1 Set 2017

Abitare una casa per abitare un quartiere

Scritto da: Daniela Bartolini

Ad un anno dal convegno nazionale in cui si sono confrontati tutti coloro che operano a diverso titolo nelle Case del Quartiere portando a Torino un esteso dibattito sull’innovazione sociale e culturale, è a disposizione il report degli incontri. Per chiunque voglia riflettere sulla necessità di spazi e saperi condivisi, sulla generazione di reti collaborative e di progetti che rispondano alle esigenze dei territori.

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“Abitare una casa per abitare un quartiere”, è stato questo lo slogan del percorso di incontri culminato nel convegno  del maggio dello scorso anno, promosso dalle Case del Quartiere con l’obiettivo di confrontarsi fra operatori, associazioni e realtà che gestiscono spazi di comunità e che operano nel campo della co-progettazione urbana.

 

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Negli ultimi anni a Torino sono stati infatti aperti spazi comuni, laboratori sociali e culturali in cui s’incrociano attività e persone, si esprimono pensieri e vissuti collettivi, che avviano esperienze di partecipazione, coinvolgimento ed auto-organizzazione: le Case di Quartiere, presenti anche nella mappa del Piemonte che Cambia.

 

La prima Casa di Quartiere: Cascina Roccafranca è nata nel 2007 in una zona periferica della città, e negli anni seguenti si sono sviluppate nuove esperienze in altri quartieri della città, attraverso percorsi e storie diverse ma con una base comune: spazi ad uso pubblico riqualificati, grazie alla collaborazione tra istituzioni pubbliche, fondazioni bancarie, imprese sociali, associazioni e cittadini, luoghi che sono diventati spazi per la cittadinanza.
Oggi le Case di Quartiere sono 9, ognuna in un quartiere diverso e coprono quasi completamente il territorio cittadino: Cascina Roccafranca (Mirafiori Nord), Casa del Quartiere di San Salvario, Bagni Pubblici di via Agliè (Barriera di Milano), Hub Cecchi Point (Aurora), Casa nel Parco (Mirafiori Sud), +SpazioQuattro (San Donato), Barrito (Nizza Millefonti), Bossoli83 (Lingotto) e Casa di Quartiere Vallette.

 

 

Le Case del Quartiere sono spazi comuni di qualità che raccolgono e organizzano incontri, laboratori, corsi ed eventi di una vasto numero di soggetti associativi, gruppi informali e cittadini. Spazi pubblici, aperti, accessibili, che assolvono varie funzioni: stimolano l’aggregazione e l’incontro, realizzano servizi ed attività educative e culturali, ospitano e promuovono servizi di pubblica utilità, favoriscono la fruizione di iniziative ed eventi culturali.
Le Case di Quartiere sono attori sociali che agiscono per facilitare, stimolare e attivare esperienze di cittadinanza attiva e nuove progettualità e attività, cercando di mantenere un rapporto di scambio con il contesto urbano che le circonda, interpretandone bisogni e risorse.

 

Il convegno è stato un momento molto importante per contribuire all’incremento del dibattito nazionale su temi che stanno cambiando l’Italia, trasformando spazi pubblici e politiche cittadine, come la partecipazione dei cittadini, la produzione culturale, le attenzioni verso i singoli territori e il rapporto con gli spazi (siano essi pubblici o privati). Un contributo arrivato attraverso il dialogo tra esperienze diverse, a livello italiano e europeo. Il convegno ha visto infatti la partecipazione di 356 rappresentanti da tutta Italia di cui 209 appartenenti ad organizzazioni, gruppi formali e nformali e 45 rappresentanti di pubbliche amministrazioni.

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“Le conclusioni che possiamo trarre da questi due giorni di interscambio culturale – riporta la Rete delle Case del Quartiere – sanno di ottimismo, di voglia di fare e di collaborare nell’ottica di costruzione di beni comuni. Il festival è stato un primo momento di network in cui i soggetti si sono posti in dialogo costante, senza competizione, per produrre nuove pratiche di coinvolgimento e di partecipazione, in cui gli spazi del quotidiano sono stati ripensati per riportare i cittadini in una dimensione di pluralità, emancipazione e possibilità”.

 

“In un tempo in cui la questione della vivibilità nei quartieri e nella città è centrale, da più parti si sperimentano Case del quartiere e Spazi collettivi, luoghi fisici ma soprattutto spazi mentali e emotivi, agorà sociali, dove i cittadini tendono a auto-organizzarsi per lavorare in modo creativo e partecipato. Tutto questo in territori anche difficili che si misurano con la ricerca di “altri” stili di vita, la tessitura di nuove forme di convivenza, la sperimentazione di pratiche innovative in campo culturale e sociale, la costruzione di nuove imprenditorialità, un nuovo approccio alle questioni sociali”.

 

Il report, open source e consultabile on line riporta gli scambi e confronti frutto dei gruppi di lavoro su: spazi per promuovere cittadinanza attiva, sperimentare politica con i cittadini, auto-organizzazione tra cittadini per nuovi modi di vivere, produrre beni comuni tra istituzioni e cittadini, creatività, community-based e pubblici attivi, l’operatore che sa fare spazio, l’arte di inventare le risorse, spazi organizzati intorno a chi partecipa.

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Una sezione è dedicata alle realtà che hanno partecipato alla Fiera delle Esperienze, 46 italiane e 4 europee, con l’elenco delle esperienze partecipanti all’iniziativa, corredato di scheda e contatti.

 

Durante il convegno sono stati previsti momenti per conoscere il contributo di docenti e ricercatori del mondo accademico in merito al tema del dare spazio alle comunità territoriali. Gli interventi sono stati organizzati in due sessioni: Orizzonti e Prospettive, anch’essi consultabili nel report.

 

Il racconto di questi incontri e confronti rappresenta un’occasione importante per chiunque voglia riflettere sulla necessità di spazi e saperi condivisi, sulla generazione di reti collaborative e di progetti che rispondano alle esigenze dei territori.

 

Articolo tratto da Piemonte che Cambia

 

 

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