativi che abbiamo organizzato nel mese di luglio in Casentino, a Torino e a Roma.

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Casentino, Torino e Roma. Sono questi i primi luoghi in cui nel mese di luglio abbiamo deciso di proporre “Dalla teoria alla pratica”, weekend formativo pensato per diffondere strumenti e informazioni utili per apportare cambiamenti positivi nella propria vita e nel territorio. I weekend sono stati condotti da alcuni dei giornalisti del gruppo di Italia che Cambia, affiancati di volta in volta da un esperto delle materie al centro del corso. Rientrati dalle vacanze estive, condividiamo i racconti e le impressioni di Daniela Bartolini, Andrea Degl’Innocenti e Daniel Tarozzi, docenti di questi primi incontri.

 

Weekend in Casentino del 15 e 16 luglio – Resoconto di Daniela Bartolini

IMG-20170906-WA0011Partiamo con una nuova avventura, inaspettata, come si conviene ad una vera avventura. “Dalla teoria alla pratica”, primo corso in cui mi trovo a sperimentarmi come docente per Italia che Cambia, nasce veloce, per raccogliere un’esigenza che chi segue il progetto ha fatto emergere con forza negli ultimi mesi. Quando si fanno le cose in velocità non è facile mantenere l’attenzione e la cura necessarie, è più complicato, allora, mi dico, bisogna semplificare da qualche altra parte.

 

Per questo decido di proporre il corso in Casentino, nel luogo dove abito, che conosco meglio e che è anche un territorio significativo per Italia che Cambia. Qui è infatti nato il primo portale territoriale, qui abbiamo sperimentato, in piccolo, un modello che ci ha permesso di elaborare quello dei portali regionali. Un luogo perfetto, ho pensato, per un nuovo inizio, tanto più che sarà il corso in Casentino ad inaugurare i primi tre weekend di “Dalla teoria alla pratica”.

 

Il 15 e 16 luglio, sabato e domenica, estate piena, calda. Non è certo il momento migliore per proporre un corso, non so cosa aspettarmi, e non voglio aspettarmi niente. Questa proposta arriverà dove deve arrivare, senza fatalismo. Penso solo al programma e mi accorgo che c’è un grande desiderio di condividere tanto, troppo per stare dentro 16 ore. Il come è più importante, ce lo siamo detti nel pensare a questi incontri e ce lo ripetiamo nel nostro lavoro quotidiano. Contenuti, strumenti, il “come” stanno sullo stesso piano.

 

Si parte da qui, dall’accoglienza e dalla conoscenza reciproca. E quella che incontro aprendo la porta del centro in cui si svolge il corso arriva, biodiversa e bella, dal Veneto, da Roma, dalla Toscana, dalle Marche (in bicicletta!), da Milano…

 

E ci siamo confrontati insieme, grazie anche all’aiuto di Sauro Guarnieri che ha portato se stesso e le sue tante esperienze di vita e pratiche, su facilitazione, sperimentandola come metodo all’interno di tutto il percorso, sulla situazione attuale intesa come problematiche ed opportunità di questo momento storico, passando attraverso le emozioni che ci suscitano, sul potere della visione che può sostenere il nostro cambiamento. Su tanto altro, in verità.

 

Quello che più mi ha colpito è il processo, passo dopo passo, non lineare e in profondità, in cui ognuno ed ognuna si sono messi in gioco, e che ci ha portato a sentire la forza che abbiamo e quella che potremmo mettere ancora di più. È sembrato a tutti e a tutte un po’ più semplice cambiare, con gli strumenti giusti e con una nuova percezione di quello che ci sta intorno.

 

Weekend a Torino, 22 e 23 luglio – Resoconto di Daniel Tarozzi

Ero preoccupato, lo ammetto. Non mi capita spesso ormai, ma questa volta ero preoccupato. Mi chiedevo cosa si aspettassero i partecipanti a questo corso. Appena arrivato nella bellissima sede sul fiume messa a disposizione da “La casa nel Parco” i miei dubbi si sono dissolti. Fin dai primi arrivi, infatti, ho capito che ancora una volta non avrei dovuto “insegnare” qualcosa, ma piuttosto trasmettere quanto avevo appreso in questi anni e soprattutto stare in ascolto di quanto potevo imparare dai partecipanti.

