Needyou Project: un viaggio per sperimentare l'economia della fiducia
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David e Mattia sono due giovani neolaureati convinti che il futuro dell’economia non risieda nella competitività e nell’aumento dei profitti, ma nella cooperazione incondizionata fra individui volta a raggiungere il soddisfacimento dei bisogni di ciascuno. Questa è l’idea che sta alla base della loro iniziativa: Needyou Project.
Da alcuni mesi stanno studiando questa nuova forma economica – che hanno chiamato “economia del bisogno” – e adesso è arrivato il momento di sperimentarla in prima persona: martedì 29 agosto partiranno per un viaggio che toccherà più parti d’Italia, spostandosi solo in bicicletta e con i mezzi pubblici e cercando giorno per giorno ospitalità, vitto, idee, conoscenze, condividendo ciò che possono mettere a disposizione e le loro competenze.
Com’è nata l’idea di affrontare questo argomento? Si tratta semplicemente di un lavoro accademico o vorreste in qualche modo incidere sulla società, favorendo la diffusione dell’economia della condivisione?
L’idea è nata ispirandoci a un progetto di dimensione globale che ci ha molto appassionati. Analizzandolo e dedicandoci un capitolo di entrambe le nostre tesi abbiamo potuto coglierne pregi e difetti. Si tratta del progetto Venus, un radicale cambiamento socio-economico su scala globale che non prevede il denaro come metro di scambio, ma un libero accesso alle risorse spartite equamente per tutti gli abitanti del pianeta in base ai loro bisogni. Per quanto nobile sia lo scopo e ambiziosi gli obbiettivi siamo giunti entrambi a dire che la sua realizzazione pratica sia pressoché improbabile all’interno di questo periodo storico.
Da qui l’idea di partire da qualche gradino più in basso, poter fare qualcosa di credibile, e quindi dando background accademico e dimostrabile, avendo come mission quella di sensibilizzare le persone. Il nostro modello economico può essere applicato anche all’interno di quello attuale, nelle cose di tutti i giorni. Pur escludendo l’utilizzo di denaro, l’economia del bisogno favorisce una forma di aiuto incondizionato fra gli individui. Quindi possiamo dire di aver messo in pratica le nostre conoscenze accademiche per creare qualcosa che sia in grado di incidere e – perché no? – modificare la società in cui siamo immersi.
Qual è il vostro programma di viaggio?
Avendo a disposizione 20 giorni e volendo toccare più parti d’italia per poter assaporare le varie differenze culturali che il nostro stato racchiude il percorso sarà questo: la prima tappa sarà Genova, da dove punteremo per la toscana, in seguito Umbria, Lazio, Campania per poi passare sul versante adriatico. Molise, Abruzzo, marche Emilia per poi deviare verso casa. Per quasi tutte le regioni cercheremo di toccare sia una città che qualche centro abitato più piccolo.
Cosa vi aspettate dalle persone che incontrerete lungo il cammino?
Dalle persone che incontreremo ci aspettiamo che siano sorprendenti. Noi ci crediamo, sennò non ci metteremmo in viaggio, ma ci aspettiamo che siano sorprendenti per gli scettici che non credono nella riuscita del progetto e nel prossimo. I risultati che otterremo dipenderanno da chi incontreremo: grazie a loro potremmo sensibilizzare anche chi vede questo viaggio con tanti interrogativi. Non sarà semplice farsi ricambiare questa fiducia, la società è tendenzialmente scettica verso l’estraneo, cui spesso si presenta per ottenere qualcosa. Sarà compito nostro far risaltare il lato umano durante i nostri incontri, facendo avvicinare i nostri interlocutori alle tematiche a noi care.
In Italia esistono già molti progetti ispirati ai concetti che state studiando – da Arcipelago SCEC all’Economia del Bene Comune, dal wwoofing alle Banche del Tempo, dal circuito Sardex ai negozi senza soldi –. Ne conoscete alcuni? Cosa ne pensate?
Siamo a conoscenza di molti progetti di cooperazione, economie indipendenti e fondati sulla condivisione. Alcuni ci hanno colpito molto, altri dobbiamo approfondirli. Detto questo però, siamo sempre andati avanti per la nostra strada sviluppando il progetto in autonomia pensando che un domani, avendo dei dati e qualcosa di dimostrabile, potremmo confrontarci e collaborare con realtà già esistenti e messe in pratica.
Come mai secondo voi oggi l’economia è diventata una pratica predatoria, che privilegia la competizione al posto della cooperazione? C’è la possibilità che questo cambi?
Oggi l’economia è una economia monetaria basata su un sistema finanziario di dimensione planetaria. Tutto ciò viene realizzato nella forma capitalistica. Con la terza rivoluzione industriale, inoltre, il paradigma del sistema è passato da “produzione” (post seconda rivoluzione industriale) a “consumo”, quindi è il dominio del consumismo sfrenato e necessario per evitare l’esclusione sociale. Questo ha portato alla competizione tipica del capitalismo globalizzato degli ultimi vent’anni, da quando siamo in crisi sia dal punto di vista sociale che da quello economico. I numerosi tentativi di associazione e cooperazione internazionale sono sempre stati belli dal punto di vista teorico ma mai realizzati e messi in pratica a dovere.
L’attuale sistema economico, così com’è, non potrà funzionare all’infinito. Anzi, le continue crisi ne sono una prova evidente, i continui tentativi di non voler abbandonare questa strada anche. Un cambiamento è auspicabile e può essere attuato attraverso un diverso approccio ai problemi che il modello economico attuale dimostra. L’economia in sé è una parte fondamentale della nostra esistenza ma non è un obbligo perseguire un sistema che vede la sua applicazione portata all’esasperazione, indicando la via del consumo come unica alternativa da perseguire anche quando la produzione ha superato la richiesta.
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