15 Set 2017

L'appello dell'allevatrice veg: "Adottate le mucche che ho salvato dal macello!"

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Abbiamo intervistato Serena, che sin da piccola è vegetariana e amante degli animali. Non accettando che i guadagni della sua azienda agricola fossero legati alla sofferenza degli animali, ha salvato nove mucche destinate al macello. Adesso però ha bisogno dell'aiuto di tutti per farle adottare.

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A volte compiere una scelta personale importante e impegnativa come diventare vegetariani può risultare difficile. Quando poi ci si trova in un contesto in cui questa scelta non solo è una novità assoluta, ma va anche in controtendenza rispetto alla cultura del luogo, la difficoltà cresce. Se poi l’opzione veg comporta anche la necessità di rivoluzionare l’attività economica di famiglia, allora ci vuole una forza di volontà enorme.

IMG_5529Con tenacia e convinzione, Serena ha affrontato tutti questi ostacoli. Ha rinunciato alla carne nella sua dieta e ha trasformato l’azienda agricola che le ha passato suo padre in un’attività cruelty-free, salvando dal macello le mucche che qui venivano allevate. Ma adesso ha bisogno di aiuto per garantire loro un futuro di serenità e benessere.

 

Partiamo dall’inizio: puoi raccontarci com’è cominciato tutto?

 

Per spiegare com’è nato il mio appello “nove mucche che cercano casa” è necessario fare un passo indietro e perdere qualche minuto per descrivere la nostra avventura. Siamo due sorelle, gestiamo assieme un agriturismo a 1400 metri d’altitudine sulle alpi venete. Siamo vegetariane fin da quando siamo bambine, nessuno ce l’ha imposto, semplicemente la nostra coscienza ci ha sempre fatto dire in automatico “no, io gli animali non li mangio” di fronte a un pezzo di carne, nonostante il resto della famiglia fosse onnivora.

 

Tutto nasce dall’aver vissuto sempre a stretto contatto con natura, animali e montagna e anche con l’aver potuto vedere fin da piccole le varie tipologie di macellazioni, parte integrante della vita del nostro piccolo paese con forti tradizioni contadine.

 

Da dove è nata l’idea dell’azienda agricola?

 

Finito il periodo delle scuole superiori, mia sorella maggiore – mossa da un forte amore per la montagna – ha deciso di aprire un’azienda agricola e un piccolo agriturismo con ristorazione in collaborazione con nostro papà. Inizialmente non ho preso parte al progetto, poiché volevo continuare a studiare, viaggiare e conoscere. Volevo solo portare avanti il mio sogno: fare la veterinaria.

 

Negli anni successivi ho terminato gli studi di infermiere veterinario, ma sono rimasta molto delusa dal mondo della veterinaria e dopo un paio d’anni ho capito che la medicina convenzionale e tutti i concetti, le persone, le pratiche che le ruotano attorno non fanno per me e così mi sono dedicata ad altri lavori. In azienda davo una mano, ma con poca costanza: non ho mai accettato il fatto che nel nostro menù vi fosse la carne, era più forte di me, non sarei mai riuscita a sentire mia un’attività in cui anche solo una piccola parte del guadagno fosse generata dall’uccisione di animali.

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Da lì è cominciata la “svolta vegetariana”…

 

Qualche anno dopo mi sono resa conto che, pur circondata da contesti vari e interessanti, non riuscivo a trovare la mia strada, forse perché non esisteva e me lo dovevo costruire a mia immagine e somiglianza. Assieme a mia sorella allora, partendo un passo alla volta, mi sono posta l’obiettivo di creare tutto ciò che desideravamo, per prima cosa eliminare la carne dall’azienda.

 

Può sembrare cosa da poco, ma non lo è affatto nel nostro contesto piccolo, dove tutti conoscono tutti, dove si è in montagna e la maggior parte delle persone è abituata a cercare pane e sopressa o spezzatino e polenta; in più, con un papà al nostro fianco fortemente convinto che senza carne l’agriturismo sarebbe andato in fallimento. Fra mille difficoltà, ci impieghiamo due anni a riconvertire tutta l’azienda passo dopo passo e a inventarci nuove coltivazioni e nuove attività, cercando fonti alternative di reddito e studiando il modo migliore per rivoluzionare la nostra cucina.

 

Quali sono stati gli effetti della vostra scelta?

 

Oggi posso dire che da quando abbiamo intrapreso questa strada le nostre idee sono cresciute di pari passo con il nostro entusiasmo, con la passione per quello ciò che facciamo e con l’intesa tra di noi. Via via tutto si è incastrato in maniera talmente perfetta che ancora mi commuovo a pensarci! È stata dura, ci sono stati momenti in cui sarebbe stato più facile mollare, a volte non ci dormiamo la notte non per l’ansia di avere conti o mutui da pagare come purtroppo capita a molti, ma l’entusiasmo è talmente tanto che a volte non riusciamo a fermare il cervello.

