Uscire dal consumismo: ecco un modello per le famiglie
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L’attuale modello economico, dove tutto è mercato, tutto è in vendita, priva di senso le relazioni tra le persone, relazioni che diventano incentrate solo su uno scambio utilitaristico. Secondo questa logica il valore della persona si misura dal possesso di beni sempre nuovi o dall’accesso a servizi e ambienti esclusivi.
Il modello di accumulo della ricchezza accentua le diseguaglianze, non più solo tra paesi ricchi e paesi poveri, ma all’interno delle nostre stesse società, divise tra chi difende il proprio benessere e chi cerca, a volte disperatamente, di fuggire dalla precarietà per conquistare una dignità che gli viene negata.
Ormai assistiamo alla competizione anche tra generazioni, tra chi difende ciò che è rimasto delle tutele di un sistema di welfare ormai in crisi e chi deve accettare qualsiasi compromesso pur di entrare nel sistema. Quali alternative ci sono a questa logica economica, dove il benessere è sempre più riservato a chi già lo possiede? È possibile uscire dal circolo vizioso che ci chiede di vivere per lavorare e lavorare per consumare? Quale spazio per relazioni vere e significative?
Le famiglie dei Bilanci di Giustizia invitano a riflettere con loro su come creare semi di una economia diversa, come costruire una società e una economia più giuste, sperimentando spazi che diano respiro alla nostra vita e partendo – come è proprio dell’esperienza dei Bilanci di Giustizia – dal concreto e dall’esperienza quotidiana.
L’incontro nazionale dei Bilanci di Giustizia si terrà a Calambrone di Pisa, presso la struttura Il Cenacolo – Via Mons. D. Aiazzi, 4 – dal 24 al 27 agosto 2017.
Gli aderenti di Bilanci di Giustizia, che a fine agosto si incontreranno a Calambrone per il loro annuale incontro, hanno alle spalle venticinque anni di cambiamento personale in un’ottica di una maggiore giustizia nel mondo.
Oggi si chiedono cosa possono fare. Più che cambiare il mondo, si sono resi conto che “vogliono partecipare e contribuire alla trasformazione in atto, dialogando e collaborando con le tante persone e movimenti che vogliono cambiare”. Vogliono immaginare assieme ad altri una visione di lungo respiro in direzione di una maggiore giustizia non solo economica, che contempli anche aspetti relazionali, sociali e di autorealizzazione.
Nel 1993 c’era un problema di giustizia e disuguaglianza. Oggi è chiaro che c’è anche un problema di sopravvivenza dell’umanità. Non solo la questione non è meno rilevante di allora, ma ancora più urgente.
A partire dai risultati emersi dalla ricerca partecipata del gruppo di ricerca TILT (università di Verona e Bergamo) sui bilancisti, la questione da approfondire è come dare sostanza al cambiamento sociale, rimanendo legati al peculiare approccio del cambiamento personale.
Ad approfondire la riflessione sul cambiamento sociale iniziato lo scorso anno con Francuccio Gesualdi e il suo modello di società alternativa, hanno chiamato ad intervenire Donatella Turri, direttrice della Caritas di Lucca, promotrice di innovativi progettualità sociali, e Max Strata esperto di processi di cambiamento che attinge all’esperienza delle transition town.
La metodologia proposta è quella che da qualche anno i bilancisti stanno imparando ad acquisire per merito dell’amicizia con Fulvio Manara (scomparso nel marzo 2016): la comunità di ricerca, che mette al centro la capacità di produrre conoscenza nel confronto attivo di un gruppo che si pone domande e si dà le proprie agende di lavoro. Un metodo che è da sempre nelle corde del gruppo di Bilanci di Giustizia, e della loro ricerca collettiva.
Non mancheranno momenti dedicati alla pratica e all’apprendimento dell’autoproduzione, meditazione che aiutano ad essere presenti al compito, passaggi di festa, gioco e convivialità, anche in spiaggia, per rinsaldare.
le relazioni.
Bilancisti di vecchia data, nuovi arrivati, simpatizzanti e curiosi sono i benvenuti. Basta il desiderio di confrontarsi a partire dalle proprie esperienze di cambiamento…
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