Dritto al cuore del tuo cane. E al tuo. Intervista ad Angelo Vaira – Io faccio così #181
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Lombardia - Ho vissuto con una magnifica cagnetta di nome Alba per 13 anni. Quando nel 2012 partii con il camper per attraversare l’Italia decisi di battezzare la mia casa mobile dandole il nome – come si fa con le barche – e la chiamai proprio Alba.
Credo che la magnifica quadrupede sia stata fondamentale per la mia salute mentale. Mentre vivevo tra asfalto e cemento, a Roma o a Milano, Alba mi riportava al contatto con la mia Natura più profonda. Quando ero triste, angosciato o depresso, la guardavo e osservavo stupito la sua gioia irrazionale per qualsiasi cosa. Gioia incontenibile. A volte passavo interi minuti a perdermi nei suoi occhi marroni. Mi chiedevo che pensieri celassero…
Ci incontrammo al canile e fu subito amore. E non uso questa parola a caso. Mi saltò in braccio, nonostante fosse già grandicella, e cominciò a tremare. Da allora non ci separammo mai. O meglio – a volte ci separammo anche per periodi più o meno lunghi – ma i nostri cuori restarono sempre uniti fino alla sua morte nel 2009.
Solo nel 2017 ho avuto nuovamente il desiderio di vivere con un cane. Una cara amica, sapendo della mia imminente scelta, ha deciso di regalarmi un libro di Angelo Vaira: Dritto al cuore del tuo cane. L’ho letto con entusiasmo e una punta di scetticismo ma via via che le pagine si assottigliavano la mia emozione aumentava. Quello che avevo vissuto con Alba e che avevo sempre pensato aveva finalmente una teorizzazione scientifica e una elaborazione pratica. Senza che io lo sospettassi minimamente, erano sorte in Italia scuole di “pensiero canino” e l’addestramento gentile si era diffuso a macchia d’olio.
Non solo. “Non è possibile! – mi dicevo mentre leggevo il suo libro – Questo Vaira parlando di cani parla di neuroni a specchio, neuroscienze, meditazione, cambiamento personale, mindfulness. Lo voglio incontrare!”. E così, prima della pausa estiva, sono andato a trovarlo nella sua casa lombarda. La conversazione è stata subito intensa.
“Mi è sempre piaciuto tracciare paralleli – ha esordito Angelo – a nessun cane piace avere un proprietario infelice, quindi rendere felici i padroni è importantissimo. Ci sono moltissime attinenze tra psiche umana e canina. Occuparsi di addestramento significa per me occuparsi della qualità della vita. L’addestramento è un mezzo per avere una buona relazione e essere felici. Quindi non è un caso che nel mio percorso di lavoro con i cani abbia presto integrato quanto appreso con il mio percorso spirituale e le mie meditazioni. Le due cose si sono naturalmente integrate”.
Vaira ha iniziato come “normale” addestratore di cani. Presto si è reso conto che i metodi tradizionali – coercitivi – non facevano per lui e dopo varie vicissitudini ha incontrato il “metodo gentile” che ha contribuito fortemente a diffondere in Italia. Ma non gli bastava.
Ha quindi fondato una scuola per educatori cinofili – ‘Think Dog, il mondo dalla prospettiva dei cani’ – in cui viene proposta l’educazione dei cani anche attraverso l’approccio Cognitivo-Relazionale.
“L’approccio cognitivo relazionale – mi spiega Vaira – è nato in Italia dal lavoro mio e di alcuni colleghi. Rendendoci conto che gli animali hanno una intensa vita emotiva ci siamo chiesti come fosse possibile che il rapporto tra essere umano e cane dovesse essere basato solo sul rinforzo positivo. Certo, quest’ultimo era un approccio molto più sano che quello basato sulle punizioni, ma non ci sembrava ancora sufficiente. Abbiamo quindi studiato l’etologia cognitiva e ci siamo chiesti come integrare il mondo emotivo dell’animale, come soddisfare i bisogni primari del cane. La cosa bella è che questo ha ricadute positive anche per i ‘padroni’! Quando ti occupi dei bisogni del tuo quadrupede, infatti, ti viene automatico occuparti dei tuoi, applicando anche alla tua vita lo stesso approccio che stai cercando di proporre al tuo ‘amico’.
È bello affacciarsi al mondo animale. Il cane ti ricorda che per essere felice ha bisogno di muoversi, di contatto sociale, di avventura, di qualcosa di nuovo… se guardi cosa rende felice l’animale, puoi avere intuizioni su cosa rende felice te. È un rapporto di reciproco e continuo arricchimento. Noi – continua Angelo – abbiamo bisogno degli animali per avere idee, per creare, per vivere. La ricerca, inoltre, conferma che quando accarezzi un cane attivi meccanismi fisici particolari che ti fanno stare bene”.
Fondamentali – in questi processi – sono i neuroni a specchio e le neuroscienze, ma per il nostro addestratore, un ruolo fondamentale del suo percorso lo ha svolto l’incontro con la meditazione e il buddismo.
“Ho promesso di dedicare la mia vita al beneficio di tutti gli esseri, e questa è stata una buona bussola. Mi porta a chiedermi costantemente per chi sono di beneficio”.
Addestramento canino, meditazione (che Vaira propone come strumento fondamentale anche per relazionarsi ai cani) e… media! Angelo, infatti, oltre ad aver scritto diversi libri conduce con Rosita Celentano un programma radiofonico – Chiedimi se sono felice – e ha avuto diverse collaborazioni televisive e multimediali. “Le mie attività ‘mediatiche’ mirano a diffondere il messaggio e a sensibilizzare le persone che prendono in mano il cambiamento”.
Gli chiedo cosa risponda a chi lo accusa di occuparsi di cani “con tutti i problemi che ci sono al mondo”. Non ha dubbi: “non possiamo occuparci di un solo problema; gli animali salveranno il mondo. Se riusciremo a sviluppare con loro relazioni empatiche e reciproche, potremo cambiare prospettiva. Dobbiamo occuparci di ogni singolo elemento.
Occuparci di cani, per me, significa sviluppare una visione a tutto tondo sulle problematiche del sistema. Dobbiamo renderci conto che siamo in una rete e in un sistema interdipendente di cui gli animali fanno parte. La natura non ha bisogno dell’essere umano, ma è l’essere umano che ha bisogno della natura. Noi siamo animali, ma lo dimentichiamo troppo spesso, o almeno fingiamo di dimenticarcene. Per questo mi sto occupando di ‘animalness’, un processo che ci porta a recuperare quella parte sopita dell’essere umano, ma allo stesso tempo naturale, sana, istintiva, centrata”.
Prima di lasciarlo, ripromettendomi di sviluppare nuove collaborazioni con lui, gli chiedo se gli piacciano i gatti. “Amo anche i gatti – ammette – ma non ne ho perché viaggio troppo”.
Ci diamo la zampa e torniamo alle nostre vite. Ognuno col suo cane.
Intervista e Riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini
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