22 Agosto 2017 | Tempo lettura: 2 minuti

Perdersi (o ritrovarsi?) in un labirinto… di mais!

Un dedalo, una “mano d’artista” che lascia un’effimera impronta ecologica sul terreno. È il labirinto di mais biologico del Castello di Piovera, opera d’arte visitabile fino al 30 settembre. Prima che la trebbiatura abbia inizio…

Autore: Daniela Bartolini
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Perdersi (o ritrovarsi?) in un labirinto… di mais!
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Perdersi in un labirinto è sempre un’esperienza unica, con un evidente valore simbolico ma il labirinto “Mano d’Artista” che si trova nel parco del Castello di Piovera, lancia anche altre sfide. Quella di riscoprire e utilizzare tutti i nostri sensi, anche quelli che non stanno nelle cinque dita, quello di riflettere sull’arte ed anche e sopratutto sul territorio, il paesaggio, la natura.

3 km di labirinto, 589.000 chicchi di mais, su un campo di 5 ettari, con due percorsi di difficoltà differente adatti a tutti, quest’opera nasce con “quello che c’è”, con uno dei cereali che l’azienda agricola biologica del castello produce da sempre nei circa 300 ettari di terreno che si estendono verso le rive del fiume Tanaro.
Un’intervento diretto sul territorio naturale, nato da un’idea di Alessandro Calvi, figlio del conte Niccolò Calvi di Bergolo che dal 1967 risiede qui, e realizzato grazie anche all’associazione Culturale Castelpiovera e al lavoro dall’architetta Elisabetta Baldi.

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Il labirinto è stato inaugurato il 14 luglio, un dedalo sempre uguale nel percorso ma mai identico perché destinato a mutare con il tempo al ritmo della natura, seguendo la naturale crescita delle piante, fino a quando arriverà il momento della trebbiatura con cui il labirinto scomparirà per rinnovarsi forse il prossimo anno.
Fino al 30 settembre il labirinto sarà visitabile dal venerdì alla domenica, dalle 15 alle 23.

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