 

Abbiamo affrontato i media, la decadenza italiana e i suoi punti di forza, le grandi difficoltà alla base del cambiamento individuale e collettivo e le sue potenzialità.
La sera del primo giorno, stanchi e accaldati, abbiamo visionato “Story of stuff” e “Moltitudine inarrestabile”. Terminato il secondo video, mi sono voltato verso i partecipanti e molti di loro avevano le lacrime, lacrime di gioia.

 

L’esigenza più forte emersa, infatti, non era avere questa o quell’informazione, ma piuttosto sentirsi parte di una comunità di esseri senzienti vogliosi di cambiare. Vedere in video cosa accade nel mondo, e incontrare nella stanza (e nel parco!) propri simili con i quali passare dalla teoria alla pratica è la risposta a questa domanda di cambiamento!

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Il secondo giorno, poi, è stato emozionante anche per me.
Era in gran parte condotto, infatti, da Alberto Guggino che conosco da anni, ma non finisce mai di stupirmi. Una sola persona ha potuto testimoniare con il suo corpo e con la sua storia molti dei temi che avevamo affrontato: il cambiamento personale, lavorativo, abitativo, ecologico, sociale, politico…

 

Sono ripartito di corsa, per un altro appuntamento in Veneto, ma mentre prendevo il treno avevo ancora il cuore caldo grazie alle sensazioni vissute. Il pranzo della domenica è stato preparato per tutti da alcuni partecipanti che hanno fatto la spesa e cucinato. I “forestieri”, quelli che venivano da fuori Torino, hanno dormito a casa di altri “corsisti”, persone che non conoscevano e che li hanno ospitati senza problemi.

 

Ecco, lo dico sempre eppure rimango sempre sorpreso: l’Italia che Cambia non è qualcosa da costruire, è qualcosa che esiste già.

 

 

Weekend a Roma, 30 e 31 luglio – Resoconto di Andrea Degl’Innocenti

Ultimo weekend di luglio, 40 gradi all’ombra, Roma: i presupposti per non raggiungere neppure il numero minimo di iscritti c’erano tutti. Eppure una decina di persone hanno sfidato la calura estiva e resistito alla tentazione di andare al mare per farsi una due giorni di corso. Già questo può essere considerato un successo.

 

Io e Annalisa, con il contributo prezioso di Fabio Pinzi, docente dell’Accademia di Permacultura, abbiamo voluto sperimentare un modo diverso di tenere un corso, meno frontale e più interattivo. Nel corso dei due giorni i partecipanti hanno avuto modo sia di conoscere il quadro della situazione attuale e le storie di Italia che Cambia che di sperimentare tecniche di facilitazione, sessioni di Open Space Technology, decisioni in sociocrazia, strumenti di ascolto profondo, progettazione in permacultura.

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C’è stato un episodio a mio avviso particolarmente significativo, che si è verificato quando abbiamo sperimentato come si prendono le decisioni in sociocrazia. Con Annalisa e Fabio ci siamo confrontati durante la pausa pranzo della domenica per definire l’attività da far fare al gruppo nel pomeriggio. Abbiamo optato per far sperimentare loro un’attività in cui potessero mettere in pratica quanto appreso con Fabio nella mattinata. Abbiamo però pensato di non “obbligarli” ma di proporla come nostra opzione consigliata ma di passarla al vaglio di una decisione alla sociocrazia, in modo che potessero avere modo di sperimentare lo strumento.

 

Dal nostro punto di vista era soltanto un giochino formale che serviva a sperimentare uno strumento nuovo. Quello che è successo invece è che utilizzando la sociocrazia è emerso che quasi nessuno aveva in quel momento le energie necessarie per quell’attività, mentre tutti preferivano approfondire altri argomenti legati a Italia che Cambia e Roma che Cambia. Allora abbiamo cambiato il programma e proposto di fare due sessioni di Open Space Technology per approfondire quegli argomenti. Lo strumento giusto, al momento giusto, ha permesso ai partecipanti di svolgere l’attività che più ritenevano utile e adatta a quel contesto, in quella situazione.

 

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