Io faccio così #183 – eFM, progettare luoghi per far evolvere le organizzazioni
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Roma, Lazio - “Il gelato lo volete adesso o preferite dopo”, mi chiede Emiliano. Lo guardo sorridendo, pensando ad una battuta, ma con la coda dell’occhio noto che sulla destra, accanto all’ingresso, c’è effettivamente un piccolo banco del gelato con una decina di gusti e tanto di coni e coppette e di fronte, una sorta di piazzetta costellata di tavolini tondi con qualche persona seduta a parlare. Il mio stupore è dovuto al fatto che non ci troviamo in una piazzetta di Monti o Trastevere, bensì all’interno delle sede romana di Efm, in zona Laurentina, in un grosso edificio incastonato fra colossi come Deutsche Bank, Siemens, Dell, Zte.
Daniele Di Fausto ed Emiliano Boschetto, rispettivamente amministratore delegato e communication manager di eFM, ci accolgono in maniera calorosa ed informale, in linea con il clima generale che si respira all’interno della struttura. C’è una sensazione di coerenza fra il luogo, i suoi abitanti, le attività in corso. E mentre Daniele ed Emiliano raccontano la storia e la mission di Efm capisco che non è un caso.
L’azienda infatti si occupa di progettare e gestire luoghi che siano funzionali alle persone che li abitano. Lavorano molto con le aziende ma anche con enti o strutture pubbliche come ospedali, scuole, spazi pubblici. L’obiettivo è quello di migliorare l’esperienza della persona nel luogo o, vista da un’altra prospettiva, rendere il luogo coerente con l’attività che vi si svolge all’interno.
Per luogo non si intende solo lo spazio fisico, ma un intreccio spazio-temporale di relazioni, dinamiche, struttura aziendale e rapporti di potere. Perciò in questo processo hanno un ruolo centrale sia la tecnologia e l’innovazione digitale da un lato che le forme di governance dall’altro.
Per questo motivo eFM investe moltissimo nello sviluppo di software, applicazioni e gestionali, ma a differenza di molte startup che operano nel mondo della digital innovation, lo fa con l’obiettivo di migliorare l’esperienza fisica e reale. In questa ottica la tecnologia non diventa un surrogato delle relazioni umane ma uno strumento che le può facilitare. “L’obiettivo per noi resta sempre l’incontro reale, la messa a terra delle relazioni virtuali”, ripetono varie volte sia Emiliano che Daniele durante l’intervista.
Occupandosi di relazioni, era inevitabile che Efm finisse per occuparsi anche del tipo di leadership che si instaura all’interno di un luogo. “In una società reticolare che cambia molto rapidamente abbiamo visto che le organizzazioni più orizzontali, caratterizzate da una leadership diffusa sono quelle che riescono ad adattarsi più velocemente alle mutate condizioni”.
Oltre a fare da consulente per altre aziende, negli anni eFM ha sempre sperimentato per prima su se stessa le ricette e le soluzioni che proponeva agli altri. Per cui adesso l’azienda stessa è il migliore biglietto da visita per promuovere le proprie attività.
Oltre alla piazzetta con tanto di gelataio, al suo interno c’è un’area ricreativa dove invitare amici, parenti o conoscenti. Le postazioni dei lavoratori non sono fisse e ognuno può prenotare la propria attraverso un’app aziendale. L’ufficio è disseminato di piante per ripulire l’aria e ogni postazione ha dei sensori che controllano l’umidità, la temperatura e svariati altri fattori per aumentare il comfort. Complessivamente lo spazio è progettato come un unico grande open-space, in cui gli uffici e le sale riunioni sono separati da grosse vetrate e la vista può spaziare praticamente ovunque.
Attraverso un’altra applicazione aziendale ogni lavoratore può rispondere quotidianamente ad una serie di domande che servono a valutare la sua soddisfazione e lo posizionano all’interno di un grafico che a partire da sette parametri valuta la relazione fra la giusta dose di stimoli e gli eccessivi carichi di stress.
Tutti questi strumenti di cui si avvale Efm trovano la massima espressione se vengono applicati ad una visione di organizzazione diversa da quella tradizionale, mentre posso risultare persino pericolosi se inseriti in un contesto di impresa classica. Società come eFM si inseriscono in un filone di imprenditoria evoluta, collegato a modelli teorici come quello delle organizzazioni Teal. In questa nuova concezione l’organizzazione è spesso paragonata ad un organismo vivente, con una propria funzione ed un proprio scopo che possono evolvere nel tempo e al cui interno responsabilità, ruoli, potere sono distribuiti e consapevoli.
Un applicativo che monitora gli spostamenti o che valuta il livello di soddisfazione dei dipendenti potrebbe essere inteso come uno strumento di controllo all’interno di un’impresa tradizionale, mentre diventa uno strumento di empowerment e consapevolezza personale e aziendale in un’organizzazione evoluta.
Anche per questo motivo Efm costruisce dei percorsi personalizzati e graduali per le aziende con cui lavora, guidandole – nella misura e nelle forme che esse scelgono – attraverso questa complessa transizione. Non esiste un termine prestabilito a questo processo evolutivo. Chissà se un giorno, mi viene da pensare mentre mi allontano, percorsi di questo genere condurranno alcune aziende persino a mettere in discussione l’utilità di quello che producono o a infrangere i tabù legati alla distribuzione degli utili?
Intervista: Andrea Degl’Innocenti
Riprese e montaggio: Paolo Cignini
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