La Verna, iniziato il ripristino della foresta intorno al santuario
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Il progetto è reso possibile grazie a risorse provenienti dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana e da uno specifico impegno finanziario del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Ecco quanto è emerso dal colloquio con Giampaolo Tellini e Alfredo Bresciani, rispettivamente Sindaco di Chiusi della Verna con delega alla forestazione presso l’Unione dei Comuni, e responsabile tecnico del progetto per conto dell’Unione stessa.
“Subito dopo l’evento fu necessario realizzare interventi di emergenza e messa in sicurezza dell’area, e nel 2016 è finito il lavoro di rimozione degli alberi caduti, su una superficie di oltre 5 ettari. La fase attuale durerà fino all’autunno. Le cronache della Verna registrano molti eventi naturali distruttivi che hanno colpito la foresta; i più recenti nel 1896, nel 1943 e il 5 marzo 2015, tutti dovuti a tempeste di vento. Forse la posizione geografica della montagna e la sua morfologia in relazione ai venti dominanti favoriscono il ripetersi di questi fenomeni. In natura in realtà non esistono disastri ma continue dinamiche che costituiscono il ciclo vitale. In questo senso deve essere considerato anche l’evento di due anni fa.
Dopo la tempesta del 1943 furono realizzati rimboschimenti con piantine di abete non autoctono. Oggi ci affideremo invece alla rinnovazione naturale di acero, frassino e faggio integrandola con piantine di abete di sicuro indigenato. Recenti analisi genetiche hanno infatti confermato l’origine naturale del popolamento di abete bianco attestato sul monte della Verna fino dal periodo glaciale, che comprende anche oggi esemplari di abete con età superiori a 300 anni e altezze di 50 metri. Queste piante vetuste, la cui nascita è anteriore alle introduzioni di abete non autoctono avvenute dalla seconda metà dell’800, conservano i caratteri originari della popolazione. Grazie a un progetto LIFE concluso nel 2014, è stata avviata la produzione di piantine di abete bianco derivanti dalla popolazione autoctona della Verna. La tecnica adottata si basa sull’innesto di rametti, raccolti nella parte alta della chioma di piante madri, su giovani piante di abete; si ottengono così individui clonali che mantengono intatti i caratteri genetici e gli aspetti adattativi della pianta madre. Ciò risulta molto importante anche per la resistenza delle piante alle variazioni climatiche. Dovremo avere pazienza; le dinamiche naturali sono molto più lente rispetto al nostro concetto di tempo, ma certo la foresta mostrerà ancora una volta la sua capacità di recupero e consentirà anche alle generazioni future di apprezzarne il valore ambientale, storico e paesaggistico”.
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