 

Sono due anni che l’agriturismo è diventato vegetariano e le persone di cui ci circondiamo – clienti e collaboratori – sono sempre più belle e più affini a noi. Il fatturato è aumentato, la cucina di mia sorella ha fatto quel salto di qualità che solo l’amore vero può generare e le idee e i progetti iniziati e portati avanti con successo sono cresciuti e ad oggi, finalmente, con grandissimo orgoglio posso dire che per noi tutto questo non è un lavoro ma una scelta e uno stile di vita.

 

Gli animali che fine hanno fatto?

 

Per quanto riguarda tutti i nostri animali – ex animali da carne –, si sono tutti riqualificati e riadattati alla nuova gestione diventando ognuno di loro un canale e un tramite per mostrare alle tante persone che passano dalle nostre parti come l’interazione con gli animali faccia vivere meglio, come loro non siano fatti per essere mangiati e, soprattutto, come proprio quegli animali considerati da allevamento e non da compagnia ci insegnino a conoscere meglio noi stessi e il mondo in cui viviamo. La chiave di tutto sono la naturalità è l’interazione pacifica tra tutte le specie viventi e non la supremazia di alcuni su altri.

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A oggi continuiamo a non etichettarci come “agriturismo vegetariano” perché vogliamo che le persone arrivino qui senza preconcetti o falsi miti, per poi rimanere stupite di come si possa mangiare in modo sano, semplice, senza consumare carne anche in montagna, e che passino parola. Per quanto riguarda la mia professione, mi sono resa conto che proprio qui posso portare avanti il mio sogno di quand’ero bambina: aiutare gli animali. Aiuto le persone a comprendere come farli vivere “da animali” e come rispettare le loro esigenze; aiutiamo persone e animali a prevenire i problemi con uno stile di vita sano e felice e, quando c’è bisogno, interveniamo con la farmacia naturale di cui madre natura ci ha fatto dono.

 

In tutto questo rimangono nove mucche da carne, che molto faticosamente ho salvato dalla macellazione per mano di mio papà. Ci tengo a precisare che lui ama e rispetta gli animali, ma fa parte di quella generazione per cui un maiale o una vacca devono essere per forza da carne o da latte per avere uno scopo, altrimenti a cosa servono? Lo ringrazio per aver accettato le nostre scelte e per averci consentito di trovare una destinazione alternativa al macello per le mucche in esubero.

 

Qual è quindi il tuo appello?

 

E così siamo arrivati al dunque: di queste 9 mucche, 6 cercano una sistemazione alternativa alla macellazione o alla linea vacca-vitello. Cerchiamo qualcuno a cui possano servire – come le stiamo impiegando noi – per la pulizia dei pascoli. Per adesso riusciamo a far si che si guadagnino il fieno per l’inverno organizzando corsi e incontri di fattoria didattica anche per adulti sullo studio del comportamento degli animali in libertà e di tutte quelle interessanti dinamiche che si creano all’interno di un branco.

 

Loro sono perfettamente in salute, ma vivono allo stato semi brado e non sono abituate a farsi toccare e maneggiare. Da me si fanno accarezzare, ma sono di indole selvaggia. Noi le teniamo al pascolo estate e in autunno, mentre in inverno e in primavera gironzolano sulla neve di giorno e tornano alla stalla di sera per mangiare. Io sto iniziando ad avvicinarle e a renderle sempre più confidenti, sono sicura che con due o tre di loro riusciremo a ottenere dei buoni risultati e vorrei conoscere qualcuno che abbia voglia di fare lo stesso con il resto del branco. Sarebbe bello interagire, collaborare e aiutarci a trovare nuovi spunti di attività e idee in merito. Noi ci rendiamo disponibili ad accoglierle per il periodo estivo al pascolo qui da noi se questo può far comodo e piacere ai nuovi proprietari.

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In totale sono nove, tutte incroci prevalentemente tra blu belga, limousine, pezzate rosse e pezzate nere. Quattro sono femmine adulte, tre sono vitelli con meno di un anno (un maschio castrato e due femmine). E per finire vi sono un maschio castrato di due anni circa e una femmina della stessa età. Purtroppo le femmine adulte potrebbero essere rimaste gravide per via di qualche incontro con il toro dei vicini, per cui c’è da valutare anche questa ipotesi nel momento in cui le si adotta. Sono tutti regolarmente registrati presso l’anagrafe veterinaria.

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che ci daranno una mano direttamente e indirettamente. Aiutateci a passare parola e per qualsiasi informazione in più chiamatemi pure al 3493549988 o inviatemi una mail a serena151286@gmail.com.

 

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