Associazione FILI e la Festa del Pensiero di Alessandria
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Alessandria - Non è un caso che Atena, la dea della sapienza e delle arti, fosse anche la divinità protettrice della tessitura. Una sapienza a tutto tondo, quella incorporata dalla “Minerva greca”, che sa intrecciare magistralmente trame composte da fili e orditi. Un’arte, quella della sapienza, che serve a creare ordine e che, quindi, prevede intrecci. Un complesso interscambio di fili che rappresentano le diverse manifestazione dell’esperienza umana.
“L’immagine di Atena come dea della ragione, ma anche dea della tessitura, la devo a James Hillman e al suo libro L’anima del mondo e il pensiero del cuore. Una lettura che mi sento di consigliare”. Con questo suggerimento letterario ci accoglie Michele Maranzana, presidente dell’associazione FILI, Laboratorio di Filosofia Permanente, oltreché insegnante di Filosofia e Scienze Umane presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Saluzzo Plana di Alessandria.
“FILI, Laboratorio Filosofico di Filosofia Permanente”, ci racconta Michele, “è un’associazione di promozione sociale che è nata, di fatto, per organizzare un evento: La Festa del Pensiero“.
Un programma ricchissimo di eventi per i weekend centrali di settembre (8-17 settembre). Da “I confini del cielo”, al tema della “Tregua”, quest’anno, per la terza edizione, si indagherà il tema “Confini e periferie”.
“Noi abbiamo sempre cercato di riflettere su cose che riteniamo urgenti”, sottolinea Michele, “la nostra società è caratterizzata da questa ideologia dello sconfinato, che corrisponde anche all’idea dello sviluppo senza limiti, di cui gli effetti deleteri sono noti a tutti. Contemporaneamente stiamo chiudendo una serie di confini, rifiutando di riconoscere che questa operazione è sostanzialmente impossibile”.
La Festa del Pensiero è un evento in cui si parla del pensiero anche attraverso le immagini, attraverso i suoni, attraverso le azioni teatrali e dove si cerca di portare il pensiero per la strada e nei caffè. In quei luoghi che possono risultare inusuali rispetto a quelli deputati istituzionalmente alla riflessione filosofica.
Un’educazione alla cittadinanza attiva del pensiero attraverso una manifestazione che si svolge nella città di Alessandria, ma che non è stata pensata solo per gli alessandrini.
Un momento di riflessione offerto – tutti gli eventi sono gratuiti – agli amanti del sapere tout court, un sapere, però, che trascende dal dogmatico linguaggio accademico. “Una riflessione sul pensiero”, sottolinea Michele, “in grado di esplorare diversi linguaggi. In grado di vedere il pensiero come qualcosa che non è unicamente logico verbale, ma che si esplicita anche attraverso canali comunicativi di tipo espressivo, di tipo creativo”.
Un’esplorazione sia metaforica dei “confini della mente” e del “periferico nell’esperienza”, ma anche concreta come concreta è l’accoglienza di chi giunge da altri luoghi. Dalla psicologia allo Ius Soli, dalla cooperazione internazionale agli usi della rete.
Una manifestazione che vuole essere un momento di riflessione, quell’attimo di calma e di introspezione che dovrebbe precedere l’azione e il giudizio. “L’idea era di creare degli spazi sul pensiero e sulla riflessione del pensiero”, ci spiega Michele, “fermarsi e riflettere su di un tema specifico. Una cosa che nella nostra società frenetica non facciamo molto”.
Una filosofia che torna, socraticamente, nelle piazze; che osa uscire dalle accademie “ed entrare in quello che Husserl chiamava il mondo della vita”, ci sottolinea Michele.
Una filosofia che sa ritagliarsi degli attimi di tempo e che sa indagare utilizzando diverse forme di linguaggio e di espressione. Una filosofia che si mette a disposizione del territorio e che ne riesce a cogliere le potenzialità. Una filosofia che diventa anche strumento di condivisione e di coesione. Che unisce studenti, professori, esponenti del mondo accademico, politici, artisti e autori in un unico grande cerchio, con un unico grande scopo: fermarsi e riflettere.
“Hans Blumenberg affermava che la pensosità è una cosa di cui la filosofia non può fare a meno”, afferma il professor Maranzana, “ma che è, contemporaneamente, anti-pratica. Quindi il pensoso, in una società come la nostra, è apparentemente un danno, un qualcosa che da beneficio solo a se stesso. In realtà è proprio nello spazio del pensiero che risiedono la metafora, il mito e il simbolo che non ti dicono esattamente che cosa sia il mondo, ma ti permettono di prenderne una distanza sufficiente per non essere travolto dall’angoscia”.
Per questo motivo non possiamo fare a meno della riflessione e della pensosità. Per questo motivo la nostra società ha estremamente bisogno di persone in grado di sapersi fermare e saper riflettere.
Come direbbe Hans Blumenberg stesso:
“Nella pensosità è contenuta un’esperienza di libertà, e tanto più una libertà del divagare. L’ampiezza dello spettro in cui si reagisce al divagare si estende dai culmini dello humour alla pura disperazione di coloro che in una cosa vorrebbero arrivare alla conclusione”.
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