Non hai soldi per realizzare il tuo sogno? L’economia sociale ti può aiutare!
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Vi proponiamo un articolo uscito qualche mese fa sulle pagine del nostro giornale nazionale, ma ancora valido come esempio e stimolo per molte altre persone e progetti.
L’articolo è stato scritto da Francesco Bevilacqua il 21 dicembre 2016. Buona lettura!
«Se ognuno di noi donasse un euro a chi ne ha bisogno per realizzare un piccolo sogno, ci sarebbe un piccolissimo esempio, ben riuscito e indipendente, di redistribuzione di risorse economiche». Inizia così il messaggio che qualche giorno fa Valentina, giovane piemontese, ha spedito ai suoi amici e conoscenti. L’obiettivo? Dimostrare che anche se non hai soldi per realizzare il tuo sogno, puoi farcela lo stesso!
Possiamo definirlo un esperimento di “economia sociale” o, ancora meglio, solidale. Secondo Valentina, è «un’idea davvero molto semplice che parte dalla fiducia che coltivo e sento nell’essere umano e negli esempi di forza e sostegno che vengono dall’unione e dalla condivisione delle risorse individuali che ognuno possiede». Ma come è nata questa idea? Appassionata di discipline olistiche, Valentina vorrebbe specializzarsi in water yoga, ma il percorso formativo ha dei costi proibitivi per lei. Attingendo dalle sue esperienze, che sono sempre state orientate al baratto, allo scambio e alla condivisione, ha pensato di chiedere aiuto alla comunità.
Avevo già conosciuto Valentina tempo fa, quando mi intervistò per la sua tesi di laurea intitolata “Lo spettacolo della Terra: Eco-sostenibilità e linguaggi teatrali”, in cui inserì un capitolo dedicato a Italia Che Cambia, citata fra gli esempi di realtà che sono impegnate nella diffusione dei nuovi stili di vita e delle buone pratiche legate alla cura dell’ambiente, ma che si sono addentrate nell’utilizzo di nuovi mezzi comunicativi per diffondere le loro informazioni e sensibilizzare le persone a questi temi.
Così ho deciso di scriverle e chiederle di approfondire le riflessioni e le aspettative che si celano dietro a questo insolito messaggio.
Quali potenzialità ed effetti positivi credi che potrebbe avere un modello basato sul dono, sia a livello economico che a livello sociale?
A livello economico sicuramente ci sarebbe una naturale redistribuzione dei beni e delle ricchezze di qualsiasi tipo. Chi possiede di più sarebbe naturalmente invogliato dal nuovo sistema di pensiero a donare verso chi possiede di meno. Ovviamente ci sarebbero sempre differenze e personalmente credo sia anche giusto che ci siano, perché l’evoluzione di ognuno è una faccenda strettamente personale. Questa redistribuzione avverrebbe in una eventuale fase molto lenta di transizione. Con il passare dei decenni, forse anche secoli, molto probabilmente si arriverebbe ad un punto di stasi omogenea, dove più o meno tutti gli abitanti della terra condurrebbero una vita mediamente accettabile, con poche differenze economiche tra le persone dello stesso paese.
Ma quello che muterebbe profondamente sarebbe la concezione della vita, dell’uomo e del mondo: immaginate un mondo dove i beni sono in circolo grazie alle continue donazioni che le persone fanno tra di loro. Quello che cambierebbe profondamente sarebbe proprio la concezione dell’economia, che a quel punto cadrebbe, perderebbe valore e importanza, e sarebbe riformulata con altre parole più attinenti a quella realtà. So che è utopico immaginare un mondo di questo tipo, ma è l’immaginazione che vi sto invitando ad usare, che per sua natura è libera e infinita.
Il cambiamento da un modello economico basato sullo scambio, a uno basato sul dono, metterebbe in crisi il concetto stesso di “economia”, perché il valore che le cose avrebbero, non sarebbe deciso da una moneta, la moneta non avrebbe neppure più senso di esistere.
Ovviamente gli effetti visibili a livello sociale sarebbero immensi: s’innescherebbe in modo inevitabile un meccanismo di lavoro interiore dentro ognuno (dei sopravvissuti!) per riuscire ad adattarsi a un nuovo modello di pensiero; si assisterebbe al nascere di molti più esperimenti sociali, perché le persone sarebbero molto meno propense ad attaccarsi a ciò possiedono e isolarsi nel loro individualismo sarebbe sinonimo di difficoltà nella sopravvivenza; la serenità sarebbe figlia della cooperazione e della condivisione, non del benessere economico fra le piccole mura della propria casa.
In sostanza, sarebbe un cambiamento colossale e profondo: da un modello basato sulla malattia e l’individualismo, a uno basato sul benessere e le relazioni sociali. È una dichiarazione forte, me ne rendo conto, ma se “pensate” con la semplicità del cuore molte di queste e altre verità arriveranno a svelarsi in voi.
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