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Uno dei sistemi di accoglienza più famoso al mondo, oggi è a rischio. Riace, il borgo calabrese rinato grazie ai migranti sedici anni fa, non solo era balzato agli onori della cronaca quando il Fortune aveva inserito il suo sindaco – Domenico Lucano – tra le 50 persone più influenti al mondo, ma è anche diventato un modello per altri comuni della Locride a rischio spopolamento che hanno seguito le sue orme.
Tutto questo oggi potrebbe finire, dopo che il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio Calabria hanno messo in discussione i finanziamenti per i bonus e le borse lavoro, due componenti chiave del “modello Riace”. Di fronte a questa possibilità, Mimmo Lucano si è detto “sfiduciato, avvilito, indignato con lo Stato” e si è dichiarato pronto a lasciare tutto qualora venisse confermata l’ipotesi di azzeramento dei fondi che porterebbe alla fine dell’intero progetto.
“Io sto con Riace” è l’appello della rete dei Comuni Solidali lanciato in difesa del comune calabrese e del suo sistema di accoglienza diffusa, che ha visto tra i primi firmatari anche don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli. Nell’appello si sottolinea l’importanza di questo modello, semplice ma geniale, che ha trasformato in positivo qualcosa che tutti vivono come negativo: l’immigrazione.
Un borgo che stava scomparendo a causa dello spopolamento, è a poco a poco rinato grazie alla presenza dei migranti. Le scuole, le botteghe e i servizi hanno ripreso vita, l’economia ha ricominciato circolare e il comune oggi conta 1700 abitanti, di cui almeno 500 sono migranti stranieri. Tutto proprio grazie ai bonus – uno strumento locale per consentire ai migranti di acquisire un potere d’acquisto e riappropriarsi della dignità personale – e le borse di lavoro che hanno consentito di riavviare il tessuto economico locale dando una risposta lavorativa a quelle famiglie di richiedenti asilo che intendevano fermarsi nel comune della Locride.
“La rivoluzione che Domenico Lucano e tutti gli operatori e i riacesi che ci hanno creduto sono riusciti a portare nel piccolo paese – si legge nel testo dell’appello – ha una valenza enorme, non solo per la Calabria, ma per tutta l’Italia. Non è solo un esperimento da far conoscere e moltiplicare, ma una vera speranza in questa estate 2017 dove il lavoro delle Ong viene messo in discussione e dove “l’inumano” (come scrive Marco Revelli) rischia di diventare il nostro pane quotidiano”. E prosegue, “Chiediamo dunque che venga ristabilita la priorità umana nei confronti della burocrazia. Il progetto Riace merita un futuro, non solo per la comunità riacese, ma per tutti noi.”
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